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di Vito Castagna

Per parlare del Presente è spesso utile guardare al Passato. Benedetto Croce, giustamente, sosteneva che ogni Storia può essere soltanto contemporanea perché contemporanei sono gli occhi di chi la guarda.

Il cinema ha fatto suoi questi concetti, raccontando vicende lontane nel tempo, ma vicinissime nei contenuti. I cineasti si sono sbizzarriti nel cercare di problematizzare l’oggi attraverso le epoche passate. Un tentativo degno di nota è certamente quello di Chiara, scritto e diretto da Susanna Nicchiarelli nel 2022, che racconta le vicende della famosa santa di Assisi in chiave femminista.

Chiara: una santa femminista
La regista Susanna Nicchiarelli

L’incontro con Francesco (Andrea Caperzano), il desiderio di vivere la povertà del Vangelo, spingono Chiara (Margherita Mazzucco) fuori dalle mura domestiche, verso il mondo. Il suo è un crescente desiderio di libertà che viene ostacolato dal genere maschile. Prima dal padre, che per lei ha deciso tutt’altro destino, e poi dalla Chiesa che cerca di incardinare il movimento della giovane nelle anguste mura del monastero.

Questa Chiara, eroina inconsapevole, si aggrappa a poche certezze: a Francesco, a cui lei deve tutto, e alle sue sorelle in spirito. Il primo, però, la deluderà scrivendo una Regola che tradisce i suoi principi e che allontana irrimediabilmente le sorelle dai frati minori. Francesco si piega ai voleri della Chiesa, Chiara invece prosegue nei suoi propositi, rivendicando il suo desiderio di vivere tra la gente, come era stato concesso ai francescani.

Andrea Caperzano e Margherita Mazzucco

Ma dire che la giovane lotti contro “soli” uomini sarebbe riduttivo. Perché è la società tutta ad essere maschilizzata, un “Medioevo maschio”, non molto lontano dalla nostra contemporaneità. E in questo contesto, gli stessi miracoli compiuti inconsapevolmente da Chiara le si ritorcono contro, provocando attenzioni e paure. Perché il confine tra ciò che è santo e demoniaco è sempre labile…

Oltre all’impianto ideologico, va sottolineata l’attenzione riposta nella lingua parlata, l’umbro volgare che si contrappone al latino ecclesiastico, verbo divino per i più incomprensibile, e alle ambientazioni. Tra queste spicca la chiesa di San Pietro in Tuscania, la stessa scelta da Pasolini per Uccellacci e Uccellini.

La chiesa di San Pietro in Tuscia

La Chiara di Susanna Nicchiarelli è un esempio per i nostri tempi. Mi chiedo se fra duecento o più anni ci sarà bisogno di una nuova Chiara per parlare del presente. In fondo, un uomo o una donna del Medioevo non l’avrebbero rappresentata in questo modo. Eppure questa figura di santa, o per meglio dire di donna, continua ad esercitare un fascino che nel tempo non lascia indifferenti.

Lo sapeva bene un’altra Chiara, di cognome Frugoni e di professione storica, che ha speso la sua vita allo studio della santa di Assisi e che è stata ed è esempio per molti. A lei è dedicato questo film e alla sua memoria queste mie brevi riflessioni.

L’ultimo articolo de “La Grafia del Cinema”: Il sorpasso

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