ovvero
Sogno o son desto?
di Giulia Cultrera
Eliminare in modo permanente un ricordo doloroso, superare con estrema facilità un evento traumatico. Chiunque, almeno una volta nella vita, ha desiderato che esistesse un modo per farlo.
In genere si tende a seppellire il dolore e a negare il problema. Esattamente ciò che fanno i protagonisti di Maniac cadendo in una spirale depressiva per non affrontare i propri traumi. Un perenne senso di colpa e di inadeguatezza che rimane latente e condiziona le loro dinamiche relazionali.
La serie affronta questa tematica, proponendo una soluzione surreale: un progetto sperimentale per ricostruire la mente umana in tre fasi, allo scopo di “sradicare tutte le inutili e inefficaci forme di sofferenza umana per sempre”. Evolversi per superare il dolore.
Non manca un velo di paradosso e di sottile ironia che accompagna e influenza l’intera narrazione: una terapia gestita da un’intelligenza artificiale – degna discendente di Hal 9000 – che manifesta emozioni e sentimenti umani più che i propri creatori, rappresentati come freddi e distaccati calcolatori.
Maniac mostra le fragilità umane, concentrandosi sulle conseguenze dei traumi irrisolti e mai superati. Il tutto in una cornice anni ’80 con elementi avveniristici che rimandano a un mondo distopico caratterizzato da un forte rapporto di dipendenza uomo-macchina.
La serie si basa sull’importanza delle connessioni umane: che si tratti di predestinazione o di casualità dovuta alla difficile elaborazione del lutto da parte di un’emotiva intelligenza artificiale, i due protagonisti rimangono indissolubilmente collegati durante tutto il test sperimentale. Soltanto in questo modo sono in grado di superare i traumi: si supportano, si feriscono, si stimolano a vicenda.
Addentrandosi nell’ultima puntata si fa sempre più fatica a riconoscere il confine tra finzione e realtà, mostrando come spesso sono i nostri pensieri e le nostre sensazioni a influenzare e a definire la visione del mondo che abbiamo. Ciò che vediamo è accaduto davvero o si tratta di una proiezione delle aspirazioni dei protagonisti?
Maniac ci lascia volutamente con un finale aperto che si ispira a Inception, con tanto di apparizione conclusiva dei totem legati ai personaggi: ciò che accade è reale o ci troviamo dentro una simulazione?