di L’Alieno
L’evoluzione post-verità dell’intellettuale di provincia prevede una social-ità che arriva a ripudiare persino lo snobbismo tipico dei bei tempi andati, quando si poteva vivere nelle torri d’avorio e guardare il mondo dall’alto di un ineffabile complesso di superiorità, anche morale (trattandosi di esemplari di sinistra).
Appaiono lontani i tempi in cui si poteva pretendere di essere rigorosamente richiesti e presentati in quasi tutti gli eventi socio-culturali della città, sagre paesane incluse. E desiderare che il proprio pomposo curriculum potesse essere solennemente declamato ai presenti.

Nell’era liquida post-verità è cambiato tutto. L’intellettuale di paese è stato costretto a scendere mestamente dalla sua piccola torre (d’avorio) per piegarsi all’esigenza di auto-promuoversi su Facebook con una pagina-vetrina. Pena l’emarginazione. Qui si è ridotto ad elemosinare un compassionevole “like” agli amici e conoscenti e ha trovato spazio per declamare da sé (sic!) il proprio curriculum. A seguire la mostra delle proprie fatiche letterarie: libercoli di nessuna importanza pubblicati a proprie spese, giornaletti che parlano di lui o dove lui disserta di piccoli e grandi sistemi. Oltre alle immancabili perle di saggezza dispensate negli “stati di fb”. Nulla di memorabile.

Non mancano nemmeno i selfie in cui il soggetto (rimasto intimamente snob) si sforza di apparire simpatico e casual alla ciurma dei navigatori social, ostentando tirati sorrisi. È il prezzo da pagare per continuare a dichiarare la propria esistenza tra una baraonda di personaggi simili e in cerca d’autore.
Nella peggiorata autoreferenzialità ha poi esacerbato l’irriverenza e l’odio verso il potere, quale esso sia, arrivando a sfiorare posizioni quasi “no-tutto”, contro il mito del “pensiero unico” e in una logica di post-verità o, per meglio dire, “oltre” la verità. Diventando lui stesso parte di quei processi di disinformazione che intenderebbe combattere.
Ovvio che dal conteggio dei “like” si misurerà il suo personale successo.