di Giovanna Giallongo
Ci sono melodie che hanno il potere di farci viaggiare nel tempo. Esse stimolano la nostra immaginazione e ci vedono protagonisti di un passato intriso di eventi storici e culturali. Se tale melodia, poi, si accompagna alla passione per un paese molto lontano da noi e per il quale si nutre un intimo legame allora il gioco è fatto! Per questo oggi faremo quattro chiacchiere con Marcello Difranco, fondatore dei Tir Na Nog, band ragusana che reinterpreta la tradizione musicale e culturale di uno dei paesi più affascinanti del mondo. La Scozia!

Chi ascolta i Tir Na Nog non può non notare il forte legame con la cultura celtica. Cosa ti ha spinto a fondare una band simile?
Da piccolo ero affascinato dalle leggende nordiche e dalla narrativa fantasy medievaleggiante. Crescendo, capii che quel mondo magico si ispirava a popoli realmente esistiti (celti e vichinghi). Dopo molti viaggi nelle regioni dal passato celtico e un primo approccio con la musica, gli strumenti e il canto di quella tradizione, ho fondato nel 2006 uno dei primi e pochi gruppi di musica celtica in Sicilia nonché uno dei più longevi della provincia (17 anni) coinvolgendo altri musicisti che hanno sposato il progetto: i Tir Na Nog.
Ogni pezzo è legato all’altro al fine di raccontare una storia e di ricreare un’atmosfera. Sei tu la penna dei testi che cantate? Qual è la chiave di volta usata per la creazione e per l’interpretazione dei testi?
Esatto. La nostra scaletta invita il pubblico a viaggiare, attraverso la musica, nello spazio e nel tempo. Ogni brano, strumentale o cantato, ha sempre qualcosa da raccontare. Che sia una vicenda storica, un personaggio, un luogo, un sentimento o un sogno. Avendo rinnovato il nostro repertorio, nell’attuale scaletta proponiamo brani folk tradizionali con nostri arrangiamenti e brani inediti di nostra composizione di cui sono autore. La scrittura musicale è curata in collaborazione con Massimo Arena e Annett Augugliaro.
Alcune canzoni sono scritte e cantate in gaelico. Questa scelta proviene da studi conseguiti prima della nascita del gruppo o è stata sviluppata negli anni per ricreare atmosfere celticamente “originali”?
Si, abbiamo selezionato alcuni brani in lingua gaelica. Si tratta di un idioma che ha vissuto una fase di crisi seguita da una campagna di recupero avviata dai governi irlandese e scozzese. Oggi, ci si imbatte perfino in segnaletiche e cartelli in doppia lingua: inglese-gaelico. Avendo vissuto in Scozia, ho avuto modo di approcciarmi a questa lingua antichissima che, abbinata alle metriche e melodie celtiche, acquista una connotazione musicale unica.
La tua melodia è tanto forte quanto dolce, quella dolcezza tipicamente medievale che rievoca concetti e valori quali guerra, coraggio, patria, bellezza e amore. Questi possono essere considerati i concetti base di alcuni pezzi come Boadicea o Vercingetorix. Puoi parlarci dei personaggi a cui ti ispiri?
Dall’età classica al medioevo, la storia dei Celti è triste e nostalgica poiché racconta il dramma di un mondo sopraffatto da popoli invasori. É inevitabile, dunque, che personaggi del mito o di fantasia come Norma, Asterix e Obelix e Re Artù o condottieri come Vercingetorige, Boadicea e Calgaco, incarnino ideali di libertà e di identità culturale attraverso la loro ribellione all’oppressore.
Pochi mesi fa è uscito un vostro nuovo album. Vorresti rivelarci qualche curiosità?
Il caso ha voluto che sotto Mabon e Ostara, le due festività celtiche legate agli equinozi d’autunno e primavera, sia nato questo nostro secondo album intitolato Celtic Tales, uscito a marzo. Ogni melodia e testo hanno una storia da raccontare su personaggi, vicende storiche, paesaggi. Abbiamo scritto e composto testi e melodie giocando con metriche e tematiche celtiche affiancando i nostri inediti a una serie di brani tradizionali. Durante la fase di composizione e registrazione abbiamo voluto sperimentare apportando innovazioni sugli inediti nei quali non mancano sonorità celtic pop, celtic rock-metal, tribali e medioevali.