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di Federico Guastella

A quanto pare non ci sono prove sull’appartenenza del Barone Corrado Arezzo alla Massoneria, ma non c’è dubbio che nel parco del cosiddetto castello di Donnafugata si scorge un itinerario esoterico, da leggersi come un ottimo strumento per svolgere un percorso interiore. Ragusano di nascita (1824-1895), figlio del Barone Francesco e di Vincenza De Spucches, ricevette una rigorosa educazione familiare. A Palermo studiò presso i Padri Filippini: lesse i classici, apprese la storia, studiò il francese, il tedesco e anche l’inglese. Coltivò la passione per la botanica e nella capitale siciliana ebbe modo di manifestare le sue idee politiche, partecipando alla rivoluzione del 1848 e stampando e dirigendo il giornale “Il Gatto”, titolo che alludeva alla lotta contro i “sorci” borbonici. Potremmo dirlo un foglio combattivo e ricco di commenti politici oltre che di osservazioni satiriche mordaci dirette ai nostalgici del regime borbonico e spesso anche agli esponenti liberali.

Il Barone Corrado Arezzo De Spucches (1824-1895)

A 24 anni era stato rappresentante di Ragusa al Parlamento siciliano. In seguito al fallimento della rivoluzione curò i beni di famiglia e collaborò col padre nella realizzazione di una filanda (1854), in cui furono impiegati cinquanta operai. Deputato eletto nel collegio di Vizzini (7 aprile 1861) e dopo Senatore per censo (1865), fu sicuramente un personaggio che riuniva in sé le qualità di aristocratico agrario, qualificato esponente dell’aristocrazia liberale ragusana, e di patriota liberale.

La raffinata formazione lo indusse a dare vita e spazi agli interventi eclettici di diversi stili nel castello di Donnafugata: il neoclassico sposato al gotico-veneziano, i torrioni di gusto tardo-rinascimentale, le immagini tipiche della cultura egizia all’inizio e alla fine della magnifica scalinata che conduce al piano del terrazzo, le merlature riecheggianti il fascino della lontana tradizione medioevale. Nel vasto parco di circa otto ettari, cosparso di viali bene articolati e di vegetazione – dai ficus secolari alle cactacee nei pressi delle fontane -, ci si immerge in un clima di serenità bucolica.

Il castello di Donnafugata (foto da esplorasicilia.com)

Qui Corrado Arezzo trascorreva con la famiglia e gli amici il periodo della villeggiatura estiva, trasferendosi nel palazzo di Ragusa Ibla per il rimanente periodo dell’anno. La simpatia per la Massoneria potrebbe essere avvalorata dagli elementi simbolici qua e là sparsi nel parco. I luoghi rivelano infatti segnali di un percorso iniziatico. Le grotte, con stalattiti, simboleggiano il ctonio in cui ha origine la meditazione, mentre il labirinto è l’espressione di percorsi esistenziali in cui ci si può perdere o ritrovare. Altro elemento della simbologia massonica è il tempietto neoclassico a pianta circolare che, posto sulla montagnola sovrastante le grotte, ha la cupola sostenuta da otto colonne e con l’affresco della volta celeste.

Vista di parte del parco del castello (foto da paesionline.it)

È possibile poi cogliere la pensosità di fronte ai destini eterni, nonché la propensione a meditare non senza la malinconica certezza della precarietà della vita, nella parte più ombrosa del giardino, a nord-ovest, in cui si osservano alcuni avelli di foscoliana memoria, circondati da cipressi. Non a caso Ugo Foscolo fu Massone che sedette tra le colonne della stessa Loggia di Vincenzo Monti, la Reale Amalia Augusta all’Oriente di Brescia. E di sicuro la sua poetica intrisa di simbolismi dovette essere familiare ai massoni iblei: vale la pena di ricordare l’opera “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, romanzo in forma epistolare, dove il Sole è definito “ministro maggiore della natura”; accennando al carme “Dei Sepolcri” non sfugge la presenza di una visione religiosamente laica sorretta da un’armonia naturale tanto sacrale; significativo peraltro il valore assegnato al vate, all’eroe che educa alla libertà di scelta contrapposta al fanatismo del pensiero unico.

Il poeta Ugo Foscolo (1778-1827)

L’atteggiamento meditativo del Barone Arezzo lo ritroviamo nel suo volumetto di poesie comprendente cinque componimenti (in “Alcuni versi”) e diciannove sonetti (in “Voci dell’anima”), raccolti col titolo “Alcuni versi”, pubblicato dalla tipografia e legatoria Clamis e Roberti in Palermo nel 1861: un momento quanto mai incandescente nella storia della Sicilia, all’indomani, si può dire dello sbarco dei Mille, e che Tomasi di Lampedusa ha scelto come tempo storico del Gattopardo.

Merita di essere ricordata la poesia “L’Armonia” che, scritta in endecasillabi, canta l’incanto dell’eden prima della caduta, causa dei mali del mondo. Personaggio, dunque, molto in vista ed influente nella vita politica ed economica del circondario: difatti dagli anni ‘70 fino al 1881 fu sindaco di Ragusa Ibla. Dalla fine dell’800 la Massoneria iblea non rimase avulsa dagli eventi nazionali. D’altronde non se ne può parlare senza tenere conto del fatto che la crescita sia stata interrotta dall’avventura totalitaria che impedì la manifestazione del libero pensiero.

Dal 1908-1910 si era verificata una scissione nel Grande Oriente d’Italia che aveva dato vita a una nuova obbedienza di rito scozzese: la Gran Loggia d’Italia (di Piazza del Gesù). Poi, un ulteriore indebolimento. Sul versante politico furono le posizioni massimaliste che, nel 1914 (nell’ultimo congresso prima della guerra), decretarono l’incompatibilità fra l’appartenenza alla massoneria e quella al Partito socialista. Presentò e votò la mozione Benito Mussolini. Peraltro, il 1919 vide la nascita di un partito cattolico che da subito diventò fortissimo. Osteggiata su due fronti, alla massoneria venne così meno il supporto socialista, determinante nell’età giolittiana.

La sede nazionale della Gran loggia d’Italia

Nel febbraio 1923 il Gran Consiglio del Partito Nazionale Fascista deliberò l’incompatibilità tra l’appartenenza a quel partito e alla Massoneria e dopo il 1923 cominciarono le persecuzioni da parte del regime fascista. Leggi liberticide furono quelle del 1925-26 che definitivamente abolirono le associazioni massoniche, mettendole al bando e costringendo all’esilio numerosi Liberi Muratori, unitamente a politici dello schieramento democratico.

In un clima incandescente dominato dall’arroganza è ormai noto il discorso di Antonio Gramsci pronunciato alla Camera contro la legge fascista del 26 novembre del 1925, orientata all’abolizione della Libera Muratoria, bene accolta dal Vaticano cui premeva la codificazione dei Patti Lateranensi avvenuti nel 1929. Si deve al leader comunista, Gramsci, una netta e decisa presa di posizione manifestata con il suo intervento del 16 maggio 1925.

Antonio Gramsci (1891-1937)

Pur non trattandosi di un discorso a difesa della Massoneria, e non poteva essere diversamente date le direttive impartite dall’Internazionale comunista, con molta onestà e dignità intellettuale ne riconobbe il ruolo con una affermazione che vale la pena di riportare: “dato il modo con cui si è costituita l’Italia in unità, data la debolezza iniziale della borghesia capitalistica italiana, la massoneria è stata l’unico partito reale ed efficiente che la classe borghese ha avuto per lungo tempo”.

La partenza dei Mille da Quarto. Giuseppe Garibaldi fu un massone

In altre parole, la Massoneria, vista come la prosecuzione della cultura illuministica, fu ritenuta l’asse portante delle forze democratiche del risorgimento italiano. In un certo periodo tutte le forze della democrazia si allearono e la Massoneria divenne il perno di tale alleanza per arginare le pretese e i pericoli del clericalismo, e questo periodo finì con lo svilupparsi delle forze operaie. Diventò poi il bersaglio dei moderati, che evidentemente speravano di conquistare così almeno una parte delle forze cattoliche specialmente giovanili.

Circoli e salotti illuministi (Gabriel Lemonnier – Salotto di Madame Geoffrin)

Gramsci enunciava in poche, semplici parole, la tesi per cui, in assenza di grandi partiti moderni su scala nazionale (del tipo, per intenderci, di conservatori e liberali in Inghilterra) l’organizzazione massonica aveva assolto all’indomani dell’Unità a un ruolo essenziale nella difesa dello Stato unitario prodotto dal Risorgimento nazionale, rappresentando un valore primario da difendere e consolidare.

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