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di Giuseppe Cultrera

Passeggiando per le strette stradine del centro storico di Chiaramonte Gulfi ci si può imbattere nella via “Nicola Ragusa, architetto”. Chi era costui? A parte quella indicazione professionale, nella targa, la sua figura resta ai più sconosciuta.

Nicola Ragusa nacque il 31 gennaio 1825 da Mariano, cancelliere di pretura e da Giuseppa Maria Rizza casalinga. La non agiata condizione economica rischiava di tarpare le ali al giovane che si dimostrava sveglio e adatto agli studi. Così intervenne il decurionato (amministrazione) di Chiaramonte con una delibera di pensione annuale per il triennio 1842/45, onde permettergli di frequentare Ingegneria all’Università di Roma e laurearsi.

L’Archiginnasio della Sapienza sede degli studi di ingegneria nella Roma del tempo

In patria esercitò la professione di architetto con lodevoli risultati. Tra le opere più rappresentative il bel prospetto neoclassico della chiesa di S. Francesco (conosciuta meglio come l’Immacolata) accanto al convento convertito dopo l’unità d’Italia, in Municipio; il Teatro Comunale, nella parte terminale del Corso verso il Belvedere, mai completato e reso fruibile, anzi demolito nel 1954; molti edifici civili tra cui “la casa palazzata del Dr. Antonino Nicosia”, proprio accanto alla chiesa di S. Francesco e dirimpetto al Municipio.

Il bel prospetto neoclassico della chiesa di S. Francesco (conosciuta meglio come l’Immacolata)

Fu pure professore di belle lettere e matematica, amico del Guastella che dettò l’epitaffio, apposto nel suo ritratto ad olio, in occasione della prematura scomparsa nel 1874: “Nicola Ragusa architetto mirabile per temperanza d’ingegno, per artistico gusto e per affetti religiosi e sociali”.

Al di là delle usuali ed ampollose formule convenzionali, l’architetto Ragusa lasciò nei suoi concittadini realmente rimpianto e buon ricordo. Perché assieme al citato Guastella, al sacerdote pittore Gaetano Distefano e al medico Michelangelo Casì furono realmente filantropi e operatori attivi per l’istruzione e il soccorso morale delle classi meno abbienti e spesso più oppresse.

Il Teatro Comunale, sulla destra, mai completato e reso fruibile. Demolito nel 1954

Nel 1950 un suo nipote, il cancelliere Antonino Salerno da Monterosso, sollecitava al Sindaco di allora la dedicazione di una via all’illustre parente, proponendo di intitolargli la strada dove era nato e vissuto: la via Muraglia. Acconsentì l’Amministrazione Comunale, dedicandogli però una strada che sfociava nella via Muraglia, nei paraggi dell’abitazione (ereditata ed allora occupata dal canonico Luigi Salerno, nipote anche lui dell’architetto Ragusa, e celebre maestro di greco e latino per i figli dei chiaramontani più e meno abbienti).

a destra la “casa palazzata del Dr. Antonino Nicosia”, opera di Nicola Ragusa

Non credo dispiaccia, al colto architetto, l’ottima scelta dell’Amministrazione di allora di preservare il nome di un’antica e storica via (Muraglia) intitolandogliene una adiacente!

La via Nicola Ragusa Architetto oggi

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1 Comment

  1. Federico Guastella Reply

    Uno scritto fluido e piacevole a leggersi a tutela della memoria storica e dei bei personaggi che la costellano.

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