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di Vito Castagna

Sostiene Natale Pagano che trovare un nome adatto alla sua fondazione non sia stato facile. La soluzione più semplice, quella di fondazione Pagano, come omaggio al suo spirito imprenditoriale, era troppo dozzinale. Ma la risposta era a portata di mano.
Dopo averci rimuginato, Pagano prese l’acronimo della sua azienda, S.E.C.A, e gli diede un significato nuovo: Scripture Evolutio Cum Arte. Era il 2015. L’anno successivo, apriva i battenti il Museo della macchina per scrivere. 

L’imprenditore Natale Pagano

La sua gestazione nasce da una passione che ha le sue radici nell’esperienza olivettiana di Pagano. Infatti, per lungo tempo, egli è stato tecnico e poi commerciale nella celebre fabbrica di Ivrea.
Tornato a Trani per fondare una propria azienda, Pagano ha acquistato e collezionato senza posa macchine per scrivere stivandole nel suo museo privato. Parla con un certo distacco di quegli anni: “A volte si può star male anche per le cose belle. Trovare nuove macchine diventò per me un’ossessione”.

Eppure, precisa, non è mai stato geloso del suo patrimonio. La caccia per la ricerca di pezzi quasi introvabili, come la M1 prodotta nel 1907 da Camillo Olivetti, era destinata a raccontare la storia della scrittura meccanica a un pubblico più vasto.
L’incontro con Vittorio Sgarbi non ha fatto altro che dare una spinta maggiore a questo impulso di condivisione. La nascita del museo e la sua donazione alla cittadinanza tranese ne sono state una conseguenza.

Dal 2016, il S.E.C.A concepisce le macchine da scrivere come vere e proprie opere d’arte. Sotto la teca, ogni pezzo manifesta la sua architettura: tasti, leverismi e cinghiette sono sapientemente connessi fra loro e inseriti in corpi macchina abilmente lavorati e decorati.
Il percorso pensato per i visitatori affronta lo sviluppo dello strumento scrittorio nel tempo; le didascalie, poste sotto ogni pezzo, narrano ciò che è accaduto alla macchina stessa, nel tentativo di superare i tecnicismi e di far immergere in un racconto.

A beneficiarne sono soprattutto i più giovani. Sono numerosi i laboratori organizzati per le scolaresche nei quali i ragazzi vengono invitati a comporre i loro pensieri con l’utilizzo delle macchine per scrivere. Su questo aspetto, Pagano afferma: “Scrivere a macchina è un’emozione. Costringe alla concentrazione. E’ un antidoto contro la superficialità del nostro tempo”. 

Il patrimonio esposto e le attività ad esso correlate rappresentano un unicum per la nostra Penisola. Alla fondazione S.E.C.A e a Natale Pagano va il merito di aver creduto in questo progetto complesso. Affascinante come tutto ciò che richiede passione e sacrificio; affascinante come l’emozione che Pagano sa trasmettere quando parla dei pezzi che ha collezionato e amato.

Al Museo della macchina per scrivere il tempo si materializza nei suoi oggetti, si condensa in 700 opere artistiche che, fiduciose, attendono di essere scoperte.

Le immagini presenti in questo articolo, esclusa la prima, appartengono alla Fondazione S.E.C.A. 

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