di Vincenzo la Cognata
Dopo aver aperto l’argomento del city branding con una serie di contributi appositamente ideati per Chiaramonte, questa volta proveremo ad analizzare i casi di progetti realizzati che hanno avuto esiti opposti. Questo perché non basta disegnare un logo e inventare uno slogan perché si possa parlare di city branding.
Esempio lampante in tal senso la città di Gela, che nel suo logo ha voluto puntare molto sulla presenza del mare e sulle origini greche. Come se non esistessero – neanche troppo lontani – posti con spiagge più belle e caratteristiche o un’influenza greca molto più marcata (si pensi ad Agrigento). Mare e “grecità” non sono caratteristiche esclusive di una città siciliana, meno che meno di Gela.
Il logo della città è stato preparato un po’ alla buona da un laureando (gelese) all’Accademia delle Belle Arti. Ovviamente l’idea denota improvvisazione e una certa sufficienza nell’affrontare la questione. Poiché per massimizzare i risultati, e avere il riscontro sperato dal mercato, avrebbe dovuto essere parte di un progetto ben più complesso, in un gruppo di lavoro che avrebbe dovuto comprendere la presenza di analisti di mercato e esperti del marketing del territorio. Anche per le criticità notevoli del caso: a cominciare dall’immagine pessima della città nell’hinterland e non soltanto.
Appare infatti ovvio che la direzione da prendere, in un progetto così problematico, non può essere basata sui gusti personali, ma su dati oggettivi frutto di attente indagini di mercato. Al di là del logo, si parla di brand quando si considera una “vision”: cioè un obiettivo preciso e una visione comprensiva che tenga conto di diversi fattori.
Un buon progetto di city branding dovrebbe riuscire a trasmettere al target di pubblico che intende raggiungere i valori che la città vuole rappresentare. Un’identità precisa che nello stesso tempo deve avere caratteristiche di tipicità e di unicità sul territorio.

Una delle identità visive più interessanti tra quelle realizzate recentemente è sicuramente quella della città portoghese di Porto, che risulta semplice e incisiva, senza nessun gioco di parole forzato che storpia il nome della città. Il logo è rappresentato da un alfabeto di illustrazioni a formare un mosaico che va a comporre l’immagine della città. Il tutto richiama in modo velato – ma non troppo – le azulejos: le famose piastrelle di ceramica di Porto. Il risultato è esteticamente gradevole e funzionale dal punto di vista delle numerose applicazioni.

Un progetto interessante geograficamente più vicino alla nostra realtà è quello di Catania. Trattandosi di un progetto giovane l’analisi dettagliata dei benefici risulterebbe ancora precoce. Ciò nonostante il risultato d’impatto è stato estremamente positivo e fa ben sperare.
Il Catania Independent Symbol è stato premiato in un concorso mondiale per luoghi e simboli tra i più prestigiosi del settore con un Worldwide Logo Design Award (WOLDA). Si tratta di un progetto del tutto indipendente operativo da poco tempo, ma nato 11 anni fa per identificare la città siciliana in modo universale e attraverso ciò che è la sua vera essenza. L’ideatore è il designer catanese Bob Liuzzo, docente e coordinatore del corso di laurea triennale in Graphic Design presso l’Istituto Europeo di Design di Milano. Un’autorità del settore.

Il sistema visivo è basato su tre semplici linee e colori da decodificare. Basterà un rapido sguardo per far sparire la geometria e far apparire l’Etna, il vulcano più alto d’Europa (in nero), la Lava dell’eruzione (in rosso) e il Mare che viaggia verso l’orizzonte (in blu). Un progetto che appare come un sistema visivo realmente identificativo per la città, che Bob Liuzzo spiega non essere un vero “logo”.
Questo “non-logo” infatti non è un marchio registrato, ma un simbolo che si trova di frequente lungo le strade di Catania e in cui i cittadini catanesi hanno cominciato a identificarsi. Etna, lava e mare: questi sono gli elementi dominanti che distinguono davvero Catania. Quale altra città nel mondo può offrire altrettanto?

Il progetto catanese, frutto di studio, competenza e professionalità, ha tutte le carte vincenti per diventare un successo duraturo. Già, studio, competenza e professionalità! Saranno forse questi i segreti di un progetto di successo?