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di Pippo Inghilterra 

Una mattina di giugno, salendo per una stradina segreta vicina al Largo della SS. Annunziata di Comiso, che conduce presso la scalinata dei Cappuccini, ho intravisto alcuni pilastri e uno spezzone di cornicione di una facciata, che sembravano sussurrarmi: qui c’era un grande palazzo della Città.

Particolare del pilastro del palazzo di via Papa Giovanni 123 a Comiso

La facciata del palazzo, a furia di modifiche e successivi riadattamenti, pare composto da parecchie fette di fabbriche accozzate a casaccio. Non esistono due finestre dello stesso disegno, né due facciate dello stesso colore, come la Villa degli Uzeda, al Belvedere.

Nella facciata ormai irriconoscibile solo i pilastri, posti ai limiti, ne stabiliscono la lunghezza e lo spezzone del cornicione ne segna l’altezza. Ma entrando e osservando, il palazzo rivela il suo corpo originario: le volte a crociera dei “dammusi” travalicano i confini delle particelle frazionate.

Palazzo Fianchino sulla stradina che porta alla scalinata dei Cappuccini, via Papa Giovanni 123 a Comiso.

Il palazzo si trova in via Regina Margherita, già Nuova Parrocchia, ora via Papa Giovanni 123. Un tempo, sicuramente, si affacciava sul bordo del Vallone Cucca e aveva un grande giardino nella parte posteriore.

Era il palazzo dell’architetto Francesco Fianchino (1826-1912), sposato con Donna Concetta Zanchi, figlia del Sindaco di Comiso Giuseppe Zanchi (altro personaggio emerso da un dagherrotipo di “Comiso ieri”, con un cappello di paglia di Firenze e un bastone di traverso sulle gambe).
Chissà chi e quanti hanno vissuto in quel palazzo sin dalla sua fondazione, com’era arredato, e di quali eventi è stato teatro.

Scalinata che porta al vecchio Ospedale Regina Margherita di Comiso, già Convento dei Cappuccini.

Purtroppo il vero volto di questo palazzo è andato perduto, la memoria della casa non esiste più, resta soltanto la memoria delle opere dell’architetto nella città.

Fianchino è noto per aver progettato e diretto i lavori, tra il 1864 e il 1867, del Mercato Casmeneo (ora Fondazione Bufalino), al tempo della sindacatura di Emanuele Calogero, e il Monastero di S. Giuseppe in Piazza Fonte Diana a Comiso, prima di essere demolito per realizzare il Municipio (i disegni sono andati dispersi).

Giuseppe Zanchi, Sindaco di Comiso. (da “Comiso ieri”, a cura di Gesualdo Bufalino. Sellerio, 1978)

Progettò il palco della banda musicale con “i lumi occorrenti” (1867);  il terzo ingresso del Mercato Casmeneo da Piazza Fonte Diana, prevedendo la demolizione di parte del Monastero di S. Giuseppe; i lavori nel Palazzo Comunale di Comiso (probabilmente intervenne nella progettazione della scalinata del Municipio); il “piano topografico del nuovo cimitero di Comiso” (1877); infine la cappella sepolcrale del Cav. Di Natale (1896) nel viale principale del locale cimitero (Il disegno acquarellato si trova in Archivio storico comune di Comiso).

Il Mercato Casmeneo (ora Fondazione Bufalino)

Intervenne anche nella progettazione della cupola della Matrice di Comiso (1886) “Architettando un grandioso progetto. Costruire una cupola più grande di quella di S. Giorgio da Ragusa e di quella della nostra Annunziata, con due volte e scala interna per andare nel Cupolino”. Progetto rimasto sulla carta a causa di controversie tecniche-politiche-parrocchiali, ma questa è tutta un’altra storia.
Fu anche nominato negli anni 1870-72 Architetto Comunale e fece parte della Commissione Edilizia.

Cupola dell’Annunziata di Comiso (1886)

Ancora una volta spirò a Comiso un’aria colta rinascimentale con influssi del Brunelleschi. E si sente tutt’ora dalla stradina dove abbiamo camminato la voce di questo palazzo a due piani, con un grande giardino, alberi di limoni, un gelsomino e una fontana di pietra nella parte posteriore. La dice lunga dei gusti di chi l’ha abitato. Le facciate dei palazzi prestigiosi sembrano raccontare la loro storia e percepire persino le nostre emozioni.

Particolare planimetria di Comiso del 1902 . Lo Slargo SS. Annunziata di Comiso, la via Regina Margherita, già Nuova Parrocchia e ora via Papa Giovanni.

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