5
(20)

di Giuseppe Cultrera

Lungo la provinciale n. 5 Vittoria-Pantaleo, in contrada Sperlinga, si trova un curioso reperto conosciuto come Cubbula (cupola). L’associazione culturale Kubbula, che l’ha avuto in concessione e comodato d’uso dal proprietario del fondo, si sta occupando di metterlo in sicurezza, pulire l’area circostante e avviare un progetto di recupero. Principalmente di renderlo visibile e fruibile a quanti sono interessati o incuriositi. In effetti, giunge a buon fine un lungo periodo di abbandono e di decadimento della struttura che, nel secolo scorso, nella sua ultima fase di vita fu l’abitazione di un bracciante, che pare l’avesse avuto in dono, come buonuscita per servigi prestati, dagli eredi dell’onorevole Evangelista Rizza, proprietari del feudo del Fegotto. Nel cui limite territoriale è ubicata la “Cupola”.

Come Pino Riggio salvò la Cubbula
La “cupola” di Contrada Sperlinga (a sinistra) e sua localizzazione su Google Maps (a destra)

Se l’epoca di edificazione (metà ottocento, quando fu ristrutturata Villa Fegotto) si può ipotizzare verosimilmente, resta un mistero la sua originaria funzione. Qualcuno afferma che fu – proprio per la citata ubicazione al limite del feudo e quale “porta di accesso” da Vittoria (la antica rotabile è oggi assorbita dalla Sp 5) – una postazione di avvistamento e di controllo. Ma potrebbe anche essere “una stanza dello scirocco” presente in alcune ville o case di villeggiatura della nobiltà e agiata borghesia dell’ottocento; il posto (contigua al corso di un ruscello) e la conformazione della struttura, con spesse mura e circolazione dell’aria attraverso strette finestrelle simmetriche, darebbero adito a tale ipotesi. Se poi si aggiunge che don Evangelista Rizza (1842 – 1920) amava presenziare ai lavori agricoli e percorreva il vasto feudo a cavallo, anche in estate, questo elegante posto di sosta, ristoro o riposo, ha giustificazione e logica.

Villa Fegotto (foto di Giulio Lettica) e, nel riquadro a sinistra, il suo “signore”, don Evangelista Rizza

Possiamo aggiungere altre congetture. Dal momento che quest’elegante e originale reperto ci apre le porte, vitale e disponibile a continuare a incuriosire. Ma abbiamo rischiato brutto circa quarant’anni fa, quando le ruspe erano pronte per raderlo al suolo! Lasciamolo raccontare all’artefice del salvataggio, Giuseppe (Pino) Riggio, allora dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Chiaramonte:

Un giorno arrivò al Comune la comunicazione e la documentazione, per l’affissione all’Albo, inerente la modifica e sistemazione di parte della strada provinciale Vittoria-Cannamellito-Pantaleo, cioè della strada che da Vittoria porta fino a Catania. La documentazione comprendeva, naturalmente, oltre all’elenco dei proprietari interessati all’espropriazione, anche la planimetria con tracciata la sede attuale della strada e la modifica. Conoscendo veramente molto bene il mio territorio, non mi è stato difficile vedere che fra i terreni da espropriare vi era anche quello della “Cupola”. Cioè la modifica della strada, per evitare la doppia curva esistente, consisteva nel perfetto allineamento della strada passando proprio sulla Cupola, che così sarebbe sparita.

Come Pino Riggio salvò la Cubbula
Una vecchia immagine della Cubbula prima della costruzione del nuovo cavalcavia della Sp 5 (archivio Pino Riggio)

Detto fatto, si mise subito all’opera stendendo una relazione in cui faceva “rilevare che da secoli, quella contrada, portava il nome di quel manufatto di stile arabo per cui l’eliminazione della costruzione avrebbe sminuito l’appellativo di quella zona così chiamata”.

La relazione e la richiesta della modifica del tracciato del viadotto, approvata e firmata dal Sindaco, fu inviata al Presidente della Provincia e al Capo dell’Ufficio Tecnico; e andò a buon fine.

Come Pino Riggio salvò...
Due angolazioni della Cubbula

Sono riuscito a salvare quel manufatto che, per la verità, non è una costruzione lasciata dagli arabi, bensì costruito qualche centinaio di anni fa dal proprietario del Fegotto.

Così scriveva in un post di qualche anno fa Pino Riggio, con giustificata soddisfazione e orgoglio.

Noi lo ringraziamo e lo ricordiamo con affetto. Perché l’amico Pino, ha amato la città di Chiaramonte Gulfi e il suo territorio, meritando la stima e il rispetto di tutta la comunità. Le pietre di questa curiosa e misteriosa costruzione continuano a testimoniare il suo amore, ricambiandolo. Mentre il suo largo e cordiale sorriso e la sua voce affabulatrice aleggiano attorno.

cubbula
Pino Riggio (a sinistra) e un altro particolare delle Cubbula

Si ringrazia per le foto Manuela Distefano.

Vota questo articolo

Valutazione media 5 / 5. Conteggio voti 20

1 Comment

  1. Gianni Marotta Reply

    Trovare un funzionario che ha salvato un monumento rurale di eccezionale rilevanza per la comunità chiaramontana nello specifico e iblea in generale – in un periodo in cui la sensibilità per monumenti e paesaggi era vista come un’eresia – è stata una fortuna immensa. Onore al merito!

Write A Comment