di Dr. Lucia Battaglia
Ricordate prima dell’estate quanto si discuteva sull’efficacia del plasma iperimmune? Bene. Che fine ha fatto questa promettente opzione terapeutica?
A parte la regione Veneto che ne ha fatto incetta in questi mesi sembra che nel resto d’Italia ci sia soltanto un silenzio assordante.
Facciamo un po’ di chiarezza dal punto di vista scientifico. Sennò rischiamo di parlare a vanvera come tanti sedicenti virologi con la laurea presa su Facebook.
Uno studio dell’‘Indian Council of Medical Research’, chiamato ‘Placid’, la cui notizia risale ai primi di settembre, ha coinvolto diversi ospedali in India e circa 400 pazienti. La mortalità tra i pazienti partecipanti allo studio è stata rispettivamente del 13,6% (tra quelli trattati con plasma) e del 14,6% (tra quelli trattati con placebo). Questa notizia è stata riportata in pompa magna dalla stampa italiana ed enfatizzata da qualche ‘professore partigiano’ e sembrerebbe dimostrare che il plasma iperimmune non ha alcuna efficacia. Ma è davvero così?
Uno studio effettuato dal ‘Policlinico Universitario’ di Padova (e pubblicato a giugno) sembra invece dimostrare l’esatto contrario. Su 23 malati con sintomatologia diversa, suddivisi in casi gravissimi e casi moderati, si è avuto il risultato della guarigione di tutti i casi moderati e anche di 3 dei 4 casi molto gravi (il plasma iperimmune in questi pazienti è stato usato a fini ‘compassionevoli’, poiché non rispondevano ad alcun trattamento).
Anche al ‘San Matteo’ di Pavia e al ‘Poma’ di Mantova si sono avuti ottimi risultati nella sperimentazione con il protocollo del Prof. Perotti di Pavia.
Tali sperimentazioni hanno convinto la regione Veneto, unica in Italia, a perseguire nei mesi scorsi il progetto di raccolta del plasma per fronteggiare una seconda possibile ondata di Covid in autunno. Fatto che si è puntualmente verificato.
Altri maxi-studi negli Stati Uniti hanno dimostrato l’efficacia del plasma iperimmune. Fatto che ha spinto la ‘Food & Drug Administration’ ad autorizzarne l’uso già ad Agosto. Tanto che oggi ad effettuare la terapia con tale siero sono più di 27.000 ospedali americani, che hanno curato con ottimi risultati quasi 90.000 pazienti. Persino l’OMS, in uno studio che ha coinvolto 12.000 pazienti e 500 ospedali, ha stroncato l’efficacia di ‘Idrossiclorochina’ e persino degli antivirali come il ‘Remdesivir’, promuovendo soltanto la terapia con siero iperimmune. Tutti impazziti?
Oggi negli ospedali veneti risultano curate più di 350 persone con esiti molto positivi. Nessuno sembra essere deceduto. Situazione analoga a Mantova tra i degenti del ‘Poma’. Nessun decesso. Dunque, come la mettiamo con le faziose polemiche tutte italiane e con i dati antitetici tra studi Italiani, americani e dell’OMS, da una parte, e quello Indiano, dall’altra, a cui si aggrappano tanti ‘professori’ e politici italiani per delegittimare l’efficacia del plasma iperimmune?
La verità è nei dati delle sperimentazioni. Nel famoso studio indiano la quantità usata di titolo anticorpale è stata di 1:20/1:40. Peccato che per avere una probabilità di efficacia nella lotta al virus la quantità di titolo anticorpale debba essere con una soglia minima di 1:160, così come da protocollo del prof. Perotti. Come a dire che nello studio indiano è stata usata ‘acqua fresca’.
Sottolineamo anche che il plasma costa poco se paragonato agli altri farmaci, non dipende da ‘big pharma’ né la produzione né l’immissione sul mercato ed è assolutamente sicuro.
A voi le conclusioni.
1 Comment
A me viene solo una conclusione, che però la tengo gelosamente per me! Preferisco concludere con una domanda: no resta un inquietante interrogativo?