Il 2020 è stato un anno da dimenticare e credo ci abbia distratti anche dal ricordare alcuni importanti eventi caduti inevitabilmente nell’oblio. Tra questi, il centenario della nascita del grande scrittore ibleo Gesualdo Bufalino poteva essere un’occasione da non sprecare, in un anno ‘normale’. Così, noi di OLTREIMURI.BLOG, prima dello scoccare della mezzanotte del nuovo anno, abbiamo scelto di ricordarlo attraverso la magnifica penna dell’amica di famiglia la professoressa Grazia Dormiente.
di Grazia Dormiente
L’incontro con Gesualdo Bufalino fu mediato per me dall’amica Giovanna Leggio, moglie dello scrittore, che era mia collega nella scuola media vittoriese e mio riferimento affettivo negli anni in cui la nebbia del percorso stradale da Vittoria fino alla mia Modica mi costrinse a risiedere nell’indimenticata Via San Martino.
Un’amicizia che mi regalò pure le amabili conversazioni con il professor Bufalino. Lo ascoltavo rapita dal suo eloquio che intrecciava suggestioni letterarie e abbaglianti analogie, assecondate da intermezzi silenziosi che mi sollecitavano ad intuire il profondo legame tra il professore e la sua Giovanna. Custodisco come perla memoriale di quei lontani anni il suo confidenziale, e direi familiare, appellarmi come ‘guizzo del fuoco’, assimilato alla paterna fabbrilità: essere figli di fabbro ferraio.

Dal memorabile 1981, anno di pubblicazione del romanzo ‘Diceria dell’untore’, che Sciascia riuscì a liberare dal buio del cassetto e che la casa editrice Sellerio avvolse nelle copertine blu della collana “La memoria”, Gesualdo Bufalino avviò il suo fervore letterario e narrativo, affidando all’estrosa e anche ironica peripezia linguistica il catasto memoriale da cui ha saputo creare il suo originale codice espressivo.
Come non ricordare la lettera che lo stesso scrittore inviò da Comiso nel 1994 a Valeria Della Valle, curatrice del volume ‘Parola di Scrittore’ – La lingua della narrativa italiana degli anni Settanta a oggi (1997):
Gentile Signora, Le rispondo volentieri, anche se frettolosamente, riguardo al quesito proposto.
‘Nel solco della tradizione’ in verità mi sta stretto. Non che io mi consideri un rivoluzionario, penso piuttosto (credo d’accordo con Lei) che parole ‘tradizione’ e ‘avanguardia’ non siano memo aeree e ingannevoli delle parole ‘Destra’ e ‘Sinistra’ in politica. […] Quanto alla lingua […] rimando a quel che dico nel mio libretto sulle ironie linguistiche, aggiungendo che il registro alto mi è indispensabile per raggiungere una musica che altrimenti mi sfuggirebbe.

Dopo gli anni delle occasionali passeggiate vittoriesi ritrovai il caro professore e la moglie Giovanna a Modica, in occasione della presentazione di ‘Argo e il cieco’ ovvero i sogni della Memoria. La gioia della mia partecipazione fu scossa nel ritrovare l’amica Giovanna in difficoltà motorie a causa di un ictus. La abbracciai commossa nel gabinetto del Sindaco, dove lei mi attendeva prima di varcare insieme la soglia dell’affollata Aula Consiliare del Palazzo di Città, confidandomi che al suo Dino aveva chiesto espressamente il desiderio di rivedermi.
I ricordi impongono di non tacere sulle comprensioni empatiche che tessono inattese onde emotive. Come quelle provate a Chiaramonte Gulfi dove si svolse nel 1986 il convegno nazionale di studi su Serafino Amabile Guastella presieduto da Leonardo Sciascia, che già dai primi anni settanta del Novecento aveva intrapreso la riscoperta dell’opera guastelliana.
All’ingresso della sede convegnistica chiaramontana ritrovai Gesualdo Bufalino, che ancora una volta mi aiutò a superare la mia iniziale timidezza coinvolgendomi a conversare sull’allestimento del Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni popolari ‘S. A. Guastella’ realizzato a Modica e suggerendomi, da encomiabile tessitore di memoria, di soffermarmi sulla resa oggettuale del mondo contadino.
L’amico, il saggista, il romanziere e il poeta materializzarono nelle mie riflessioni il magma autobiografico e antropologico dell’incisiva scrittura bufaliniana, tesa a salvare la Sicilia dall’oblio deleterio e invasivo.
Per tale ragione l’iniziativa pozzallese negli anni novanta del Novecento ha scelto di invitare Bufalino per riflettere sul contributo che la letteratura siciliana ha versato nel mondo. La vita e la morte, il valore della memoria, i miti, il senso dei luoghi e i sentimenti dell’umanità costellano la passione bufaliniana per la parola, per ‘essere o riessere’ attraverso la sua nitida voce che riesce a intrecciare il tempo del vissuto e del pensato.Sento di dover aggiungere, per onestà intellettuale, la coincidenza non casuale della telefonata di un giornalista che mi comunicava la sera del 14 giugno 1996 la morte dell’amato amico scrittore, che poche ore prima, in qualità di consigliere provinciale, avevo citato in un comizio tenuto nella piazza pozzallese: ‘Il sonno è di destra, il sogno di sinistra… Votate per una lucida insonnia’. (Bluff di parole, 1994). Che strana è la vita!
Grazia Dormiente è nata a Modica ma vive a Pozzallo. Docente di materie letterarie e studiosa d’Etnoantropologia, nel 1972 ha ideato e realizzato, con l’Associazione Culturale S. A. Guastella di Modica, il Museo Ibleo delle Arti e Tradizioni Popolari, ubicato nel Palazzo dei Mercedari. Ha promosso e realizzato, con i fotografi Assenza di Pozzallo, l’archivio del ‘Gruppo Posallus’, documentazione fotografica e iconografica della storia della città e delle sue tradizioni cantieristiche e marittime. Direttore culturale del Consorzio Tutela del Cioccolato di Modica, ha condotto ricerche ed allestito il ‘Museo del Cioccolato di Modica’, inaugurato nel 2014 ed ospitato nel Palazzo della Cultura di Modica.
Tra le sue pubblicazioni: ‘Iblei come lavoro’, 1984; Il Museo delle Arti e Tradizioni popolari ‘S. A. Guastella’, 1986; ‘Pozzallo: città mediterranea’, 1991; ‘Alfabeto delle api, 2010; Giorgio La Pira’, 2011; ‘Modica storia del suo cioccolato’, 2015; ‘Quasimodo e La Pira: L’operaio dei sogni e l’operaio del Vangelo’, 2016; ‘Ibleide: Memorie e sguardi’, 2018.
foto di Massimo Assenza e Giuseppe Leone