“Quando un uomo siede vicino ad una ragazza carina per un’ora, sembra che sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa accesa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività”
(Albert Einstein)
di Marinella Calabrese
Il tempo, già dall’infanzia, ci sembra un contenitore di fatti, esperienze, emozioni, ricordi.
Se proviamo a pensare al tempo della nostra vita, a misurarlo, andiamo a frugare nella memoria. Ma dare una definizione al tempo ed enunciarne le sue caratteristiche è compito davvero arduo.
Sant’Agostino affermava che “Se nessuno me lo chiede, so cos’è il tempo, ma se mi si chiede di spiegarlo, non so cosa dire”

Heidegger sottolineava che l’uomo riflette sul fatto che il tempo è sempre tempo per fare qualcosa, è “tempo per”: non un’idea astratta, in quanto l’esistenza umana è “tempo per fare qualcosa”.
Esiste un tempo della coscienza e un tempo della natura: il primo è soggettivo, il secondo misurabile.
E poi il tempo che forma ha?

Mi viene in mente un film di fantascienza del 2016, “Arrival”, in cui gli alieni, arrivati sulla terra su dodici astronavi a forma di guscio semisferico, erano dei giganteschi polipi che avevano una differente concezione del tempo e comunicavano mediante spruzzi di inchiostro di forma circolare, diversi fra loro. Ogni forma rappresentava un’idea, un concetto, espressi istantaneamente. La forma circolare rappresentava la totalità del senso.

La linguista chiamata ad interpretare questo linguaggio, via via che si addentrava nella sua struttura, modificava la sua percezione del tempo e ciò le permetteva di avere visioni del futuro. La lingua che si usa, infatti, secondo alcune ipotesi scientifiche, sarebbe in grado di influenzare il pensiero, dunque di “riprogrammare” la mente.
Un linguaggio “circolare” si associa ad un tempo circolare, alla possibilità di vedere tutto insieme, senza la successione lineare del passato, del presente e del futuro. Quindi l’arma offerta dagli alieni sarebbe quella di una lingua universale, non matematica, che offriva una visione del futuro.
Ma questa possibilità non libera, comunque, l’uomo dal suo destino. Guardando nel futuro si vede ciò che sarà, che praticamente è stato e deve essere. La protagonista del film avrà una figlia che morirà in tenera età. Lei lo sa ma non può fare altro che farla nascere e vederla morire. Il padre della bambina non accetterà il fatto che la moglie abbia scelto per tutti e tre.
Ma avrebbe realmente scelto? Se quello che accadrà deve comunque accadere, il tempo diventa una sequenza di atti irreversibili. La sequenza, lineare o circolare, sarebbe già determinata. Il tempo rimarrebbe una categoria “a priori” dell’esistenza.
1 Comment
Coinvolgente la lettura che fa riflettere e sollecita associazioni altre. Mi è venuta in mente la distinzione operata da Bergson fra tempo esteriore e durata. L’orologio non può misurare il corso del tempo interiore perché esso è psicologicamente relativo. Il rapido o lento passare dei minuti, delle ore e dei giorni è determinato dallo “stato d’animo” col quale affrontiamo le situazioni che viviamo. Il tempo scorre lento, provocando sensazioni di noia, quando la realtà è malvagia o non cattura la nostra attenzione; passa invece fulmineo se siamo impegnati in attività così piacevoli da farci desiderare che non finiscano mai. Sicché il tempo va visto come respiro dell’anima in cui la memoria individuale e quella ancestrale agiscono come catalizzatori di archetipi che affiorano come folgorazioni.