di Redazione
Venerdì 12 Novembre 2021 Italia-Svizzera qualificazioni mondiali. Al 90′ Jorginho calcia alto sopra la traversa il rigore conquistato da Berardi: si resta sull’1-1. Gli azzurri compromettono il loro cammino verso l’appuntamento in Qatar. Per molti, forse per tutti gli italiani che amano il calcio, il centrocampista del Chelsea è stato il giocatore più odiato del 2021. Oggi forse (anzi senza forse) a conti fatti l’italo-brasiliano potrebbe mutarsi in una sorta di eroe. Perché questo ribaltone a 360 gradi? Presto svelato il mistero.

Per capire cosa succede dovreste comprare il libro di Valerio Moggia “La coppa del morto”. Storia di un Mondiale che non dovrebbe esistere (Ultra editore). Ecco come si presenta il volume. Come tutti sanno, la ventiduesima edizione del Campionato mondiale di calcio è ospitata dal Qatar, un piccolo ma ricchissimo stato retto da una monarchia assoluta accusata di diverse violazioni dei diritti umani. Sono i primi Mondiali che si svolgono nel mondo arabo e tra i più controversi e discussi di sempre.
Dal momento dell’assegnazione, ormai più di dieci anni fa, molte denunce sono state scagliate contro l’organizzazione del torneo e molte forme di protesta e boicottaggio sono state messe in campo. Ma nonostante tutto il Mondiale in Qatar si giocherà, a testimonianza del potere e dell’influenza raggiunti a livello globale dal regime degli Al Thani. Per questo occorre essere informati su cosa è successo davvero intorno ai luoghi che ospiteranno le partite, a partire dalle morti di migliaia lavoratori immigrati nei cantieri di Doha, per decidere se e come seguire una competizione che si candida a essere la più ambiziosa operazione di sportwashing mai attuata.
“La coppa del morto” racconta come si è arrivati a questo punto, non solo analizzando la cronaca più strettamente legata al Mondiale ma anche indagando le origini del sistema di potere del Qatar e della dipendenza del calcio dai soldi dei regimi del Golfo. Una guida critica al più grande evento del 2022 che mette i lettori nelle condizioni di sapere nei dettagli cosa è successo prima del fischio d’inizio.
Ecco questa è la premessa, ma già sta montando in molti paesi la repulsione per questi mondiali. In Francia, come ha scritto Il manifesto, sta crescendo un consapevole ostracismo verso questo ultimo consesso della pedata. Nessun evento pubblico a Parigi. E niente maxi-schermi o aree riservate ai tifosi neppure a Marsiglia, Lille, Bordeaux, Nancy, Reims, Rodez. C’è una buona fetta della Francia che si sta ribellando ai Mondiali di calcio in Qatar che iniziano tra poco tra 23 giorni.
Tutto è stato documentato in diverse occasioni da The Guardian: un reportage di tre anni fa ha prodotto la prima stima sui migranti deceduti, raccontando dell’indifferenza rispetto al dolore di famiglie di migranti che hanno cercato di ottenere un risarcimento danni (richiesto poi da Amnesty alla Fifa, 420 milioni di dollari) e lasciate anche senza notizie sulle misteriose circostanze che hanno portato alla morte dei lavoratori sui cantieri.
Ormai il dado è tratto, i Mondiali sono dietro l’angolo e i manovratori, ovvero i main sponsor della competizione, Budweiser, Adidas, Coca-Cola, McDonald’s, Visa e oltre ovviamente alla Fifa, sono proiettati a promozionare al meglio l’evento. Sui diritti violati, è troppo tardi. Noi italiani come ci saremmo comportati? La risposta è semplice: il rigore sbagliato di Jorginho ci ha salvati…