di Christian Pancaro
Dopo un lungo periodo di astinenza, durato per tutta la stagione estiva, arriva nuovamente il momento di poter gustare le prelibatezze che il maiale ci dà. L’aromatico fumo si espande fino all’Autostrada A 19, dal borgo ameno di Altavilla Milicia (a 24 Km da Palermo) situato su una collina di fronte a un tratto del Mar Tirreno compreso tra Capo Zafferano e la Rocca di Cefalù. Visibile dall’autostrada, posto davanti la piazza del belvedere vi è un famoso santuario nel quale si venera un antico quadro raffigurante la Vergine Maria, seduta in trono col bambin Gesù sulle ginocchia, al lato San Francesco D’Assisi e ai piedi della Madonna un giovinetto. Secondo la storia, il quadro è stato commissionato dal Marchese Francesco Maria Beccadelli di Bologna, fondatore di un baglio nel XV sec. dove successivamente, nel 1623, sorgerà l’odierno paese e, probabilmente come dicono gli esperti, il quadro appartiene alla scuola di Giotto.
Invece, la leggenda ci dice che sia giunto in paese dal mare, portato da una nave di pirati saraceni che utilizzavano l’icona come coperchio di un barile. Allora gli abitanti del posto riuscirono a barattare il quadro conducendolo ad Altavilla su un carro di buoi. Ma, il 15 luglio del 1636, avverrà un fatto che legherà in maniera particolare la Madonna della Milicia con Palermo; mentre in città stava partendo la processione delle reliquie di Santa Rosalia, delle imbarcazioni piratesche furono avvistate al largo della città. Si temeva una terribile incursione ma i pirati non andarono in città bensì saccheggiarono diversi borghi della costa sud-orientale tra cui Altavilla. I pirati portarono via il quadro ma, dopo ripetuti tentavi, i “milicioti” (abitanti di Altavilla) riuscirono a strapparlo via dalle mani sacrileghe dei saraceni, i quali presi da rabbia oltraggiarono l’immagine con una scimitarra lasciando indelebile il segno del colpo.
I Palermitani videro nel sacrificio di Altavilla la salvezza di Palermo, ottenuta per intercessione della Vergine. È da quell’anno che i palermitani non mancano mai l’8 settembre alla festa della Madonna, facendo devoto pellegrinaggio, partendo dalla stazione ferroviaria del comune e salendo il sentiero che porta alla collina, spesse volte a piedi scalzi e con ceri in mano.
Nei giorni 6, 7 e 8 settembre il paesino si veste a festa tra luminarie, bancarelle di “turrunara” istoriate con scene cavalleresche che rammentano i carretti, poi le bancarelle di “calia” e “simenza” e, caratteristica di questa festa, le tante macellerie improvvisate in strada che vendono salsiccia, trinche e costate di maiale. La carne viene arrostita in tanti barbecue a cielo aperto che sorgono nelle traversine del corso principale dove una serie di tavoli vengono allestiti sotto un tappeto di lampadine e drappi, e gli avventori seggono ingurgitando, tra un “cadozzo” e l’altro, solenni insalate di pomodoro e cipolla calabrese innaffiate da tanto vino.
Per tre giorni sfila per il corso principale, trainato da tre pariglie di grossi buoi, il carro trionfale, una macchina scenica formata da una base in forma di scafo che si conclude con una torre, alta una decina di metri, in cima alla quale si trova una riproduzione del quadro della Madonna. Questo carro, nato probabilmente nella metà del sec. XIX per emulare quello più famoso di Palermo realizzato per il Festino, dal 1963 viene costruito da Giuseppe Abbinati collaborato da amici e parenti mentre i rivestimenti spettano al mastro “apparatore” Giovanni Gennaro. Sul carro prende posto la banda musicale che esegue, durante le soste, le marce sinfoniche, insieme ai membri del comitato organizzatore della festa. I primi due giorni il carro sale per il corso al tramonto, invece l’ultimo giorno – l’8 settembre – scende a mezzanotte illuminato da centinaia di lampadine elettriche.
Ma il momento più solenne è la processione del miracoloso e antichissimo quadro il pomeriggio di giorno 8. Dalle prime ore del mattino tantissimi pellegrini, provenienti dai paesi della provincia, convergono al Santuario della Madonna partecipando alle numerose messe che vi si celebrano e alla processione degli ex voto che si svolge a mezzogiorno. Alle ore 18:00 in punto il quadro viene staccato dall’altare, posto sul fercolo e quindi annunziato dallo sparo dei mortaretti e dei colpi a cannone, esce dalla chiesa portato a spalla dai confrati che per metà sono tutti palermitani e l’altra di milicioti. Giunta la processione nel corso, si svolge la tanto attesa e tradizionale “volata degli angeli” che consiste in due bambine, vestite da angioletti, che mediante l’ausilio di corde tese tra due balconi, volano fino alla Madonna dove cantano delle filastrocche in dialetto siciliano che inneggiano le storie e le leggende del quadro della vergine, il tutto coronato dal lancio di “calia” e fiori. La “volata” si svolge tre volte durante il percorso e, prima di rientrare in chiesa, il quadro viene voltato in direzione di Palermo, per benedire quella città che la Madonna ha protetto in quel lontano 1636, suggellando così la festa attesa da un anno dagli abitanti del posto che dopo gli immancabili fuochi d’artificio dovranno attendere un altr’anno per poter rivivere i magici giorni di festa.
Anche se questa ricorrenza segna la fine (o quasi) delle feste d’estate, in realtà contraddistingue l’inizio di una nuova stagione. Infatti, proprio in questa circostanza, viene consumata la carne di maiale, fuori stagione stando a un divieto di musulmana reminiscenza il quale vuole che la carne di maiale non si debba mangiare durante la stagione calda perché considerata pesante e quindi invernale. Per i palermitani veraci il consumo di questa carne va dall’8 dicembre (festa dell’Immacolata Concezione) al Carnevale. Ancora oggi, se andate ad Altavilla in questi giorni potete partecipare a questo rito, ma prima rendete omaggio alla Madonna che in anticipo vi perdonerà i peccati di gola che farete all’uscita del tempio. Nel segno della tradizione.
Le foto, che ritraggono alcuni momenti della festa, sono di Christian Pancaro.