Oggi è il nostro Dantedì con ben due articoli sul sommo poeta, anche se di senso molto diverso. La presente nota, divertente e ironica, narra della simpatica esperienza del gruppo musicale Al Qantarah in Quirinale il giorno del Dantedì, a firma di Roberto Bolelli, membro del gruppo. Con l’altro articolo, del “progetto Divina Commedia”, continuiamo invece nella “traduzione” dei canti più significativi dell’Inferno a firma del nostro Vito Castagna
di Roberto Bolelli
Al Qantarah è un gruppo straordinario. Negli ultimi tempi il termine ‘straordinario’ è abusato, e spesso viene utilizzato a sproposito. Ma nel caso dell’ensemble Al Qantarah risulta pertinente per vari motivi (infatti ne abuserò anch’io!).
Già quando nasce, a Bologna intorno al 1990, l’ensemble esprime la sua ‘non ordinarietà’, dichiarando di occuparsi di “musica medievale siciliana”, un genere pressoché inesistente, e da quel momento il gruppo inanellerà tutta una serie di esperienze straordinarie, dall’esecuzione di tarantelle e marranzanate nella Schubert-Saal della Konzerthaus di Vienna, uno dei templi della musica classica mondiale, ai concerti fatti in quasi tutti i macro-continenti (Europa, Africa, Americhe, Oceania. Manca solo l’Asia, ma non disperiamo); dall’articolo su un concerto a Manhattan uscito nientemeno che sulle pagine del New York Times, ai dischi (solo due in 30 anni) recensiti su riviste di musica classica, antica, folk, world e persino rock (Manca solo il jazz, ma non disperiamo!).
Quando pareva che Al Qantarah oramai se ne stesse beatamente nella propria nicchia di appartenenza e avesse esaurito le occasioni di straordinarietà, ecco invece arrivare una folgorante proposta che sorprende noi per primi: in piena pandemia Covid 19, l’ensemble, attraverso Giulio Cesare Ricci, patròn di Fonè (la Casa Discografica che ha pubblicato il primo disco del gruppo) viene scelto per aggiungere alcuni momenti musicali alla cerimonia di celebrazione del Dantedì 2021, fortemente voluta dal Presidente Mattarella, come segnale di resilienza in quel momento così drammaticamente straordinario.
Così, il 25 marzo 2021 i sei componenti dell’ensemble (oltre me al canto e alle castagnette/scattagnette, Fabio Accurso alla citola, Igor Niego al tamburello, Donato Sansone alla bandura, alla ciaramella/bifara e alla synphonia, Sebastiano Scollo al liuto, al triangolo/azzarinu e al canto, e Fabio Tricomi alla viella, al tamburello e allo scacciapensieri/marranzanu) ci siamo ritrovati a Roma, nel Salone dei Corazzieri al Quirinale, assieme al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Roberto Benigni, che ha recitato il XXV Canto del Paradiso, e pochissime altre persone, tra cui la conduttrice TV Serena Bortone, che ha presentato la diretta su RAI 1, puntualissima alle ore 19,10.
La trasmissione in diretta è uno dei tanti aspetti di eccezionalità emotiva, ma andiamo con ordine. Intanto, la prima sensazione straordinaria è stata quella di trovarsi in sei a fare le prove a Bologna, in periodo di zona rossa per il Covid, e già questo pareva un sogno, una normalità quasi dimenticata; certo, abbiamo anche dovuto restare ben piantati nella realtà, per individuare i due brani che ci avevano richiesto, 5 minuti di musica che rappresentasse Dante e il medioevo, ma con una spruzzata di Sicilia, per stare dentro alla nostra cifra musicale e artistica. Anche prendere il treno per Roma è stato un lusso non da poco, quando normalmente non si sarebbe potuto andare neanche a Casalecchio. Ma noi avevamo il salvacondotto presidenziale, neanche fossimo i Tre Moschettieri col lasciapassare di Richelieu!
Infine le emozioni hanno progressivamente raggiunto le vette più alte, con l’ingresso al Quirinale, il giorno prima dell’evento, per le prove TV nel magnifico Salone dei Corazzieri; ma prima di immergerci nella lunga seduta coi tecnici della RAI per la verifica del suono, delle luci e tutto il resto, siamo rimasti per un tempo imprecisato col naso per aria e la bocca spalancata ad ammirare la seicentesca sala, la più grande dell’edificio, e ci è stato riservato l’onore di una visita esclusiva dell’intero Piano Nobile del palazzo, con due guide tutte per noi.
Si è trattato di un fascinoso tuffo nel passato, recente e meno recente, attraverso le meravigliose sale a suo tempo frequentate da Presidenti, Re e Papi. E anche i meno sfarzosi ambienti che ci hanno riservato come ‘camerini’, erano pur sempre una foresteria, che a suo tempo ha ospitato anche dei reali, con stanze da letto, servizi e salotto, dove hanno sistemato il catering a nostra disposizione. Ma ci hanno spiegato che progressivamente nel tempo, la gestione dell’edificio ha preso un carattere di maggiore sobrietà, per volere di vari Presidenti.
L’emergenza pandemica ha determinato altre situazioni straordinarie per la nostra esibizione: la disposizione su due file di tre, inusuale e disagevole per l’intonazione e l’ascolto reciproco; la necessità di cantare con la mascherina (!), a parte me, che in quanto solista ho ottenuto una deroga; ma la vera eccezionalità è stata determinata da una specie di ‘mutanda’ applicata alla parte scampanata della ciaramella, che ne ha consentito l’utilizzo, in deroga all’assoluto divieto di usare strumenti a fiato.
Al di là di queste faccende tecniche (e devo dire che alla fine, la grande professionalità dei fonici ci ha garantito un suono complessivamente molto buono), da un punto di vista scenico la nostra postazione era di un certo effetto, e il giorno della celebrazione il colpo d’occhio della sala era magnifico, con la postazione principale, quella di Benigni, ricca di riferimenti danteschi, sul fondo, accanto a quella della presentatrice, dietro la quale c’era il grande schermo per i video previsti nella serata. La nostra postazione era collocata sul lato destro, e in mezzo c’erano quattro sedie, di cui tre in prima fila per gli spettatori ufficiali della serata, cioè il Presidente Mattarella, il Ministro della Cultura Dario Franceschini e la moglie di Benigni, Nicoletta Braschi.
Infine, fondamentale presenza simbolica, ai due lati della sala, all’altezza dello spazio tra la pedana di Benigni e la prima fila col Presidente, c’erano due esponenti di quel corpo dei Carabinieri a cui è intitolato il salone, due Corazzieri appunto, di un’altezza esagerata, nella loro consueta, fascinosa fissità del corpo e dello sguardo. Sorvolerò sulla quantità di messaggi che ho ricevuto sull’argomento-corazzieri in quelle ore, dal basso del mio metro e sessanta…
Ecco, alla fine le emozioni maggiori di quest’evento, più che per la nostra esibizione in sé, mi sono arrivate proprio dall’incontro con le varie persone presenti, anche solo attraverso fugaci contatti. Penso che andare anche da semplice turista al Quirinale ti debba far sentire nel cuore delle Istituzioni, ma andarci in un’occasione particolare come quella, e per giunta con un piccolo spazio da protagonista, finisce per farti vivere quella sensazione con un coinvolgimento emotivo senza pari. Se poi il segnale del tuo attacco musicale avviene quando entra nella sala il Capo dello Stato e prende posto, e riesci a non andare totalmente in bambola per l’emozione e azzecchi l’attacco stesso, beh, allora ti senti come sollevato da terra, e potresti guardare dritto negli occhi persino i corazzieri poco distanti da te.
Certo, cantare in diretta TV non è cosa da poco, un’esperienza ‘senza rete’ come poche altre, ma in fondo, il pensiero che diversi milioni di spettatori ti stiano guardando, finisce per darti soprattutto una bella carica energetica: così posso dire di essermi anche parecchio divertito ad eseguire assieme agli altri “Ecco la primavera”, brano del XIV secolo di Francesco Landini, compositore toscano contemporaneo di Dante, il cui ritornello, con un’operazione anche questa straordinaria, non nuova nella nostra produzione musicale, abbiamo giustapposto ad una quartina popolare in dialetto siciliano, che con assonanza metrica è diventato “Vinni la primavera”; e mi sono non meno divertito ad intonare “Kalenda Maya”, un brano trovadorico di qualche decennio precedente, nel quale ho anche suonato le castagnette.
Per chiudere il cerchio delle emozioni di questa cronaca straordinaria, dirò che le due persone che più di tutte hanno mostrato i tratti di autentica umanità sono stati proprio Il Presidente Mattarella e Roberto Benigni, ciascuno in modo diverso, secondo il proprio carattere esteriore, seppure quasi agli antipodi l’uno dall’altro. Non è scontato che le due figure più importanti e più in evidenza durante un evento pubblico siano quelle che meglio riescono ad esprimere sensibilità ed empatia, ma è proprio quello che ho potuto verificare nei brevi approcci che noi di Al Qantarah abbiamo avuto con loro in quella serata: Benigni si è intrattenuto con noi sia prima che dopo la trasmissione, mostrando come la sua verve, non solo fisica, che tante volte gli abbiamo visto sprizzare nelle sue apparizioni televisive e cinematografiche, faccia ancora parte del suo modo di essere.
Ma sorprendente e davvero straordinario è stato il brevissimo contatto che abbiamo avuto con il Presidente Sergio Mattarella, il quale, quando stava già per uscire dalla sala, si è voltato verso di noi e ci ha raggiunti nella nostra postazione. Potrò apparire retorico e dare l’idea di usare le solite formule stereotipate, ma non mi viene in mente nulla di diverso per provare a descrivere le sensazioni di quegli attimi: il tempo è rimasto come sospeso e le emozioni erano palpabili; sforzandoci di restare ben distanziati (pareva che dovessimo abbracciarci da un attimo all’altro!) abbiamo sentito il Presidente pronunciare, con lo sguardo che luccicava sopra la mascherina e col suo solito tono pacato, pochissime parole con le quali si è complimentato e ci ha ringraziati.
Non saprei riportarle con esattezza, perché l’intensa emozione del momento non ha permesso alla mia memoria di attivarsi a dovere, ma ricordo distintamente una di queste parole: “Affascinante!”.
Ah, un’ultima notazione straordinaria. Il giorno dopo l’evento, l’esibizione di Al Qantarah è finita su Blob.
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Assistere alla trasmissione è stato un bel momento, molto intenso. Forse amplificato dalla nostalgia per l’Italia. Noi viviamo all’estero da 11 anni e devo confessare che proviamo un senso di orgoglio e appartenenza partecipata ammirando l’ampiezza e ricchezza storico culturale dell’Italia. Bella la lettura di Dante; eccezionale lo spettacolo divulgativo di Benigni; ben calibrata e pertinente l’eccellente esecuzione dei musici… il tutto impreziosito da una cornice di ufficiale promozione e sensibilità delle massime cariche dello stato. È stato un momento direi elegante, che ha realizzato una forte connessione empatia di partecipazione. Grazie di cuore!