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di Mimmo Arezzo

In un crogiolo di grandi tesori, Modica può annoverarne ancora un altro che meriterebbe di essere conosciuto meglio. Io stesso, fino a un paio di anni fa, non avevo mai notato una linea a forma di 8 molto allungato che occupa quasi tutto il transetto del Duomo di San Giorgio, e che viene presentata come “meridiana” (probabilmente non l’avevo ben capita e, quindi, rapidamente rimossa).

Il Duomo di San Giorgio di Modica (foto di Ruggero Poggianella da Wikipedia)

Il primo problema che questa pone riguarda proprio il nome, perché la parola “meridiana” è di derivazione latina e significa “linea del mezzogiorno”. Ora, noi siamo abituati a definire con quel nome i disegni che si trovano nelle facciate di molti edifici e che non riguardano solo il mezzogiorno ma indicano le varie ore del giorno, a secondo di dove si trova l’ombra dello “gnomone” (il bastoncino). Un nome più corretto per quei disegni sarebbe quello di “orologio solare”. Il disegno del pavimento di San Giorgio riguarda invece proprio il mezzogiorno e quindi è esatto chiamarlo “meridiana”.

È stato realizzato nel 1895 (non ha quindi la stessa età della chiesa), per conto della Confraternita delle Cento Messe, dal matematico Armando Perini, nato nell’isola d’Elba, ma inseritosi bene nel tessuto sociale e politico modicano fino al punto di diventarne assessore comunale.

La meridiana tracciata dal matematico Armando Perini nel transetto del duomo

Ora, addentrandoci un po’ più sul tecnico, sappiamo che a causa della inclinazione (di circa 23,5°) dell’asse di rotazione della Terra sul piano della sua orbita il Sole ci appare, alla stessa ora, più alto d’estate e più basso d’inverno. Se potessimo fare un segno nel cielo per identificare la posizione del Sole a mezzogiorno di tutti i giorni dell’anno, dovremmo aspettarci di avere non un punto, ma un segmento.

(Immagine di Andrea Pittalis da Wikipedia)

Poiché non si può fare un segno nel cielo, facciamo un buchetto, per esempio, sul tetto di una chiesa, e facciamo un segno sul pavimento nella posizione dell’occhio di luce a ogni mezzogiorno dell’anno. Questa volta il “segmento” sarà facile da realizzare. Sorprendentemente però non otteniamo un segmento, ma l’8 allungato della curva di Modica. Come mai?

Precisando che cosa sia il “mezzogiorno” diciamo subito che ne esistono due. Quello “vero”, in un certo punto P della superficie terrestre, è l’istante del passaggio del centro del Sole sul semipiano che contiene l’asse terrestre, e il punto P.

Il giorno “vero”, di conseguenza, è l’intervallo di tempo che intercorre fra i due passaggi successivi. Ma i giorni “veri” non hanno tutti la stessa durata. Nell’intervallo fra l’inizio e la fine di un giorno la Terra ha percorso un tratto della sua orbita e dunque alla fine “vede” il Sole secondo una angolazione leggermente diversa.

Poiché il sistema non subisce nel tempo influenze significative dagli altri corpi celesti, sono state compilate delle tabelle con le durate dei vari giorni e si è adottato come “giorno” la media aritmetica dei dati raccolti suddividendolo in 24 ore; quindi state tranquilli, non sto sconvolgendo proprio tutto quello che sapete.

Esistono allora due mezzogiorni, uno “vero” e uno “medio”, che a volte precede e a volte segue quello vero. I segni fatti per terra in corrispondenza dei mezzogiorni veri costituiscono, lungo l’anno, un segmento diritto; quelli fatti in corrispondenza del mezzogiorno medio costituiscono una curva a forma di 8 che prende, un poco di sbieco, tutto il transetto di San Giorgio.

E qui si possono notare alcune cose veramente sorprendenti. La prima è la larghezza della curva, perché la differenza fra i due mezzogiorni va (a Modica) dai circa -15 ai circa +15 minuti primi. La seconda cosa che colpisce è la profondità culturale di una società capace di concepire ed evidenziare una realtà del genere, proprio in quell’ambito ecclesiastico che tanto aveva fatto soffrire, proprio su quei temi, Galileo Galilei.

Modica con il Duomo di San Giorgio al Centro (foto di Renata Testa da flickr.com)

Infine, colpisce che avendo a disposizione un gioiello scientifico di tale livello non sia mai diventato punto di riferimento delle visite di tutte le scuole iblee, rendendone possibile la conoscenza in età scolare e non alle soglie degli ottant’anni, com’è avvenuto nel mio caso.

Mimmo Arezzo si è laureato a Pisa nel 1966, ha svolto la sua attività all’Università di Genova, come docente di Algebra e Geometria, fino al 2010. Negli ultimi anni di attività è stato eletto Direttore della Scuola di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario (SSIS), organismo che conferiva le abilitazioni all’insegnamento scolastico (di tutte le discipline).

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3 Comments

  1. Maria Francesca Ruggiero Reply

    Grazie per la spiegazione professore! Ho letto con interesse l’articolo, anche se avevo già avuto il piacere di ascoltare la storia della meridiana raccontata direttamente da lei al Caffè Italia di Ragusa, questa mattina. Mi auguro che il suo bell’articolo contribuisca a diffondere l’interesse per quest’opera, purtroppo, ancora poco conosciuta.

  2. Ho potuto visitare la meridiana e l’ho trovata affascinante. Non ho però capito il significato delle ore riportate lungo l’asse centrale che vanno dalle 16 circa alle 18:30: saprebbe darmi qualche spiegazione?

  3. Mimmo Arezzo Reply

    I problemi posti dalla curva di Modica sono tanti. Forse il più macroscopico è la asimmetria della curva ad 8, di cui si può intendere la ragione nel fatto che la Terra non percorre la sua orbita a velocità costante. Essa descrive una ellisse di cui il sole occupa uno dei fuochi; quindi per parte del suo viaggio è in allontanamento dal sole, ed è frenata dalla sua attrazione, e per parte in avvicinamento, ed è accelerata da quella attrazione.
    I numeri da lei osservati sono un omaggio alla abitudine di considerare l’origine del giorno non dalla mezzanotte, come facciamo abitualmente, ma dal crepuscolo precedente, individuato come se il sole tramontasse in mare e contando 6 gradi dopo il tramonto. C’è quindi da aggiungere a 12 il tempo intercorso da quel crepuscolo alla mezzanotte successiva.

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