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La nostra attenzione oggi si sposta su Modica e sulla tragica frana che nel quartiere Dente provocò la morte di quattro persone nel 1951.
Tratto da un articolo di Antonio Di Raimondo, vol.3 di “Senzatempo” (2010)

di Redazione

Modica, “un paese in figura di melagrana spaccata; vicino al mare ma campagnolo; meta ristretto su uno sprone di roccia, metà sparpagliato ai suoi piedi, con tante scale fra le due metà, a far da pacieri, e nuvole in cielo da un campanile all’altro, trafelate come staffette dei Cavalleggeri del Re…”. Ecco come ce la racconta lo scrittore Gesualdo Bufalino nel romanzo “Argo il cieco”, ovvero i sogni della memoria, palcoscenico di “pietre bionde e bianche”, che da un canto le conferiscono una conformazione paesaggistica di straordinaria bellezza, ma che dall’altro risentono sempre più del trascorrere del tempo e che talvolta divengono, o lo sono già state, attrici o spettatrici di eventi che hanno segnato la storia della città.

Panorama di Modica “in figura di melagrana spaccata”

Ci si riferisce al rischio idrogeologico piuttosto elevato nel nostro territorio, come nel resto della Sicilia. Cioè all’insieme di “quei processi connessi al defluire delle acque in superficie e all’interno del suolo, producenti effetti che possono portare alla perdita di vite umane, ad alterazioni delle attività e delle opere dell’uomo e dell’ambiente fisico”. Fenomeni naturali che per cause geostrutturali, oppure occasionali, possono determinare l’alterazione di equilibri esistenti.

Immagini della frana del 1951 nel quartiere Dente (coll. f.lli Di Raimondo)

L’urbanizzazione e la costruzione di nuove infrastrutture, oltre a mutare l’assetto del territorio, accrescendo la possibilità che si verifichino dissesti, hanno determinato una maggiore esposizione di persone e beni a tale rischio. Le tragedie di inizio millennio nel messinese e di altre zone siciliane, hanno riportato alla ribalta questo problema che ha da sempre interessato il territorio ibleo ma che, come spesso accade, è stato sottostimato.

Altra immagine della frana che travolse diverse case (coll. f.lli Di Raimondo)

Modica, con i suoi tre torrenti, Pozzo dei Pruni, lannu Mauro, San Liberale, ha già vissuto in passato il dramma dell’alluvione del 1902 e ancora oggi è attraversata dagli alvei di quei fiumi che hanno mietuto centinaia di vittime. Di primaria importanza dovrebbe essere una più frequente manutenzione, soprattutto dei costoni rocciosi che sovrastano la città, a cominciare dalla Giacanta o di quelli prospicienti la Via Napoli in cui si sono verificati pericolosi crolli.

Proprio questi fatti attualizzano le immagini che ci riportano indietro nel tempo facendoci rivivere la sciagura verificatasi proprio nella città della Contea in una fredda giornata del gennaio del 1951, allorquando il cedimento di due grandi grotte nel quartiere Dente, su cui erano state edificate diverse abitazioni, ostruì la Via Occhipinti e Dente: sotto le macerie rimasero sepolte sette persone, di queste, quattro non sopravvissero. 

La frana provocò la morte di quattro persone nel quartiere Dente (coll. f.lli Di Raimondo)

I lavori di sgombero iniziarono subito coordinati dal capitano dei carabinieri. Gli sfollati furono oltre un centinaio. Le autorità locali del tempo, con a capo il sindaco Avv. Basile ed i parlamentari modicani On. Romano ed On. Guerrieri, accorsero subito sul luogo della tragedia. Da una prima conta i danni furono stimati in oltre 60 milioni di lire. Furono inviati fonogrammi agli organi competenti nazionali e regionali per chiedere provvidenze a favore dei sinistrati. I fondi per la ricostruzione e gli aiuti alle popolazioni colpite dalla frana non tardarono ad arrivare, quindi si procedette alla sistemazione ed al consolidamento dei costoni rocciosi insistenti sulle case, il tratto di strada crollato venne riedificato con ponte a travature su alti piloni.

Un tratto ricostruito. A destra come si presenta oggi

Oggi, a più di 70 anni di distanza dalla tragedia, il ricordo è ancora vivo nella memoria degli abitanti del quartiere. Speriamo che dal ricordo di questo tragico evento si faccia tutto il possibile affinché la storia non si ripeta.

Alcune immagini delle operazioni di soccorso alla popolazione coinvolta nel disastro del 1951 (coll. f.lli Di Raimondo)

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