di Giuseppe Cultrera
La Siciliana, Rivista Mensile illustrata di Storia, Archeologia e Folklore nasce nel novembre 1911 con un numero unico (oggi diremmo, numero 0). L’interesse suscitato dall’esperimento in uno con il reperimento di un nutrito numero di collaboratori e sostenitori, inducono il giovane fondatore e direttore Gaetano Gubernale (Avola 1887 – Siracusa 1953) ad avviare la pubblicazione del periodico. Un’impresa che appare, a molti, temeraria; tranne che al visionario venticinquenne avolese, tenace e audace nello stesso tempo, che completa il primo anno di pubblicazione – traguardo raggiunto di solito da poche testate – con appaganti consensi e sperticate lodi. E prosegue, fino al dicembre 1915 (e sono quattro anni!), allorché viene chiamato alle armi e, pertanto, costretto a una stasi. Riparte la rivista, a fine guerra, prima con un numero e poi altri due: altra pausa perché i tempi adesso sono difficili – socialmente, culturalmente e politicamente – ma di breve durata; dal gennaio 1924 ricomincia la pubblicazione a cadenza mensile, con vecchi collaboratori e nuovi intellettuali, fino al dicembre 1931.
Nei tredici volumi realizzati (i 12 fascicoli mensili erano destinati a essere rilegati, motivo per cui la numerazione delle pagine era annuale) troviamo un deposito monumentale di materiali storici, artistici ed etnoantropologici attinenti alla cultura siciliana, capaci di fornirci interessanti chiavi di lettura eterogenee. Oltre cento collaboratori – alcuni notevoli ricercatori o scrittori di fine Ottocento e primo Novecento – hanno riversato umori, segreti, curiosità e, perché no, anche minuzie dai cento angoli dell’isola del Sole. La Siciliana è stata, e continua a essere per chi vuole ancora sceverarla, un percorso dinamico e introspettivo nel continente Sicilia.

E se approccio e percorso potrebbero apparire provinciali o campanilistici, ricordo – prima di tutti a me stesso – che il progetto va contestualizzato nel tempo e nel luogo e va ricondotto a una temperie culturale di ingenuo e audace entusiasmo (dentro il quale ci furono manierato romanticismo e positivismo, decadentismo e futurismo, interventismo e pacifismo: anche se poi tutto finì, come sappiamo, annegato in tre ideologie totalitarie).
La Siciliana è, anche, un elegante prodotto editoriale. Merito certamente dello stampatore, la tipografia Zammit di Noto che, dal secondo numero, compose gli oltre 200 fascicoli della rivista, con sobria e raffinata mastrìa. “Apprendiamo – scrive il direttore Gubernale nel secondo numero – con vivo compiacimento che la Onorevole Giuria della Esposizione Internazionale di Torino ha conferito al nostro Tipografo Sig. Zammit Michelangelo la più alta onorificenza, Gran Diploma e Medaglia d’oro per lavori tipografici esposti”. Ci teneva a rimarcarlo, al colto e raffinato stuolo di lettori e collaboratori, il creatore e maggior sostenitore della rivista: un prodotto che non aveva nulla da invidiare – e per contenuti e per contenitore – alle numerose e, a volte, più note riviste dell’isola e d’Italia. Anzi “la rivista parve così interessante, che a di lei esempio, altre due ne sorsero con lo stesso programma in Girgenti e in Caltanissetta: la prima intitolata Akragas e la seconda Sicania”.

Personaggio originale questo intellettuale siciliano che sebbene provinciale concepisce una rivista di largo respiro, la crea, dirige e finanzia per un quarto di secolo e nel contempo pubblica decine di saggi – piccola parte di una mole considerevole, oggi presso la Biblioteca di Siracusa, frutto di ricerche storiche e archivistiche appassionate – ìdea una Accademia Siciliana “per la diffusione della cultura delle memorie che riguardano la Sicilia” e persino concepisce e realizza una sceneggiatura cinematografica (Dioniso, 1921). Ma non è il solo in quelle tempèrie socioeconomiche e culturali che agitavano l’inizio del secolo breve e che sarebbero sfociate in grandi invenzioni e progresso scientifico, ma pure in violenti conflitti – non a caso definiti mondiali – dentro cui le istanze etiche e culturali, compresse e insidiate, agitarono invano un diritto di primato morale. E restringendo l’ambito al mondo attorno al nostro, è facile identificarne molti fra i collaboratori o estimatori della rivista.
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Chi furono questi collaboratori li leggete nel frontespizio dei vari numeri della rivista. Tra i più noti Giuseppe Pitrè, Paolo Orsi, allora direttore del museo di Siracusa, Stefano Bottari, storico dell’arte e Angelo Fortunato Formìggini, originale intellettuale e editore modenese.
Del vasto stuolo di quelli meno noti citerò alcuni di coloro che firmarono gli articoli dei primi numeri della rivista.
Il medico Vito Graziano (Ciminna [Palermo] 1864 – 1942) descrisse alcuni aspetti etno-antropologici del suo comune, articoli che poi confluirono nella più impegnativa pubblicazione Canti e leggende, usi e costumi di Ciminna (1935).
Il comisano Antonino Catalano era un docente scolastico impegnato nella promozione sociale e culturale della sua area.

Sacerdote era invece Raffaele Flaccavento (Comiso 1870 – 1951) che si firmava con lo pseudonimo di Fulvio Stanganelli, usato poi in tutta la sua vasta produzione storica e scientifica. Il suo Fiore di proverbi comisani è anche un tributo alla ricerca demologica del Pitrè. Con uguale impegno e spirito di servizio fu bibliotecario e consigliere comunale. Scrisse Vicende storiche di Comiso antica e moderna, Catania, 1926.
Tra i primi e più attivi vi fu il barone chiaramontano Corrado Melfi (Chiaramonte Gulfi 1850 – 1940) già collaboratore dell’Archivio del Pitrè e di numerose altre riviste storiche o araldiche. Alla ricerca archeologica dedicò gran parte delle proprie energie e sostanze: dimostrò che il suo paesello era l’antica Acrilla, prima greca e poi romana, nelle Ricerche sulle antichità di Gulfi, Caltagirone, 1889 e Appendice alle antichità di Gulfi, ivi, 1891. Nei Cenni storici sulla città di Chiaramonte Gulfi (Ragusa,1912) raccontò le vicende della nuova città medievale e moderna.
Sebastiano Salamone è autore de La Sicilia intellettuale contemporanea (Galati, Catania 1909/1913), repertorio biobibliografico di autori siciliani; e di varie opere storiche sulla sua Augusta.
Giambattista Ferrigno (Castelvetrano 1862 – 1952) fu storico della sua città, autore di numerose monografie la più nota delle quali fu la Guida di Selinunte (Palermo, 1933) che ebbe molto successo e una cui sintesi uscì su La Siciliana nel numero 4 (aprile) del 1929 col titolo Palmosa Selinus.
Michele Alesso (Caltanissetta 1868 – 1922) “scrittore di demopsicologia e di storia municipale” autore, tra l’altro, de Il Giovedì Santo in Caltanissetta (1903). Diresse col Prof. Salvatore Raccuglia Sicania, rivista di storia archeologia e folklore.
Salvatore Raccuglia (Villafrati 1861-1918) docente, collaborò allo Archivio delle Tradizioni del Pitrè e fu autore di numerose pubblicazioni di argomento pedagogico, storico e di tradizioni popolari. Fondò le riviste Akragas (Agrigento,1912) e Sikania (Caltanissetta,1913).

Calogero Sajeva (Bivona AG 1876) notaio e contemporaneamente giornalista: “L’operosità di questo giovane letterato – dice un suo biografo – è semplicemente prodigiosa: dirige una rivista, compila un dizionario biografico, scrive da tre a quattro opere, collabora in molti giornali e riviste, redige per intero un giornale battagliero settimanale di Palermo e allo stesso tempo esercita la professione di notaio!”. Diresse La Favilla di Caltanissetta, Il caporal terribile di Palermo Vita ed arte di Agrigento; fondò la Casa Editrice Empedocle per la quale redasse una serie di saggi, dispense, biografie (interessanti un D’Annunzio e un F.T. Marinetti e il futurismo di visionaria modernità).
Esempio di intellettuale dinamico e poliedrico fu l’avvocato Carmelo Grassi (Motta Camastra (ME) 1872 – 1952) autore del poderoso Notizie storiche di Motta Camastra e della valle dell’Alcantara (4 voll.), Catania, Siracusa, 1905. Condirettore (1912) e poi direttore onorario de La Siciliana.
Sebastiano Pisano Baudo (Lentini 1845 – 1826), docente di italiano è autore della Storia di Lentini antica e moderna (2 voll.), Lentini, tip. Saluta 1898 – 1902.
Giuseppe Rametta Garofalo (Siracusa 1863 – 1916) fu musicista e docente, autore, tra l’altro, di una Storia di Siracusa e di un Saggio sui canti popolari siciliani, Roma, 1895. Direttore onorario de La Siciliana.
Giuseppe Russo (Girgenti 1849) dotto prelato, dantista, storico, linguista e demologo, produsse centinaia di opere eterogenee.

Il canonico Giuseppe Traina (Castronovo di Sicilia 1866) coniugò impegno sociale e ricerca storica nella sua comunità. Un esempio di moderna ricerca etno-antropologica è l’originale e sintetico Un primo e nuovo saggio di soprannomi.
Basilio Buontempo (Alcara Li Fusi (ME) 1860 – 1943) fu insegnante e direttore didattico. Interessante la sua autobiografia Vita di un educatore (1915).
Vincenzo Cannizzo era nativo di Licodia, fu archeologo ed allievo di Paolo Orsi. Tra le pubblicazioni Topografia archeologica di Licodia Eubea, Catania, N. Giannotta, 1909.
Antonino Navarra Bivona è autore della monografia Selinunte nella storia, nell’archeologia, nel folklore, Palermo, 1913.
Salvatore Pitruzzella (Naro 1886 – Palermo 1958) fu studioso d’arte e archeologia. Nel 1938 pubblicò Naro arte, storia, leggenda, archeologia.
Vincenzo Sardo (Castiglione 1871 – Catania 1953) di nobile famiglia si appassionò alla ricerca e agli studi storici. Interessante Castiglione citta demaniale e città feudale: sue vicende storiche attraverso i secoli, Palermo, Tip. Domenico Vena, 1910.
Giuseppe Messana D’Angelo (Alcamo 1895 – 1942) divenne poeta e scrittore di storie patrie. Fu uno dei più giovani collaboratori de La Siciliana.
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Sconosciamo perché, nel dicembre del ’31, La Siciliana cessò di colpo la pubblicazione. Probabilmente difficoltà economiche e stanchezza per l’impegno oneroso: essendo stato per tutto il percorso editoriale il Gubernale l’unico redattore, amministratore e curatore della rivista.
In un appunto autografo dell’amico e collaboratore barone Corrado Melfi (nell’ultima pagina dell’ultimo numero, nella propria copia) leggiamo a futura memoria: “Fin qui perché la Siciliana fallì e resta sospesa”. Il Melfi volendoci rendere edotti della interruzione del suo saggio a puntate Alcuni poeti vernacoli analfabeti chiaramontani dei secoli XVII, XVIII e XIX chiariva pure la repentina chiusura della rivista.
I problemi economici avevano accompagnato la difficile impresa del giovane studioso sin dai primi anni; spesso fu costretto a premettere un “Avviso ai morosi” ricordando ai distratti che “La Siciliana si pubblica col contributo degli abbonati perché non ha fondi riservati”. D’altronde i pochi benefattori e sostenitori da soli non permettevano neppure le spese di stampa (a quei tempi, al contrario d’oggi, parecchio onerose).

Difficoltà ancora presenti, al ritorno dalla guerra, tra interruzioni e riprese, mentre il giornalista editore avvicinava una cerchia di intellettuali che, come lui, avevano precipua la frequentazione e promozione della cultura, espressa in tutte le forme anche quelle più popolari, quali la ricerca folklorica o la storiografia municipale. Sempre premettendo il rapporto umano ai conti in rosso.
Così, il 6 gennaio 1931 scriveva all’amico Ottorino Gurrieri, anziano bibliotecario di Ragusa:
Non è assolutamente detto che, perché un decreto qualsiasi Le decurta il 12% o un altro lo manda a spasso – come Lei dice – per il raggiunto limite di 55 anni, e non le permettano quindi di potere distrarre £ 20 all’anno, io non debba mandarLe la rivista che Le sta a cuore.
Conosco da tempo la via del sacrificio e so trovare ben io le £ 20 per coprire il suo vuoto; ma “La Siciliana” non l’abbandonerà, specie ora che è entrata nel suo ventesimo anno di vita e che è nel punto di fondare una Accademia.
Sappiamo come andarono le cose da lì a poco…
Càpita di esser sconfitti da imprevisti eventi e allo stesso tempo vincere nel grande agone dell’umanità. Ai sognatori, spesso.
Alcune illustrazioni sono opera del pittore siciliano Roberto Rimini (1888-1971). Sono tratte dal sito: Roberto Rimini Official Website • © 2015 Giuseppe Maimone Editore