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ovvero
L’arte di perseverare

di Giulia Cultrera

Viviamo in una società che ci vuole sempre più performanti e che enfatizza oltremisura la cultura del successo

L’avvento dei social ha ulteriormente amplificato questo fenomeno, contribuendo a creare aspettative troppo alte e, in alcuni casi, anche irraggiungibili, perché legate a standard eccessivi che difficilmente si adattano alla routine quotidiana o ai nostri reali obiettivi di vita. Di conseguenza, si forma in noi l’idea di poter essere pienamente appagati soltanto intraprendendo un determinato stile di vita o raggiungendo – in tempo – specifiche tappe. Seguendo, cioè, uno schema prestabilito e assolutamente mitizzato.

Ci ritroviamo così a vivere in una sorta di limbo, sospesi e instabili, in attesa che la vita prenda la “giusta” piega. E quando questo non accade, inevitabilmente subentra la frustrazione: ci demoralizziamo, diminuisce la fiducia in noi stessi e non abbiamo il giusto atteggiamento per cominciare un nuovo progetto. Entriamo nella fase della procrastinazione – “un domani…”, “prima o poi…” – che apre la porta allo scoraggiamento più totale: “ormai è troppo tardi…”.elogio alla costanza

In quest’ottica bivalente “successo/fallimento” è possibile trovare una sana via di mezzo e perseguire un equilibrio personale?

La nostra quotidianità è fatta di piccole azioni e ruotine che ormai compiamo in modo quasi automatico. Inserire una nuova attività o cominciare un nuovo progetto di vita può essere destabilizzante, soprattutto se condizionati dall’ideale di perfezione a cui siamo costantemente esposti. Il problema, nella maggior parte dei casi, è che tendiamo a puntare direttamente al risultato, perché è la parte che ci gratificherà maggiormente, e percepiamo come un ostacolo le fasi intermedie che ci condurranno a esso.

La parte più difficile è ripetere, giorno dopo giorno e con i propri tempi, quella determinata azione fino a quando non diventerà un automatismo. Una volta diventata un’abitudine, la compiremo senza neanche pensarci. La parola chiave dunque, è costanza.elogio alla costanza

Ne abbiamo un esempio nella letteratura: il viaggio dell’eroe – o dell’antieroe – è sempre tortuoso, ricco di imprevisti e perfino fallimenti. Un elemento fondamentale per lo scioglimento della trama e la crescita del protagonista, difatti, è proprio la perseveranza nel raggiungere l’obiettivo finale.

Lo stesso principio vale per i fumetti, in particolare per gli anime giapponesi, in cui i personaggi riescono a salire di livello, collezionare medaglie e sconfiggere nemici grazie alla costanza nell’allenamento. Un leitmotiv che si ripete anche nell’universo videoludico.

Ovviamente, nella vita reale entra in gioco il fattore tempo. Non possiamo pretendere di passare da zero a cento nell’arco di pochi giorni; di conseguenza, è molto più difficile mantenersi costanti e motivati nel lungo periodo.

Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato che occorrono, in media, tra i 21 e i 66 giorni perché un’azione ripetuta quotidianamente diventi un’abitudine. Vista in quest’ottica non sembra più un traguardo così irraggiungibile. Soprattutto perché sono proprio i piccoli successi che migliorano la nostra quotidianità e accrescono l’autostima.

Come raggiungere un traguardo? Senza fretta ma senza sosta.
Goethe

elogio alla costanza

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