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di Letizia Dimartino

Schiacciavamo noci, il figlio col bavaglino, mio padre alla finestra con le mani in tasca, il vapore sui vetri, la pioggia a rigarli. La cucina calda, il desiderio di vivere, quel senso della giovinezza che piano piano scivolava. Genitori vicini, i bambini che piangevano ad ogni tuono e che guardavano sgomenti il temporale, il fuori che era ancora mio, col freddo ghiaccio sulla testa dolente. Si faceva Natale presto presto, desideravo un bacio vero. Un abbraccio che fosse intenso e come l’ultimo.
Guardavo la tavola, le stanze che ancora non erano la mia unica esistenza, mia madre che rideva con le labbra rosse, le malattie che vivevano in noi due ma anche no. Perché erano Natali lontani, i mandarini facevano odore di cena finita, di sonno col capo sul tavolo e i riccioli di mia figlia si appoggiavano in disordine sul suo viso arrossato, le mani strette alle mie. E tutto finiva, col brodo caldo e con i pensieri leggeri. Il bacio che non arrivava, la notte piena di sogni, le coperte smosse dal sonno pesante. E gli anni a venire sarebbero stati altri. E niente sapevo, niente immaginavo. Il mio oggi, la mia mano come a toccarvi, ad uno ad uno… in augurio.

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