“Che i perseguitati d’un tempo si siano traformati in oppressori è per noi il fatto più drammatico, quello su cui ci sembra più necessario far leva”
Italo Calvino, 1968.
di L’Alieno
La vita di un bambino israeliano vale o no quanto quella di un bambino palestinese? La domanda potrebbe sembrare retorica e banale, ma nella realtà di quella maledetta regione mediorientale il dubbio è più che lecito.

A scanso di equivoci, dico subito che non può essere ammissibile massacrare e rapire civili, come ha fatto Hamas. Questa è barbarie. Ma a maggior ragione non può essere concesso a Israele, che per di più si vanta di essere una democrazia, il diritto di esercitare una sorta di legge del taglione contro la popolazione palestinese. Non esiste né può esistere una tale prerogativa del tutto fuori dalle regole del diritto internazionale. Ma è proprio quello che sta accadendo sotto gli occhi impotenti del mondo civile.

Sembra palese che il governo di Israele, guidato dall’uomo sbagliato nel momento sbagliato, Benjamin Netanyahu, si stia macchiando di crimini contro l’umanità nella striscia di Gaza, e a nulla vale sventolare sotto il naso dei loro critici le macabre foto dei bambini israeliani sgozzati. Ripeto. Non può essere legittimata la vendetta tramite una punizione collettiva della popolazione civile palestinese. Ben due milioni di esseri umani vivono in quei luoghi, senza possibilità di scampo. Dove potrebbero mai essere evacuati, chiusi in una morsa infernale, senza acqua, cibo ed energia elettrica?

Quanto poi all’illusione di eliminare Hamas con i bombardamenti indiscriminati, mi pare quanto mai velleitario, indecente e persino controproducente. E chi ha un minimo di cognizione della questione israelo-palestinese degli ultimi 40 anni lo sa bene. Da parte israeliana l’umiliazione continua del popolo palestinese ha generato Hamas, come i disastri libanesi hanno generato Hezbollah. Mentre l’Isis è figlia della catastrofe americana in Iraq. Quale altro mostro si vuole generare da questo nuovo bagno di sangue innocente?
Ha ragione da vendere il coraggioso Segretario Generale dell’ONU, António Guterres. Sostenendo che gli attacchi di Hamas contro Israele “non sono avvenuti dal nulla, il popolo palestinese è stato sottoposto a 56 anni di soffocante occupazione”, ha solo messo l’accento su una sacrosanta verità. Pur ammonendo, con chiarezza, che “le sofferenze del popolo palestinese non possono giustificare gli spaventosi attacchi di Hamas”.
Qui non si tratta di fare i faziosi pro-Palestina o, peggio, gli antisemiti. Sostenere le ragioni del popolo palestinese, umiliato da tanti anni di oppressione, è un atto di giustizia. E i torti e le ragioni stanno anche nei numeri. 75 anni di guerre sono costate la vita, approssimativamente, a 6.000/7.000 israeliani e a 30.000/35.000 Palestinesi. Dal 7 ottobre più di 6.000 sono i morti e 18.000 circa i feriti palestinesi, contro i 1.400 israeliani morti e più di 3.000 feriti. E sono oltre 450.000 i coloni ebrei in Cisgiordania (erano 70.000 nel 1987) a cui si sommano altri 220.000 coloni residenti a Gerusalemme-est e 20.000 cittadini israeliani sulle alture del Golan.
Israele non può continuare a sostenere impunemente la sue mezze verità e agire in spregio a tutte le risoluzioni ONU (e al buon senso).