di Vito Castagna
Susanna Occhipinti è una giovane gallerista e art director ragusana. Ha fondato nel 2013 la Galleria Soquadro, in via Napoleone Colajanni a Ragusa. La sua attività si è concentrata sulla realizzazione di diverse esposizioni che hanno avuto il pregio di mostrare al pubblico siciliano le opere di molti artisti contemporanei nostrani e no, dagli emergenti ai già ampiamente affermati nel panorama artistico. Il suo impegno nell’area iblea si evince da ben 16 mostre, susseguitesi dall’anno di apertura della galleria ad oggi, nelle quali si sono distinte tecniche realizzative diverse quanto originali, dalla pittura, alla fotografia, all’incisione calcografica. Nel novembre 2022, parteciperà alla fiera torinese “The Others”, che vedrà insieme tutte le giovani gallerie d’arte italiane che più si sono distinte negli ultimi anni.
Un concetto che può sintetizzare il suo lavoro: l’arte si consuma.

In che cosa si sostanzia il lavoro del gallerista?
La professione del gallerista è ricca di sfaccettature. Penso non debba soltanto affiancare l’artista in cui crede, per portare avanti il suo lavoro, ma possedere anche alcune qualità psicologiche per potersi relazionare con chi produce arte e col pubblico degli acquirenti, di cui deve saper cogliere sensibilità e gusto.
Concentrandoci sugli artisti, potresti descrivere il rapporto che ti lega a loro?
Ho fondato Soquadro nel 2013. In nove anni di attività ho cercato di creare un trait-d’union che potesse connettere gli artisti alla mia concezione di galleria. Un luogo che si occupasse di pittura, di illustrazione e di fotografia. Detto ciò, il rapporto con gli artisti si basa sulla fiducia e grazie a questa posso vantarmi di avere una scuderia di tutto rispetto. Spicca Angelo Ruta, uno dei più grandi illustratori contemporanei. Inutile dire che il rapporto è in prima istanza umano e solo dopo si innesca quello lavorativo, nel quale l’artista mi affida i propri lavori in esclusiva. Il mio compito è quello di prendermene cura e con professionalità divulgarli e commerciarli. Operazione per nulla semplice. Da anni collaboro anche con Giovanni Blanco, uno dei giovani pittori più importanti del panorama siciliano e del quale ho l’esclusiva. E collaboro pure con Elisa Talentino, illustratrice torinese che ha lavorato con testate giornalistiche quali La Repubblica, il Corriere della Sera, il The New York Times e anche per Einaudi e Mondadori.

Tutti i nomi che hai citato appartengono ad artisti contemporanei. Senti una maggiore responsabilità nel far emergere la loro produzione artistica?
In effetti sento un’enorme responsabilità. Relazionandomi ogni giorno col pubblico metto in gioco la mia credibilità professionale. Cerco di essere informata e consapevole sulle opere che ho in vendita, in modo da dare ad esse il loro corretto valore, economico e artistico. È fondamentale che l’acquirente sappia come sta investendo i propri soldi. Questa mia filosofia sembra aver premiato.
Visto che hai parlato di pubblico, la galleria Soquadro come si rapporta alla realtà iblea?
Più che sul territorio ibleo vorrei soffermarmi sulla realtà ragusana, che non è mai stata un terreno particolarmente fertile. Salvo pochissime eccezioni non vi è stata nessuna galleria d’arte da tempo e ciò ha fatto sì che Ragusa si impoverisse in tal senso. Mi sento come una palla di neve che rotolando ha coinvolto sempre più persone, avvicinandole progressivamente alla mia galleria con fiducia. Questo mi ha spinto a percorrere questa strada con coraggio, nonostante le difficoltà di una realtà marginalizzata come la nostra.

Possiamo quindi dire che tu hai risposto ad un’esigenza che c’era a Ragusa?
Sì, perché credo che banalmente tutti abbiano bisogno dell’arte. In questi anni ho cercato di dare risposta a questa esigenza, convinta che l’artista sappia rappresentare più di qualsiasi altro la vita. La pandemia ha messo particolarmente in evidenza questa necessità. Reclusi in casa, vedendo le pareti vuote abbiamo pensato che mancasse qualcosa, e questo ci ha spinti ad affacciarci all’Arte. Nonostante la crisi. È fondamentale legare l’arte alla vita di tutti i giorni.

Il teatro principale di tutto quello che abbiamo detto è la mostra…
Certamente. Le mostre sono la linfa vitale di una galleria. La partecipazione è sempre stata numerosa. Ne ho avuto ancora una volta conferma nella mia ultima esposizione organizzata a Ibla, Bon à Tirer. È sempre un punto di incontro per tutti gli addetti ai lavori e non. Una vera e propria occasione di contaminazione.
Organizzi esposizioni dal 2013, vi è un fil-rouge che le unisce tutte quante?
Sì. Potrei sembrare banale ma sono sempre stata guidata dal cuore. Mi sono avvicinata agli artisti in cui credo profondamente e coi quali ho avuto ed ho una collaborazione proficua. Ma sono sempre aperta a nuove collaborazioni, affidandomi ai consigli della mia curatrice: Eleonora Aimone. Il gallerista deve essere necessariamente aperto non solo al panorama locale, ma italiano. È quello che ho fatto con il romano d’adozione Luca Grechi, con la tortonese Elisa Muliere, col calabrese Domenico Grenci e col fotografo Maurizio Cugnata. Ma da siciliana è ovvio avere un occhio di riguardo per gli artisti dell’Isola e aiutarli ad essere conosciuti oltre lo Stretto.

Potresti parlarci dei tuoi prossimi lavori?
A novembre parteciperò ad una fiera di gallerie emergenti italiane dal nome “The Others”. In questa occasione esporrò i lavori di due artisti del nostro territorio: Filippo La Vaccara, pittore-scultore catanese già affermato, e un under 40, il palermitano Francesco Costantino. Un nome approdato nella mia galleria dopo un’attenta ricerca sul suo lavoro, affine alle opere esposte a Soquadro e a quelle dello stesso La Vaccara. Anche questa volta mi sono affidata a Eleonora Aimone come curatrice. Il tema della mia esposizione si baserà sull’”identità”, che verrà interpretata dai due artisti con una commistione di tecniche realizzative diverse. Ovvero unendo pittura e scultura ai linguaggi immediati del pennarello e dello spray.
In conclusione, vedi in ascesa il mercato dell’arte nell’area iblea? Il pubblico dà segnali di una maggiore sensibilità verso le opere contemporanee?
Molto è stato fatto, ma il pubblico va ancora educato al bello. Esiste ancora troppa diffidenza verso l’arte contemporanea, ma è qui che interviene la mia professionalità, con lo studio dell’artista e della sua opera. Ribadisco. In questo lavoro la fiducia verso il gallerista è fondamentale ed elemento imprescindibile. La strada è ancora lunga e ci sono molti margini di miglioramento. Continuerò a percorrerla col coraggio e la dedizione che mi hanno sempre contraddistinto.
