di Redazione
L’ultimo capitolo del volume di Gesualdo Bufalino Il tempo in posa (1992) è dedicato alle fotografie amatoriali del Barone Corrado Melfi di Chiaramonte Gulfi, che ritraggono momenti famigliari e pose di alcuni amici e conoscenti. Testimonianza di una febbre o fregola di modernità che contagiò sul finire dell’ottocento possidenti e notabili delle città iblee, alle prese con cavalletti e macchine fotografiche a soffietto, acidi e artigianali camere oscure, collodio e lastre di vetro per trarre fuori le magiche pose. Per fermare l’attimo. O, come acutamente titola Bufalino, “il tempo in posa”.
Diversi gli intenti e gli auspici di chi nella nuova arte intravide una opportunità di lavoro e di guadagno: i fotografi professionisti, che impiantarono prima nelle grandi città e poi in ogni paese uno studio fotografico. Il campo di questa ricerca di Tony Vasile è la provincia di Ragusa – da metà ‘800 a metà secolo successivo – con i vari fotografi ambulanti o stanziali che approdarono nei paesi per esercitarvi l’arte fotografica, ma anche i tanti dilettanti che acquistarono macchina fotografica e kit per la stampa, cominciando a ritrarre familiari ed amici o momenti di vita sociale e politica oppure le esuberanti feste laiche e religiose.

La ricerca prevede un capitolo per ognuna delle dodici città che, dal 1927, formarono la nuova provincia di Ragusa. Un assaggio è arrivato con l’articolo – già pubblicato – dedicato a Santa Croce Camerina. Per domani, su oltreimuri.blog, un altro “estratto” dedicato ai fotografi professionisti (alcuni forestieri) e dilettanti che operarono a Chiaramonte Gulfi. Dal Cavaliere Raimondino Palermo che giunto, proveniente da Messina, a Vittoria vi stabilì la base da cui spaziare nei comuni iblei, e tra questi Chiaramonte (sono interessanti testimonianze antropologiche le grandi foto in posa relative alla celebre festa della Madonna di Gulfi con centinaia di volti immobili sull’obiettivo e le quinte sceniche di una città in espansione), agli emuli locali Bentivegna, Distefano, Landolina e Vargetto che assecondano le richieste ed esigenze della clientela, mentre la crisi avanza ed alcuni – come tanti altri artigiani – intraprendono il calvario dell’emigrazione verso le Americhe.

Torneranno, i più, carichi di esperienza e progetti ma troveranno ad attenderli la seconda crisi innescata della dittatura fascista e dalle conseguenti strettoie dell’autarchia. L’ambito della ricerca ha come sponda finale il secondo dopoguerra.
Nelle migliaia di immagini di volti e di avvenimenti scorre la storia di questa piccola comunità dell’entroterra ibleo: un atlante con tanti tasselli sociali, culturali, religiosi, politici ed economici. “Un autoritratto che ha comunque in sé rilevanza antropologica. Ma soprattutto, per alcuni di noi, fuori di ogni scienza, ha rilevanza affettiva” (Diego Mormorio: introduzione al citato, “Il tempo in posa”).

Per inciso, il Barone Melfi non comprò ne usò quel marchingegno magico con cui si fermava il tempo; fu suo figlio Vincenzo, il fotoamatore. Le foto pubblicate in fine al volume di Bufalino appartengono a lui. Mentre il padre Corrado è soggetto semmai, come tanti altri amici e notabili del paese sul monte. Questa è una chicca che scoprirete leggendo l’articolo di domani.