di Roberto Minerdo
Durante la pandemia, in Europa, le emissioni in atmosfera derivanti dall’industria, dalla produzione di energia, dall’agricoltura e dalle abitazioni hanno registrato un netto calo mentre quelle relative ai trasporti, che pesano per più di un terzo sul totale delle emissioni sono risultate in crescita. La loro composizione è rappresentata da oltre il 70% delle emissioni legate alla mobilità delle persone e merci riferibile al trasporto stradale, poco meno del 30% al traffico aereo e marittimo.
Nell’Unione Europea il petrolio copre il 94% del fabbisogno energetico del settore, una percentuale decisamente alta che si registra solo nel comparto dei trasporti. Ne consegue che la mobilità sostenibile rappresenta un pilastro della transizione energetica e che questo tema debba essere affrontato a livello globale.
L’Europa ha indicato gli obiettivi e il Recovery Fund ha previsto stanziamenti importanti per realizzare opere infrastrutturali e migliorare i servizi, gli Stati Europei non potranno più rimandare alcune decisioni strategiche nel settore della mobilità. Il Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile (che ha proprio cambiato nome nei mesi scorsi aggiungendo appunto mobilità e sostenibilità) ha già destinato risorse importanti per il rinnovo del parco circolante dei veicoli, incentivando l’acquisto di auto elettriche e ibride, di biciclette e monopattini.

Il tema è quello di trasformare un momento, pur importante, di incentivazione monetaria o fiscale per l’acquisto di mezzi sostenibili in una strategia che comprenda una cultura della mobilità che coinvolga gli utenti in maniera virtuosa. Si dovranno necessariamente rivedere le pianificazioni infrastrutturali, anche alla luce del cambiamento di abitudini imposto dalla pandemia, che ha modificato, sono certo in modo ormai permanente, le modalità di spostamento delle persone in particolare.

Le autostrade si configurano sempre più come collegamento tra aree urbane e spesso la congestione del traffico e i cantieri trasformano le nostre automobili in auto-immobili (avete mai pensato in tal senso a quante ore della nostra vita trascorriamo fermi in auto?!). Le città di converso sono candidate a trasformarsi sempre più in smart city (nelle quali si concentra maggiormente l’inquinamento atmosferico e di polveri sottili) e dove ci si muoverà maggiormente con mezzi diversi da quelli con cui si arriva.

La mobilità principale risulterà sempre più quella locale e la vera transizione si giocherà soprattutto all’interno delle aree urbane, con attenzione sull’ultimo miglio per le merci e la mobilità intermodale delle persone. I processi di digitalizzazione in atto sono destinati a migliorare la gestione della mobilità condivisa: auto, scooter, biciclette, monopattini, integrandoli con i mezzi pubblici.
Una recente proposta di un operatore importante come Telepass è quella di passare da un sistema che incentivi non un singolo atto come l’acquisto, ma i comportamenti individuali e collettivi. L’intento è quello di sostituire l’incentivo per l’acquisto di un bene destinato a pochi con un budget da utilizzare per rendere meno onerosi i comportamenti virtuosi: per ridurre il costo della ricarica alle colonnine, del noleggio di un’auto o di uno scooter, di una bicicletta come di un monopattino, del pedaggio autostradale per le auto elettriche, del costo del parcheggio delle auto fuori dai centri urbani delle grandi città, del costo del trasporto delle merci acquistate con e-commerce se nell’ultimo miglio viene usato un mezzo elettrico.
Roberto Minerdo, esperto di mobilità sostenibile. Presidente di Emoby Chief Institutional Affairs & External Communication Officer Hyperloop Italia
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