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di Giuseppe Cultrera

Leggo (e mi fa piacere condividere) una riflessione del mio amico Paolo Bozzaro:

Non avrei mai immaginato che la mia Olivetti “Lettera 32” – erede e cugina della mitica “Lettera 22” – avrebbe sfidato il tempo e rivali, allora non immaginabili, per restituirmi il sottile piacere di poter sbagliare tasto e di lasciare sul foglio il segno indelebile dell’errore: una ‘n’ al posto della ‘m’, una ‘t’ al posto della ‘r’… Dover tornare indietro e ribatterci su, era un microsegnale della fallibilità umana una mini-frustrazione non solo estetica, utile allo spirito, costretto in tal modo a riconoscere l’imperfezione di qualunque testo, anche di quello più poetico e sublime…

Oggi il PC ci permette di sfornare grafiche perfette in caratteri intercambiabili e stili sofisticati, formattabili e impaginabili all’infinto. La rapidità con la quale lo sguardo può scivolare, sorvolare, planare su queste superfici perfette di segni e di parole è così leggera che non si avverte l’esistenza di un mondo sotto la superficie….

Senso di economia e apprezzamento del rigore spinsero i progettisti a non inserire i tasti dello 0 e dell’1, digitabili il primo con la ‘O’ maiuscola e il secondo con la ‘i’ minuscola!

olivetti lettera 32 e 22

Anch’io, giorni fa ho rispolverato la mia Lettera 22: reperto di memorie, progetti, sogni. Messaggera di un tempo che sembra lontanissimo. Ma con un suo fascino sottile e misterioso. L’ho messa in bella mostra su una consolle, così che la incontri più volte nel corso del giorno o della settimana.

Il nastro bicolore si è rinsecchito: ma è sempre pronto. Sono io, adesso, che non ho voglia di imprimere le traballanti – imperfette – lettere sul foglio bianco.

Banner: Progetto di Marcello Nizzoli per Olivetti, 1950.

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