di Simona Canzonieri
Il libro scelto per la nostra “Pizza letteraria” del mese di luglio è stato “La Simmetria dei desideri” di Eshkol Nevo, romanzo ambientato a Tel Aviv e pubblicato nel 2007 che intreccia la storia di quattro amici d’infanzia ai mondiali di calcio. Come non succede spesso all’interno del nostro gruppo, il libro ha ottenuto un apprezzamento pressoché unanime: Nevo ci ha dimostrato che si può ancora scrivere di tematiche semplici come l’amicizia, senza perdere originalità e profondità.
Il romanzo ha un buon ritmo, tiene alta l’attenzione fino alla fine e la trama è costruita a dovere: tutti gli avvenimenti si susseguono e si incastrano a formare un quadro armonico. E l’armonia, o la simmetria, è proprio il tema di fondo del libro, tema che viene fuori attraverso una sorta di sfida lanciata dallo scrittore e dall’io narrante del libro, Yuval: è possibile creare armonia col materiale quotidiano di vite normali, quasi banali? È possibile creare armonia in un luogo fortemente disarmonico come Israele, terra logorata da infiniti conflitti?

La storia di un’amicizia come se ne vedono tante; il racconto di quattro vite normali, quasi banali: Churchill, il capo banda, ha una personalità magnetica e trascinante. Un uomo tutto cervello la cui promettente carriera d’avvocato viene compromessa da una sbandata emotiva. Ofir, il creativo del gruppo, stanco di sprecare il suo talento nel settore pubblicitario scappa in India a ritrovare se stesso. Amichai, è quello con le spalle larghe, il responsabile, con impiego sicuro, moglie e due figli già prima dei trentanni. E poi c’è Yuval, il disadattato, quello sempre fuori posto, impegnato ostinatamente a non muoversi dalla sua stagnante comfort zone, o almeno così sembra ad un’occhiata superficiale del personaggio.
E allora cosa c’è di interessante nel romanzo? Cosa fa empatizzare subito con Yuval, Ofir, Amichai o Churchill a seconda della personalità del lettore?
Forse il fatto che dietro al profilo standardizzato (l’intellettuale, il creativo, il dilegente e il depresso) i quattro amici mostrano, man mano che si va avanti nella lettura, personalità complesse, contraddittorie, reali e vicine all’esperienza di ognuno di noi. Yuval tra tutti, con la sua scrittura intima, quasi da diario segreto, sviscera le sue più recondite e inconfessabili debolezze con un onestà che pochi sanno avere verso se stessi. Yuval racconta, ad esempio, dei suoi sentimenti ambivalenti verso l’amico che gli ha rubato l’amore; e così noi tutti ci rendiamo conto che è ben possibile, amare e odiare una persona allo stesso tempo; provare invidia, rancore, compassione e tenerezza, tutto assieme. Perché in fondo solo nei racconti infantili o nei sogni le passioni vengono fuori nette, chiare e senza sfumature.

O forse a rendere il libro degno di lettura è il grande e potente messaggio sull’amicizia che sta dietro i racconti di Yuval: un’amicizia all’antica, tipica delle città di periferia come Haifa e non delle grandi città come Tel Aviv; una sorta di patto di sangue a seguito del quale qualsiasi cosa succeda e ovunque la vita ci porti, possiamo stare certi che il nostro amico sarà accanto a noi a sostenerci. Un accordo di mutuo soccorso che va oltre lo spazio e il tempo. In una società in cui le relazioni umane sono sempre più soggette all’evanescenza, allo sfaldamento, leggere la storia di una amicizia intensa, tra quattro amici di liceo diventati adulti fa bene al cuore.