di Pippo Inghilterra
Entrare in una casa è sempre un viaggio nel tempo e nello spazio. Nel palazzo Labisi, in via Arcolaci 56 (ora via Umberto 43) a Comiso, dove è nato e vissuto Giuseppe La Leta (1841-1923), pittore sordomuto, si ha questa sensazione.
Il Comune di Comiso nel 1866 gli assegna un contributo in denaro per completare gli studi di pittura, grazie al quale La Leta riesce a frequentare l’Accademia di San Luca di Roma tra il 1869 e il 1879. Qui ha modo di osservare e copiare varie opere della Galleria e al suo ritorno nella terra iblea porterà con sé l’esperienza e il ricordo di quel viaggio.

A Comiso La Leta inizia la sua attività come ritrattista (alcuni ritratti si trovano nella Sala Consiliare del Comune di Comiso, nelle Aule Capitolari delle chiese maggiori e in alcune case e palazzi privati). Dipinge anche soffitti, pale d’altare, scene mitologiche e paesaggi.
Dopo l’invenzione del dagherrotipo, termina la sua attività come fotografo (Vedi Saverio Ricordo, “U mutu a Leta”, Arte Artisti del Passato, Lions Comiso Terra Iblea, 2010).

Nella chiesa dell’Annunziata a Comiso oltre ai dipinti degli apostoli, Pietro e Paolo, situati ai lati dell’altare maggiore, c’è un’Annunciazione (copia del Guercino) che ritengo abbia un non so che di Antonelliano e un’atmosfera alla Vermeer.

Altre opere firmate si trovano in Argentina, dove sono emigrati alcuni suoi parenti. Fra queste opere c’è una Madonna col bambino (olio su tela, 90×90 cm) di una dolcezza infinita e una vaporosa delicatezza raffaellesca e una Santa Cecilia (olio su tela, 100×120 cm) dalle morbide pieghe della veste, con un puttino dallo sguardo penetrante, che poi ritroviamo nei soffitti di Palazzo Labisi.

I dipinti dei soffitti di Palazzo Labisi, con Diana cacciatrice, dal volto paesano (incontrata dal pittore per le vie di Comiso), che porta con sé una siringa legata ad una reticella su un fondo di rose e una racchetta per vestire il cielo di stelle, oltre il puttino che tiene nelle mani il fascio di rose, sarebbero da attribuire a Giuseppe La Leta.

Nel soffitto del salotto di Palazzo Secolo di via Cucuzzella 39 a Comiso, troviamo dipinta una dea (o anonima fanciulla) seminuda con un amorino firmata: “Giuseppe La Leta sordo muto pinse”.
Un’altra opera meravigliosa, da salvaguardare, è la pittura parietale del salone di Palazzo Rizzo-Sallemi di via G. La Leta 15 a Comiso. Sono, sicuramente, di La Leta i puttini reggifestoni che contornano lo spazio del salone (i puttini paffuti, ricordano il puttino reggifestone di Raffaello, dipinto sullo sfondo del profeta Isaia nella chiesa di S. Agostino a Roma).

Molti di questi puttini, hanno un’espressione gaia e spensierata, mentre altri, che guardano nella direzione dell’osservatore, sembrano avere il volto dei bambini del casato, fissati dalla mano dell’artista proprio in quel preciso momento storico.
Le mura di questi palazzi sembrano mostrare il muto silenzio, i gesti, l’odore e persino lo sguardo vivo ed attento del pittore che ha vissuto questi spazi, dove l’artista ha lasciato le sue tracce nelle pietre… che parlano.

