di Leonardo Brullo
La propensione al progresso è una caratteristica da sempre presente nell’uomo. È ciò che ci ha fatto evolvere dai primati. Quando eravamo delle scimmie non avremmo mai potuto immaginare di arrivare dove siamo oggi. Ma la cosa più impressionante del progresso non è la velocità ma l’accelerazione. L’uomo moderno esiste sulla terra da centinaia di migliaia di anni ma solo negli ultimi 150 anni ci sono stati cambiamenti drastici che hanno cambiato radicalmente le nostre abitudini. Come la rivoluzione industriale, lo sviluppo della medicina e l’attuale rivoluzione digitale.
Progresso vuol dire standard di vita più alti ma anche cambiamento. Cambiamenti delle nostre abitudini, della nostra visione della società e anche dei nostri atteggiamenti.
Ma siamo in grado di poter reggere il passo di questi cambiamenti veloci e continui?
Sicuramente non senza qualche effetto collaterale. Inevitabili come le vittime innocenti in un qualsiasi conflitto. Uno fra tutti, spesso sottovalutato, è la disinformazione. Da cui le cosiddette “fake news”.
Perché sono così popolari?
Ci siamo cascati tutti almeno una volta, non c’è da vergognarsene. Spesso preferiamo credere a ciò che ci piace di più piuttosto che a ciò che è più vero. Veniamo da un’epoca dove l’informazione proveniva quasi solo da giornali e telegiornali. Vere e proprie aziende che si prendevano delle responsabilità e trasmettevano informazioni (relativamente) affidabili. Adesso è cambiato tutto. Ormai chiunque può condividere informazioni al mondo intero senza pensare troppo alle conseguenze. Questo cambiamento, forse troppo veloce, favorisce l’adescamento di “prede da fake news”. Molti non scrivono più un articolo per informare ma solo per ottenere più click: sono i cosiddetti clickbaiters.
Quali sono le conseguenze?
Le conseguenze sono decisamente sottovalutate. Una disinformazione di massa può portare
ad una distorsione dei fatti da poter usare per scopi personali, economici o politici. Con delle notizie magistralmente manipolate si possono facilmente veicolare informazioni fuorvianti, creando l’illusione di una conoscenza vera, ma comunque fittizia e condizionata. Lo sanno bene i partiti politici populisti che sono soliti usare questi strumenti a proprio vantaggio. Una sorta di propaganda 2.0.
Come possiamo difenderci?
La nostra fortuna è di vivere in un’epoca dove il sapere è diffuso e alla portata di tutti. Se non vogliamo retrocedere ed essere vittime più o meno consapevoli di azioni manipolatorie e subdole occorre difenderci con la nostra arma più grande: l’intelligenza. “Sapere Aude” dicevano gli illuministi, ovvero “abbiate il coraggio di servirvi del vostro intelletto”.
Nell’Antica Roma l’informazione, la letteratura, era un lusso di pochi fortunati che avevano il privilegio di accedere agli importantissimi manoscritti arrotolati su chilometrici papiri. Pensa come reagirebbero se uno di loro venisse catapultato ai giorni nostri e sapesse che abbiamo un apparecchio in tasca che ci permette di accedere all’intero sapere umano ma lo usiamo principalmente per guardare video di gatti e litigare con estranei.
Sappiate cogliere il beneficio del dubbio ed educatevi al confronto affinché le vostre idee non vengano compromesse.