di Ariane Deschamps
La mamma non si tocca. O forse sì. Queste due considerazioni che potrebbero sembrare banali e comuni non lo sono affatto. Un gioco di parole che ci mostra quanto ci sia ancora poco da scherzare sulla condizione femminile in Italia.
Trattasi del messaggio pubblicitario proposto da un famoso brand di preservativi per la promozione del nuovo prodotto di autoerotismo femminile.

L’azienda ha scelto l’occasione della festa della mamma per lanciare questa decisa provocazione.
L’immagine proposta è quella di una donna con gli occhi chiusi con un’evidente manifestazione di piacere sul volto. Dunque nessuna volgarità o indecenza estetica viene presentata allo spettatore.
Prontamente censurata la campagna pubblicitaria appena nata da non si sa ancora quale autorità pubblica visto e considerato che l’azienda ha deciso di non fornire nome e cognome del nemico.
La marca non si è arresa e per diffondere la propria verità ha scelto il passaparola delle persone.
In poche parole, basta che se ne parli purché se ne parli.
Non è facile proporre l’autoerotismo materno, prova ne sono state le innumerevoli contestazioni sui social da parte di chi ritiene il brand indelicato quasi al limite della perversione e chi incoraggia lo sdoganamento di quel che rimane ancora un tabù.

La figura materna sembra ancora sotto la cupola di vetro quando si accenna alla cura del proprio benessere attraverso una sessualità appagante fatta anche di autoerotismo.
Il motto del “si dice il peccato ma non il peccatore” vige sempre soprattutto quando si attinge alla consolidata eterea ed asessuata figura materna.
Nell’immaginario collettivo, erede di una cultura cattolica che propone ancora una scissione netta della donna tra santa o prostituta con difficili possibili sfumature tra queste due polarità, la madre sessuata fatica a posizionarsi.

Lo narrano le tante donne intervenute per prendere posizione affermando la loro difficile vita in quanto individuo sessuato poiché la società ribadisce in modo implicito che la loro nuova condizione presuppone annullamento di sé ed abnegazione.
Uno stereotipo che ha vita lunga e che difficilmente si riesce a scalfire. Nella nostra società moderna in cui sembra che regni lo sdoganamento di quasi tutto, la madre che si tocca fa ancora scandalo.
L’accostamento madre/sesso risulta inaccettabile e viene da chiedersi perché l’accostamento padre/sesso non produce simile fastidio. In quanto alla prole, potenziali destinatari della campagna pubblicitaria, seppure smentito dal brand, non sono così ipocrite o anacronistiche come i loro genitori.

Più informati delle generazioni precedenti, i figli sanno quel che il pudore impone loro di rispettare e non indagare.
È dunque tempo che la figura materna si possa toccare perché la donna possa uscire dalla sua condizione di solo madre in cui troppo spesso viene relegata.