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La rubrica “Medaglioni Iblei” è oggi in edizione speciale, dedicata alla comunità iblea del Paraguay. Un unicum nel mondo, sia per la storia che per la documentazione disponibile, sin dalla fondazione della Colonia Trinacria, nel lontano 1898. Grazie alle preziose ricerche del prof. Marcello Sajia e all’ing. Eduardo Ammatuna, di origini sciclitane, siamo in grado di raccontare un’interessantissima storia corredata, come non mai, da tantissime foto e documenti.

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di Sebastiano D’Angelo

Nell’anno della mia prima visita ad Asunción (2009), in pochi sapevano che in una lontanissima terra dell’America latina, senza alcuno sbocco sul mare, batteva da oltre un secolo un cuore ibleo.
Fu una straordinaria scoperta, quando, al seguito di una delegazione dei Musei Regionali dell’Emigrazione, curata e promossa dal prof. Marcello Sajia, ci trovammo dinanzi ad una realtà che mai avrei immaginato, viva e pulsante, desiderosa di riannodare i legami storici e culturali con la terra natia.

Mi colpì la presenza ancora viva di tradizioni, usi e costumi dei primi emigrati in seno alle comunità attuali e al desiderio dei più giovani di conoscere le proprie radici. Fu una esperienza meravigliosa che, a quel punto, meritava una ideale ricompensa per la colpevole cancellazione della memoria da parte nostra di quelle lontane comunità ibee. Così avvenne che la sera del 4 settembre 2010, in Piazza Libertà, fu conferito il Premio Ragusani nel Mondo all’intera Comunità Iblea del Paraguay, idealmente rappresentata per l’occasione da sei discendenti iblei.

4 settembre 2010. Il Premio Ragusani nel Mondo conferito all’intera Comunità Iblea del Paraguay

Un po’ di storia. Tutto cominciò nel mese di ottobre del 1898. Oltre duecento emigranti siciliani, in buona parte provenienti dall’area iblea, dopo una lunga traversata oceanica fra disagi e difficoltà inimmaginabili ed una sosta di due settimane non prevista nel porto di Buenos Aires, arrivarono al porto di Asunción attraverso le vie fluviali. Inseguivano il “sogno americano” in quelle dorate terre vergini dell’emisfero australe.

Miraggio creato ed alimentato da una bizzarra figura di intellettuale socialista, massone e uomo d’affari con pochi scrupoli: l’Avv. Giuseppe Paternò De Stefano, catanese di origine vittoriese ed elemento di spicco dei Fasci dei lavoratori nella Sicilia sud-orientale. Forte di un accordo con le Autorità paraguayane del tempo, il De Stefano, promise la gratuita concessione governativa di grandi tenute terriere nell’ambito di un progetto della fondazione di una colonia agricola: la Trinacria. Nel febbraio 1898, infatti era stato redatto e sottoscritto, a Catania, l’atto di costituzione della Società colonizzatrice italo americana.

Giuseppe Paternò De Stefano (1866-1927) e la prima pagina dell’atto di costituzione della Società colonizzatrice italo americana.

Furono decine le famiglie iblee coinvolte, spesso abili artigiani o piccoli proprietari terrieri, ma anche influenti professionisti. Peculiarità che la distinse da altre tipologie di emigrazione in altri paesi. Occorreva infatti un capitale minimo di 100 lire per acquistare almeno una quota della Società (se ne potevano comprare un massimo di 8) che a sua volta corrispondeva alla concessione di un lotto di terra di 20 ettari. Inoltre i coloni avrebbero dovuto portare con sé un capitale di almeno 1.000 lire (200 pesos) in contanti. Chi ne portava più di mille avrebbe avuto il privilegio di poter portare altri lavoratori senza capitale. Ma non sempre questi criteri furono rispettati.

In alto una cartina del Paraguay con il distretto dove fu ubicata la Colonia Trinacria e alcune immagine di primi insediamenti della colonia

Seguì una seconda spedizione nel 1899. Ai nuovi coloni il governo paraguayano diede in concessione dei fondi agricoli nel lontano distretto di San Pedro, a distanza di centinaia di chilometri dalla capitale. Un progetto ambizioso, ma mal gestito. Doveva servire a dare un impulso decisivo allo sviluppo economico del Paraguay attraverso risorse umane ed economiche provenienti dall’Europa, e in particolare dell’Italia, che in quel momento esprimeva una cultura compatibile con il livello di sviluppo di quel lontano paese.

Immagini dello sbarco di immigrati a Buenos Aires a fine ‘800

Le terre in cui si insediarono furono bonificate e rese fertili in poco tempo; ma ugualmente la colonia agricola non ce la fece a sopravvivere. Troppo lontana dai mercati di sbocco e commercializzazione dei prodotti agricoli. Così molti preferirono trasferirsi nella capitale, dove non ebbero difficoltà ad inserirsi nel nuovo tessuto sociale con diverse storie di successo negli anni a venire. Altri coloni si trasferirono in Argentina e pochi fecero addirittura ritorno in Italia.
Comunque non poche famiglie rimasero a coltivare le terre della colonia Trinacria nelle lontane cittadine di Santa Clara e Porto Rosario (nel tempo ne divennero proprietari), vivendo per lungo tempo come comunità chiusa, dedita quasi esclusivamente all’autoconsumo e perpetuando tradizioni e costumi iblei di un tempo fino ai nostri giorni. 

Le prime famiglie iblee partite per il Paraguay divise per alcune città di provenienza

Ai primi flussi migratori ne sono seguiti altri dall’Italia, e soprattutto dalla Sicilia, fino alla metà del secolo XX. Oggi Centomila paraguaiani hanno diretta origine italiana e soprattutto siciliana degli iblei, discendenti dalle antiche colonie come la Trinacria e con una consistenza numerica che la pone tra le comunità più numerose al mondo. Ad avere un qualche grado di ascendenza italiana, inoltre, è più di 1/3 della popolazione paraguaiana.
Molti i casi di successo. Vale per tutti il caso di Hector La Cognata, nonni comisani, Ministro degli Affari Esteri nella prima decade del nuovo secolo, o Mabel Causarano, di origine sciclitana, recente Ministra della Cultura, di cui abbiamo avuto già modo di parlare in questa rubrica.

(Da sx) Hector La Cognata, nonni comisani, è stato Ministro degli Esteri e Mabel Causarano, origini sciclitane, recente Ministra della Cultura

Si deve agli studi recenti di alcuni studiosi, fra cui il prof. Marcello Sajia e l’ing. Eduardo Ammatuna, quest’ultimo paraguayano di terza generazione e origini pozzallesi, l’indagine certosina sulle origini delle comunità siciliane e iblea in particolare.
Nel 2010 una delegazione dell’Associazione Ragusani nel Mondo, con in testa l’allora Presidente della Provincia, Franco Antoci, e i Sindaci di Comiso e Giarratana, fecero visita alle nostre lontane comunità, per cercare di riannodare il filo dei rapporti con la nostra terra.
Successivamente, nel 2012, anche un gruppo di giovani paraguayani di origine iblea furono ospitati da alcune famiglie di Giarratana. Lo stesso Comune montano, per iniziativa dell’allora Sindaco Giuseppe Lia, si fece promotore di un interessante progetto culturale, inviando una equipe di giovani studiosi locali ad Asunción per approfondire lo studio di usi e costumi dei primi coloni e le successive evoluzioni, grazie ad un progetto etnoantropologico di alto spessore.

Sopra la foto della casa di Giuseppe Boscarino. Sotto la famiglia di Giovanni Spatuzza. Nello sfondo la loro casa

Recentemente una discendente di origine ragusana, Marta Ochipinti, è stata eletta a presidente dell’Unione dei Siciliani del Paraguay. Ed è di origine comisana Fiorella Migliore, miss Italia nel Mondo 2008, insignita del Premio Ragusani nel Mondo nello stesso anno.
Si suole sovente affermare che un popolo che non riscopre il proprio passato mal si connette con il presente e mal si proietta verso il futuro. Una massima che ben si addice alle comunità siciliane in Paraguay, salde nelle loro radici e proiettate nel futuro.

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Fiorella Migliore, miss Italia nel Mondo 2008

Materiale fotografico e documentale prof. M. Saija e Ing. E. Ammatuna

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3 Comments

  1. Federico Guastella Reply

    Estremamente interessante, abbastanza dettagliato e di lucida esposizione: fa conoscere una pagina inedita dell’emigrazione transoceanica che conobbe personaggi affermatisi per tenace e volitiva intraprendenza.

  2. Angelo Gulino Reply

    Molto interessante. Onore ai Siciliani e specialmente ai Ragusani che si sono portati avanti anche in condizioni molto avverse.
    Grazie Sebastiano per averci portato a conoscenza di questa bella storia

    • Ancora una volta riesci a trasmettere emozione e coinvolgerci in questo viaggio alle nostre radici. Un articolo stremamente intetessante e ricco di sfaccettature che vanno dai costumi, tradizioni e cultura , quella che nellae lontane terre ci hanno trasmesso i nostri cari nonni , Grazie !!

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