di Redazione
Per le elezioni? Due belle strisciate di foto tessera per otto protagonisti: Berlusconi, Meloni, Salvini, Letta. Conte, Renzi, Calenda, Bonino. Chissà le espressioni che farebbero se li mettessimo insieme nella cosiddetta Photomaton. Ripercorriamo, brevemente, la storia di questa rivoluzionaria invenzione. La prima macchina automatica fu installata a New York nel 1926, mentre il 20 giugno 1928 debuttano a Parigi ben cinque cabine.
Dobbiamo aspettare quasi 40 anni per trovarle in Italia. 1962, Galleria Alberto Sordi (ex Galleria Colonna) compare la nostra foto tessera automatica. La striscia verticale di 4 foto in bianco e nero costa 100 lire e il tempo di consegna è di 3 minuti. Per la stampa viene adottato un sistema di sviluppo diretto, cioè senza negativo, con un processo molto simile a quello manuale con bracci elettromeccanici rotanti, chiamati “carousel”, che immergevano la carta nei relativi processi di sviluppo, sbianca, fissaggio e risciacquo.
Con l’avvento del colore negli anni ’80, la società brevetta il processore T5 che utilizza dei rulli per far passare la striscia foto nei vari bagni chimici, eliminando così molti problemi di diffusione di sostanze chimiche e, contemporaneamente, stabilizzando la qualità del prodotto. Agli inizi degli anni ’90, le cabine fototessera vengono dotate dei primi computer e l’introduzione del formato 10×15 finisce per sostituire il classico formato.
Nella seconda parte degli anni ’90, con l’arrivo del digitale, le cabine fototessera vengono dotate di una nuova rivoluzionaria carta a “sublimazione termica” (o trasferimento termico) che determina il progressivo abbandono della tecnologia chimica. La tecnologia digitale permette alla società detentrice del brevetto in Italia di sviluppare un procedimento di riconoscimento facciale per la stampa di foto a norma ICAO, (International Civil Aviation Organization) valide per tutti i documenti di identità.
Le cabine fototessera vengono installate soprattutto nei luoghi pubblici e si attivano con l’inserimento di monete. Le cabine fotografiche tradizionalmente possedevano un sedile regolabile, progettato per la persona o le persone che dovevano essere fotografate disposte di fronte alla fotocamera. Quando si inseriscono monete si attiva il processo: la macchina scatterà una serie di fotografie, differenti o uguali fra loro. A volte, prima di ogni foto, la cabina fotografica produce un segnale, ad esempio una luce o un segnale acustico, per avvisare il cliente dello scatto imminente.
Dopo l’ultima immagine della serie (di solito tra 3 e 8) l’apparecchiatura inizia a sviluppare le copie fotografiche, prendendo alcuni minuti nelle vecchie cabine fotografiche analogiche, ora con la tecnologia digitale in molto meno tempo. La dimensione e la forma di queste impressioni variano in base alla configurazione della macchina o scelta dell’utente. I paesi con la più grande infrastruttura di cabine fotografiche sono Regno Unito, Giappone, Francia e Italia. Più di 9000 sono quelle installate in tutta Europa dalla società produttrice italiana che ha sede ad Ariccia.
A proposito, le foto dei nostri protagonisti che si contenderanno il ruolo di Presidente del Consiglio sono venute quasi tutte sfocate…