ovvero
Era un brav’uomo, salutava sempre.
di Giulia Cultrera
Un cambiamento così estremo del protagonista è difficile da ritrovare in altre serie tv. In genere il personaggio attraversa un processo di crescita in positivo che lo porta ad abbandonare i vecchi meccanismi di comportamento e ad abbracciarne di nuovi, più maturi e in linea con le sfide affrontate.
In questo caso accade il contrario: come sottolinea il titolo stesso, si ha un’involuzione, un mutamento radicale e in negativo. Troppo facile cercare un secondo lavoro o accettare gli aiuti economici di amici e parenti, meglio iniziare a cucinare metanfetamina pensando di uscirne ricco e indenne.Da qui ha inizio la lenta discesa verso scelte sbagliate e immorali, che ci porterà a schierarci dalla parte del cattivo anche quando porrà il proprio interesse davanti a quello degli altri.
Il fatto è che Walter White potrebbe commettere le peggiori nefandezze, nulla farebbe vacillare il nostro appoggio nei suoi confronti. Neanche se modificasse la nostra password di Netflix o uccidesse Mufasa, neppure se creasse un nuovo spin-off con il fratello di Saul Goodman, Chuck McGill, o se facesse un crossover con Tokio e Joffrey Baratheon. Continueremmo – sempre e comunque – a giustificarlo.Perché? Perché siamo cresciuti insieme a Walt, comprendendo il suo desiderio di rivalsa contro tutti i soprusi vissuti negli anni, contro una vita che gli regala soltanto difficoltà e che sembra accanirsi eccessivamente con lui. Non ha più nulla da perdere, se non il desiderio di sentirsi, finalmente, davvero vivo.
Il finale è perfetto: Heisenberg è colui che bussa alla porta della morte. Artefice del proprio destino dall’inizio alla fine, stabilisce le regole e la durata della partita, decidendo quando è il momento di porvi fine.
Massima certezza nella vita: per qualsiasi problema “meglio chiamare Saul” o, come ultima spiaggia, ordinare un filtro nuovo per l’aspirapolvere Hoover Max Extract modello 60.