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di Giuseppe Schembari

Inventate negli anni del “boom economico” dalla Carrozzeria torinese Ghia, simpatiche e colorate, le “spiaggine” Jolly sono state un capolavoro della produzione fuoriserie su base delle piccole utilitarie Fiat. Quasi un paradosso per essere destinate soprattutto ad una clientela di ricchi magnati.

Geniale essere riusciti a ricavare da quelle vetturette economiche dei prestigiosi “giocattoli” per il mare (o il golf). Magari da imbarcare sugli yacht come piccoli mezzi d’appoggio a terra nelle località balneari più esclusive dell’epoca. Da Alassio a Forte dei Marmi, dalla Costa Azzurra a quella amalfitana o all’isola di Capri, non era per nulla raro incontrarne una con un nababbo alla guida. D’altra parte tale ruolo si dimostrava inadatto per le pesanti e ingombranti Ferrari, Rolls o Mercedes.

La Fiat 500 Jolly Ghia. In alto a sinistra il prototipo presentato al Salone di Torino del 1957 nel tipico colore ‘aragosta’. In basso a destra il faro grande ‘sealed beam’ per il mercato USA (foto Quattroruote)

Ghia decise di togliere tetto e porte alle utilitarie Fiat e li equipaggiò di originali sedili in vimini a prova di costumi bagnati, aggiungendo anche un tendalino per proteggersi dal sole. Per cercare di mascherare esteticamente la linea di taglio, il costruttore torinese dispose sul perimetro della carrozzeria dei tubi cromati (tipo “tientibene” delle imbarcazioni) e la stessa tipologia di tubi fu adottata anche per i paraurti. L’effetto finale fu quanto mai originale, spiritoso e piacevole, tanto da diventare un vero e proprio cult tra le auto fuoriserie di ogni tempo. Un oggetto di design che potrebbe stare bene anche in salotto.
Il prezzo fu quasi il doppio delle ordinarie vetturette Fiat dalle quali derivavano: 760 mila lire per la 600, 620 mila lire per la 500.

La Fiat 600 Jolly Ghia fu presentata nel 1958. Sopra un esemplare della prima serie, con i tubi cromati a nascondere esteticamente la linea di taglio e a fare da paraurti (foto Quattroruote – Automobilismo D’Epoca)

Il prototipo Jolly fu esposto per la prima volta al Salone dell’Automobile di Torino nel 1957 su base Fiat nuova 500. Il disegno lo si deve non a Mario Felice Boano, come qualcuno ha fantasticato, ma con ogni probabilità all’ing. Sergio Sartorelli. Nel 1958 debuttò la Jolly su base Fiat 600. Il successo fu immediato per entrambi i modelli, anche sul mercato nordamericano, dove rimasero in listino dal 1958 al 1961, montando i grandi fari “sealed beam” per l’omologazione negli USA (“frog-eye” per gli amici). Una parte di 600 Jolly furono anche utilizzate come taxi sull’isola di Catalina al largo di Los Angeles.

La prima produzione dei modelli Jolly fu la più ricca. La 600 aveva una calandra cromata e fregi vari (come la 500) che poi nel tempo persero sulla strada della semplificazione e del risparmio. Anche il profilo del taglio della carrozzeria cambiò nella produzione successiva. I sedili di vimini diventarono di plastica e i tubi cromati sparirono quasi del tutto.
Difficile dire con esattezza quante ne furono costruite in totale. Si pensa siano state circa 400.

Le fiat 500 Jolly Ghia semplificate, più economiche, senza quegli orpelli che impreziosivano la prima produzione. In particolare il modello in basso è sul pianale della 500 Giardiniera (1961) (foto Automobilismo D’Epoca)

Un capitolo a parte meriterebbe la Jolly Ghia su base Fiat 600 Multipla, sei posti con sedili posteriori contrapposti, costruite appositamente per l’Expo Italia di Torino del 1961 (il cui prototipo fu presentato al Salone di Ginevra nel 1959). Auto che il sottoscritto stesso ha avuto la fortuna di restaurare e possedere per diversi anni. Sulla base di una ricostruzione fotografica, sembra ne siano state allestite soltanto una trentina all’epoca e oggi ne rimarrebbero meno di una decina. Tutte immatricolate nel 1961. Tutte targate di fila “TO 375…”. Tutte dello stesso colore “verde acqua” e prima proprietà “Rimesse Fiat”.

La Fiat 600 Multipla Jolly Ghia, la più rara delle Jolly. Ne furono costruite una trentina per L’Expo di Torino del 1961.  Questo esemplare, in particolare, conserva le coppe delle ruote originali e una rara calandra after market
Un’immagine storica dell’Expo di Torino del 1961 con tutta la produzione Fiat 600 Multipla Jolly davanti all’ingresso con i loro autisti

Tra gli acquirenti della “spiaggina” non poteva mancare Gianni Agnelli, per il suo leggendario yacht “Agneta”. Per l’esattezza la sua fu una delle due “Eden Rock” (1956), costruite da Pininfarina su base Fiat 600 Multipla, con diversi riferimenti stilistici al mito dei motoscafi Riva (battuta all’asta a Pebble Beach, nel 2015, per 660.000 dollari). Altre “spiaggine” o “nautiche” sullo stesso pianale della Multipla, in piccolissimi numeri, furono carrozzate da Vignale (1957), Boano (1957) e Fissore (“Marinella” 1960). Poi Michelotti (“Shellette” 1966) ma su pianale Fiat 850.
Possedere una ricercatissima ‘spiaggina’ è un segno distintivo per qualsiasi importante collezionista e le quotazioni di un raro esemplare originale (falsi ce ne stanno tanti, troppi…) raggiungono, oggi, prezzi molto significativi.

Pininfarina allestì due ‘spiaggine’ Eden Rock su pianale della Fiat 600 Multipla, impreziosita da inserti in Mogano in ossequio al mito dei prestigiosi motoscafi Riva. Una delle due prodotte è appartenuta all’avv. Agnelli (foto Quattroruote)
La ‘spiaggina’ allestita dalla Carrozzeria Vignale (1957) (foto Quattroruote)
La ‘spiaggina’ allestita dalla Carrozzeria Boano (1957) (foto Quattroruote)
La Shellette di Michelotti del 1966 su pianale Fiat 850. Fu costruita in più di 80 esemplari (foto Automobilismo D’Epoca)

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