di Vito Castagna
Marc Bloch, nato a Lione nel 1886, fu uno storico medievale francese.
Perché parlarne oggi?
Bloch non fu solo uno studioso, chiuso in un mondo di libri incartapecoriti e polvere, ma uomo del suo tempo. Attentissimo alle vicende politiche e sociali, prese parte sia alla prima guerra mondiale che al secondo conflitto. Combatté contro l’occupazione tedesca nella resistenza francese e morì fucilato e torturato il 16 marzo del 1944.
Ci troviamo di fronte ad un uomo partecipe del suo secolo da cui trasse ispirazione nei suoi lavori più significativi.
Mi preme porre l’attenzione sulla sua ultima opera: ‘L’Apologia della Storia’, uscita postuma ed incompleta. Qui analizza il concetto di storia, lo nobilita al pari delle discipline scientifiche e si sofferma sugli strumenti propri dell’indagine storiografica.

Quest’ultimo aspetto è quello più interessante. Lo strumento fondamentale dello storico è la fonte, scritta o materiale, data l’impossibilità di essere testimone diretto degli eventi. Bloch invita lo studioso a diventare vero e proprio investigatore, perché non tutto ciò che è scritto è vero, ma soggetto ad interpretazione.
Il mondo ci sembra pieno di informazioni che davanti al fruitore diventano spesso, erroneamente, verità assolute. L’esempio scritto nell’’Apologia’ però ci chiama a riflettere: se, interrogando due persone partecipi dello stesso evento, una di fianco all’altra, domandassimo cosa hanno visto, risponderebbero in maniera differente. Pur mantenendo invariato il principio primo dell’evento, avremo due diverse interpretazioni dell’accaduto, perché ognuna è frutto del proprio bagaglio culturale e sociale. Dove sta, allora, la verità?
L’insegnamento di Bloch è attuale proprio perché pone dei dubbi come elementi primi della conoscenza. Se tutto è frutto di interpretazioni, che sia una fonte storica, o un articolo di giornale o un dibattito politico o un post sui social, cos’è vero?
Le uniche armi a nostra disposizione sono quelle del pensiero critico, fondato sulle fonti più attendibili, e del postulato che le interpretazioni, pur non avendo valore univoco di verità, meritano un’analisi. Sta ad ognuno di noi accettarle o rifiutarle motivando la scelta.
