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di Redazione

Nella Cava della Misericordia c’erano numerosi mulini ad acqua. E vi abitavano diversi mugnai. La figlia di uno di loro, una notte, sognò gli spiriti che le svelavano il tesoro sepolto nella vicina chiesa della Madonna Bambina: a condizione però che ci andasse, a mezzogiorno in punto, con la sua amica del cuore che era la figlia di un altro mugnaio.

La ragazza andò a casa del Giummarra inteso Panzareda (l’altro mugnaio) e raccontò il sogno all’amica:

«Che ne dici, andiamo a prendere questa trovatura

«Perché no, quando dici tu, andiamo e la prendiamo»

Restarono intesi così.

Ma la figlia di Panzareda non riuscì a tenere il segreto per sé e raccontò tutto al padre:

«Sciocca! Perché non andarci solo noi, senza di lei?»

Detto fatto. Taci maci, padre e figlia, a mezzogiorno in punto si introdussero nella chiesa della Madonna Bambina e si impossessarono del tesoro senza far sapere nulla a colei che aveva avuto svelato in sogno luogo e rituale per entrarne in possesso.

Però mentre prendevano la trovatura comparve lo spirito, che disse al mugnaio: «Stai usando l’inganno, perciò non potrai goderne, anzi ti condanno a lavorare per sempre»

Ma della predizione dello spirito, il mugnaio si fece una risata. E si diede alla bella vita: addio lavoro!

Dovette, però, ricredersi subito. Perché di notte gli spiriti lo assalivano e lo riempivano di botte. Ogni notte. Sicché suo malgrado gli toccò ritornare al precedente duro lavoro senza godere della trovatura.

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Tommaso Riolo, Molino della cava di sopra in Ragusa, acquarello su carta,1844. Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Gabinetto di Disegni e Stampe

Restano solo alcuni dei numerosi mulini che utilizzavano le acque dei torrenti delle Cave di San Leonardo e Santa Domenica, cava Velardo e della Misericordia, a testimonianza di una “industria” attiva nella Ragusa dei secoli passati. A quel periodo si riferisce questo racconto popolare.

La chiesa della Madonna Bambina, meglio nota come Santa Maria dei Miracoli, sorge fuori dall’abitato di Ibla, appartata e immersa nel ruvido paesaggio; la chiusura al culto e lo stato di abbandono, da metà del secolo scorso, hanno accresciuto il suo fascino e l’alone di mistero che il popolo le ha connaturato. Sorse a metà Seicento a seguito del ritrovamento di un’icona della Madonna con Bambino e rimase incompiuta. Ma la sua originale struttura, a ottagono allungato, ha sempre suscitato curiosità nel popolo e interesse negli studiosi (che hanno ritrovato ascendenze nel barocco romano e berniniano). Merita una visita per la sua appartata ritrosia, per l’eleganza architettonica, per i grumi di vita che cela e racconta a chi vuole cercare o ascoltare.

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Ibla, Santa Maria dei Miracoli. Foto Giulio Lettica

Banner: Giulio Lettica. Il racconto della Trovatura della Banmmina si trova in: Giovanni Selvaggio, Cunti e Leggende di casa nostra, Ed. Il Gattopardo, Ragusa, 1991; (pagina 163).

 

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