di Redazione
Dopo la recensione della biografia di Lucio Dalla scritta da Assante e Castaldo, avevamo promesso di scoprire se e come è mutato il rapporto con i libri. Insomma, sta cambiando il modo di leggere? O si è già trasformato? Anni addietro un pezzo di Martino Pietropoli su medium.com, gettò un sasso nello stagno e segnò una serie di cerchi concentrici che sono arrivati ai giorni nostri.

Pietropoli, laureato in Architettura, all’attività professionale unisce le passioni per la fotografia, la grafica e la scrittura fondando e dirigendo molte riviste online che si occupano di questi temi. Un vero addetto ai lavori che in quell’articolo così esordiva:
“Per me il comodino ha sempre avuto una duplice funzione: un luogo in cui infilare i libri che leggevo e un luogo in cui albergavano parte dei miei sensi di colpa: ogni libro iniziato e non finito oppure ogni libro comprato e mai iniziato se ne stavano accatastati e mi guardavano accigliati ogni sera. Perché non mi leggi? Perché scegli lui e non me? Non ti piaccio forse?
Poi è arrivata la rete e con lei gli hyperlink, Wikipedia, l’Era dell’Abbondanza: informazioni ovunque, collegate fra di loro o da cercare, a volte seguendo un filo invisibile, a volte da trovare casualmente. Come ci si poteva fermare di fronte a tutta quella roba? Son passati ormai più di 20 anni e io non son ancora riuscito a farlo”
Un grande attacco che stuzzicava l’attenzione e stimolava già un contrastare dì idee. Il web era il bene o il male? L’interpretazione è come sempre soggettiva e merita più di una riflessione. L’architetto prosegue in maniera decisa:
“Eppure se rifletto e penso a quanto e cosa leggo oggi non posso dire di leggere di meno. Non misuro quello che leggo o quanto leggo, ma onestamente non credo di leggere di meno di una volta. Anzi: credo di leggere di più, molto di più. Non è che leggiamo di meno. È che leggiamo diversamente.
La mia tesi — che è poi squisitamente empirica e basata su dati di fatto raccolti da me e solo analizzando me stesso — è che leggiamo diversamente e forse di più di una volta. La quantità di articoli, di frammenti, di parti di testo, di immagini e di notizie che ogni giorno i nostri occhi sondano e il nostro cervello processa è gigantesca. Sia riferita a quanto facevamo qualche decennio fa, sia in termini assoluti. L’accesso alla conoscenza dell’uomo contemporaneo è teoricamente illimitato. Una volta aveva un limite: l’accesso stesso, che si esplicava nell’acquisto di un libro, nel prestito presso una biblioteca, nel passaparola, nella lezione scolastica o universitaria”
Ecco quindi il fulcro del discorso: leggere diversamente. Ebbene, proprio così, un tempo, sfogliare le fragranti pagine di un libro era l’unica fonte. Se volevi essere curioso si procedeva verso l’enciclopedia o addirittura verso la biblioteca o se lavorarvi in un gruppo editoriale, facevi un giro in archivio per prendere in esame tutto quello che si trovata sull’argomento o sul personaggio in essere.
Oggi le dinamiche sono cambiate e di parecchio. Accantonato per un istante il libro, s’impugna l’iPad come un pozzo d’informazioni e si parte all’avventura nell’oceano della conoscenza.
Assante e Castaldo, in Lucio Dalla, raccontano la genesi della canzone Caruso. Banalmente si ascoltano, come sottofondo, quelle struggenti note. Poi si passa ai rapporti con i parolieri-poeti ed eccoci catapultati nella Bologna intellettuale di Roberto Roversi.
Si approfondiscono versanti sconosciuti e ci arricchiamo di nozioni che non avremmo mai avuto modo di esplorare. Le collaborazioni con De Gregori, Morandi e Venditti? Niente di più appassionante e interessante nel raccogliere nozioni ed emozioni di un tempo lontano. E infine notizie sul testamento e le ricchezze lasciate dal cantautore bolognese che non si sono ancora del tutto chiarite.
Una lettura così è onnivora, continuamente stimolante e inopinatamente più divertente. Certo, la durata di un volume si moltiplica, ma volete mettere quanto sia più piacevole prolungare il sapore di un frutto che sazia e disseta la nostra ignoranza? La risposta la troverete, forse nella prossima pagina del libro che più tardi o stasera leggerete.
Quindi la sagace conclusione del pezzo di Pietropoli, non potrebbe essere più esplicita:
“Il lettore contemporaneo, quello che legge più in rete — su un computer o su uno smartphone — ha di fronte a sé un mare infinito di informazioni. Di personaggi, di trame, di tesi e di antitesi. Di verità e di fandonie. È un panorama eccitante ed esaltante tanto quanto è frustrante e annichilente. Perché un libro ha un inizio e una fine e una volta completato chiude una parentesi. Ma un mare non ha limiti o se ci sono sono infiniti. Oggi non c’è limite alla conoscenza: è esaltante e sconfortante allo stesso tempo.
Ma con questa realtà dobbiamo prendere le misure: finalmente la conoscenza è democratica e facilmente accessibile, finalmente le soglie di accesso alla cultura si sono abbassate fino quasi a scomparire.
È un panorama nuovo e sconosciuto, inimmaginabile fino a qualche decennio fa, ma esiste ed è reale.
Le più grandi scoperte son state fatte per caso: l’America su tutte. Colombo pensava di aver trovato le Indie ed era incappato in una terra di mezzo di cui nessuno sospettava l’esistenza. Ecco: non ho risposte. Forse la Lettura Contemporanea e la forma che questa ha assunto si scopriranno casualmente, navigando in un mare tracciato da mappe vecchie e incomplete. Che non considerano e non sospettano dell’esistenza di terre che ancora non conosciamo”.
La conoscenza dell’ignoto oggi ci fa meno paura, ci aiuta forse un nuovo modo di leggere.