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di Giuseppe Cultrera

Ricorre quest’anno il centenario della nascita dello scrittore comisano Gesualdo Bufalino, una delle presenze più originali della letteratura del novecento. Novecento in verità affollato da siciliani – Pirandello, Verga, Quasimodo, Tomasi di Lampedusa, Vittorini, Sciascia, Consolo, Bonaviri, Camilleri per citarne alcuni –  che rappresentano sintesi e originali approcci della cultura occidentale. Leggere Bufalino è un po’ come leggere tutti loro.
La prima volta che lo incontrai fu nel suo studio-soggiorno una grande stanza le cui pareti erano interamente coperte da grandi scaffalature affollate di libri e quadri di artisti locali. Il suo eloquio era fluente ed elegante. L’approccio cortese ed affabile. Ho avuto la fortuna di lavorare ad un comune progetto culturale – il convegno di studi su Guastella, presieduto da L. Sciascia – al cui interno c’erano tre mostre fotografiche ed una storico bibliografica. Era il 1986.

Scomparve dieci anni dopo, vittima di un banale incidente stradale il 14 giugno 1996. Gli anniversari servono a celebrare e ricordare personaggi illustri; ma anche a restituirci frammenti di umanità.

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