di Vito Castagna
Mi è stato fatto notare che nel mio ultimo articolo, Quando Ettore Scola filmò Ragusa, non ho citato un film importante per il capoluogo ibleo: “Gente di rispetto”, diretto da Luigi Zampa nel 1975. Quale migliore occasione per parlarne…
“Gente di rispetto” è la trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo del giornalista Giuseppe Fava e ha come protagonista una maestra, Elena Bardi (Jennifer O’Neil), che è stata trasferita a Ragusa, dopo una lunga peregrinazione tra le scuole della Penisola.

Elena è una donna del Nord catapultata in un contesto estraneo e placido. Stonano il suo trucco, i suoi pantaloni, i suoi stivali in mezzo alle siciliane vestite col nero del lutto. Seducono, invece, gli uomini che si trovano di fronte ad un’emancipazione vivente.
Un siciliano la corteggia spudoratamente, ella lo rifiuta di fronte ad un capannello di astanti. La notte stessa, il cadavere del corteggiatore viene ritrovato seduto al centro della piazza del paese con in bocca un fiore. Chi lo ha ucciso e perché?
La maestra viene interrogata da un magistrato che crede nella sua colpevolezza e, al contempo, a Ragusa si comincia ad avere paura di lei. E, come spesso accade, al timore fa seguito il rispetto.

Il film presenta elementi gattopardiani, il mito di una Sicilia immutabile schiava dei siciliani, affetti da mali incurabili: la codardia e la prevaricazione. Cosa può un forestiero di fronte a tutto questo? La lotta e l’esempio possono vincere alcune battaglie, ma la vittoria della guerra quante vittime costerà?
Elena si trova innanzi uomini vuoti, assuefatti e crudeli, bimbi affamati, donne supplicanti e una politica calcolatrice che si comporta come una bandiera mossa dal vento. Una teoria di vite turbate nella loro quiescenza.
Eppure, Ibla è uno scrigno bellissimo e corroso dal tempo, circondato da una terra aspra sulla quale non si può coltivare, che ricorda il siciliano dalla scorza spessa e inscalfibile.

Questa Ibla è scenario sì, ma soprattutto una protagonista alla pari della maestra. Stupisce quanto possa essere scostante nella sua essenza satura di sole. Zampa la sfrutta alla perfezione e quando il suo obiettivo è carico di luce cerca riparo negli interni ottocenteschi dei palazzi nobiliari.
In “Gente di rispetto”, ad Elena Bardi non resta che combattere testardamente per cambiare quella terra. Ma tale impresa non è sua, appartiene ai siciliani, alla Gente SENZA rispetto, a loro e a nessun altro.