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di Giovanna Giallongo

Atmosfere cupe, panorami maestosi, eventi misteriosi e personaggi insondabili. Ingredienti semplici e unici, inseriti nella cornice classica di un omicidio avvolto nel mistero, che hanno reso alcuni romanzi delle opere senza tempo. Parliamo di Agatha Christie, la regina del giallo.

Agatha Christie
Agatha Christie

Sebbene i gialli siano romanzi caratterizzati da una struttura similare, Agatha Christie rende vivida ogni ombra che infittisce il caso su cui lavora il suo fidato detective Hercule Poirot. Così Agatha lo descrive: «È un uomo basso e grassoccio, anziano, dotato di una straordinaria calma, riflessione e precisione. La sua testa è di forma ovale che tende ad inclinare verso destra. Ha le labbra incorniciate da baffetti sottili e ha ancora molti capelli. Il suo abbigliamento è sempre preciso e rigorosamente perfetto».

Ciò che inizialmente appare come un uomo di scarsa prestanza fisica, muta lentamente aspetto con l’incupirsi della trama fino a diventare una vera e propria pagliuzza in una pupilla offuscata. Del resto, lo sappiamo, la verità è luce e Poirot, incastrato nel mondo di Agatha, rende frizzante ogni circostanza attraverso la sua forma di indagine linguistica. Colui che mente, o nasconde qualcosa, finirà prima o poi per contraddirsi. Incongruenze e bugie, contestualizzate, permettono a Poirot di capire cosa sia realmente successo.

Agatha Christie
Hercule Poirot interpretato da Kenneth Branagh

Assassinio sull’Orient Express” e “Dieci piccoli indiani” sono forse i libri più famosi e più venduti al mondo sui quali la cinematografia ha creato film e serie tv di grande successo, senza contare le centinaia di produzioni tra opere, romanzi, racconti e commedie.

Questo, di per sé, è un dato di fatto che urla al miracolo poiché Agatha, sebbene fosse un’autrice estremamente produttiva, era disgrafica. Non riusciva, infatti, a scrivere a mano procedendo lentamente e con molta difficoltà. Per la regina del giallo era un vero e proprio disagio poggiare la penna sul foglio bianco e per questo motivo molte delle sue opere furono dettate, mentre il materiale autografico risultò essere di ardua interpretazione.

Nonostante il deficit nell’abilità motoria della scrittura, Agatha regalò al mondo una brillante immaginazione letteraria che, in qualche modo, venne annichilita dalle crescenti pretese commerciali del suo successo editoriale.

Agatha Christie
Dieci piccoli indiani, adattamento di George Pollok, 1965

In “An Autobiography postumo, edito nel 1977 dichiarò: «L’unica spinta a scrivere era costituita dalla necessità di produrre un altro libro che mi permettesse di guadagnare dei soldi. Fu quello il momento in cui mi trasformai da scrittrice dilettante in una vera professionista, a cui tocca di scrivere anche quando non ne ha voglia, quando quello che scrive non la entusiasma o quando è convinta di farlo male».

La fatica dell’atto scrittorio, accompagnata da dolore alle mani e ai polsi, era più che altro generata dai dettami del mercato letterario che si frapposero tra l’autrice e la letteratura. Disagio che, sovente, fu lamentato dalla giallista che in più occasioni perse entusiasmo e voglia di andare avanti.

Il mistero del Treno Azzurro”, edito nel 1928, fu l’emblema dello svilimento della Christie che definì il suo romanzo con amare parole: «Ho sempre odiato “Il mistero del Treno Azzurro” che, comunque, riuscii a finire e mandare all’editore. Sul piano delle vendite fu un successo; non mi restava che dichiararmi soddisfatta anche se non ero molto orgogliosa del risultato». 

Risentimento e dolore, dunque, sono alla base della creazione dei più celebri gialli prodotti da una delle scrittrici più tradotte al mondo, seconda solo a Shakespeare. Una donna lontana dal rituale “penna e calamaio” forse, a volte, troppo stanca di scrivere cose che non le piacessero eppure così tanto amata.

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