di L’Alieno
Il “grillismo” prima di diventare una categoria politica sembrerebbe una categoria antropologica del tutto trasversale alla politica. Si potrebbe forse parlare di “grillismo” come disturbo deviante della personalità. Chi ne è affetto non per forza si riconosce nel movimento 5stelle. Anzi, ci sono casi di totale ripudio, di ossessione. Alla stessa stregua di quegli omosessuali omofobi all’estremo perché non accettano in primis la loro stessa omosessualità.

La cifra che li distingue è la rabbia feroce, il “vaffa” sempre pronto. A volte tenuti con fatica sottotraccia per mostrare una parvenza di equilibrio, che ovviamente sotto stress, o dietro una tastiera, esplodono senza controllo.
L’ossessione massima è per le élite. E non è difficile comprenderne l’odio che nasce spesso dall’impossibilità di poterne far parte, dai fallimenti per i propri obiettivi naufragati malamente e dall’invidia sociale.

Il “grillino nell’anima”, in tal senso, è soltanto un disperato in cerca di una rivincita nella vita che possa riuscire a vendicare tutti i propri fallimenti. Lo si riconosce soprattutto dal tipo di retorica che usa. In ordine sparso: dal “gentismo” a quella del “popolo” contro i “poteri forti”, fino alle storie delle proprie sofferenze per le “sfortune” patite nella vita, che gli impongono di sporcarsi mani e piedi per sopravvivere. A seguire l’odio e la svalutazione per tutto ciò che è proprio delle élite: cultura, titoli, competenze, denaro.

L’ignoranza nel suo sistema di pensiero diventa merito da esibire contro quei “professoroni” che, a suo dire, straparlano senza mai risolvere i problemi “della ggente”. Va da sé che il terreno scelto da questa umanità per vendicare tutte le proprie frustrazioni diventa la politica, affrontata con lo spirito sempliciotto del “che ci vuole?”
Privi di qualsiasi visione del futuro immaginano un mondo senza complessità. Anzi, bisognoso soltanto di risposte e verità semplici che pensano di avere già in tasca.
Temibili mine vaganti.
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