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di Vito Castagna

L’estate procede placida verso Ferragosto. Questo giorno più che una festività è uno stato d’animo che alterna momenti gioiosi a sprazzi di malinconia. È l’acme della bella stagione e la sua caotica fine.  

Mi sono chiesto quale film potesse esprimere tutto questo. “Il sorpasso”, rispondo. Ma cosa potrei dire di nuovo? I critici hanno riversato fiumi di inchiostro riguardo al film interpretato dalla coppia Gassman/Trintignant, ambientato nel Ferragosto del ’62. Dopo un primo scoramento, ho trovato la soluzione. Faccio raccontare “Il sorpasso” dai suoi protagonisti*.

Jean-Luise Trintignant e Vittorio Gassman

Cominciamo col regista del film, Dino Risi: «La base (de Il sorpasso) era un’idea che mi era venuta dopo un viaggio con uno strano personaggio. Avrebbe dovuto essere interpretato da Sordi che però non volle farlo. […] abbiamo pensato a Gassman. È stata la prima volta che Gassman ha fatto un film comico con la sua faccia […] e bisognava vedere se la sua faccia poteva viaggiare sullo schermo in modo divertente». 

Il volto di Vittorio Gassman non avrebbe solo viaggiato ma avrebbe bucato quello schermo. L’attore si rese subito conto della sua ottima prova: «Nel Sorpasso credo di aver raggiunto la totale naturalezza. […] Avevo difficoltà enormi, complicate da una in particolare: che in fondo nella tipologia dei due personaggi io ero più vicino all’altro, cioè a un carattere più introverso. Invece lì ero obbligato a tirar fuori questa aggressività un po’ selvaggia che non ho. Abbiamo fatto il film in meno di sei settimane, giocando sempre, improvvisando». 

Catherine Spaak e Vittorio Gassman

Trovato il personaggio forte, bisognava scritturare un secondo protagonista più remissivo. La scelta cadde su Trintignant, ma Risi di primo acchito non ne era contento: «Tritignant me l’avevano offerto e non lo volevo, poi me lo hanno fatto conoscere ed era straordinario, perfetto per il ruolo». 

Ciò che più colpisce de Il sorpasso è la sua fedeltà alla realtà declinata in chiave comica. Ettore Scola, che collaborò alla sceneggiatura, ce ne dà una dimostrazione: «Il sorpasso è zeppo di osservazioni sulla realtà. Per esempio il pezzo in cui Gassman dice: “Se due astronavi si scontrano, chi paga?” lo avevamo scritto in seguito ad una notizia letta pochi giorni prima, che annunciava l’avvio di una branca di giurisprudenza spaziale». 

Jean-Louis Trintignant

Tutti si resero subito conto della portata del film. In chiave ironica e malinconica Risi aveva segnato il passaggio del nostro cinema dal neorealismo alla commedia italiana. Qualcuno si pentì di non aver partecipato a questa rivoluzione. Proprio Alberto Sordi, che si era rifiutato di girare Il sorpasso, dirà: «Quando hanno fatto Il Sorpasso non ci hanno avvertiti. Peccato.  È un film molto bello e mi è dispiaciuto molto non farlo. Ci fu l’idea di fare causa a De Laurentiis (produttore del film) e a Risi, ma poi lasciammo perdere». 

Purtroppo, chi è causa del suo male pianga se stesso…

*Le interviste qui riportate sono estratte da L’avventurosa storia del cinema italiano (1960-1969) a cura di F. Faldini e G. Fofi, Feltrinelli, 1981. 

L’ultimo articolo de “La Grafia del Cinema”: I basilischi si pietrificano senza battere le palpebre

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