(Nella foto-banner alcuni giovani del ‘Circolo Culturale Acrillae’- 1980)
di L’Alieno
Abituato ormai a prendere spunto dagli articoli altrui (sfruttamento delle sinergie? o mancanza di idee?), oggi vorrei partire dal pezzo sulla ‘Radio Monti Iblei’ pubblicato proprio domenica scorsa dall’amico Giovanni Catania.
Mi colpiscono queste storie, perché in fondo ci parlano di un ambiente giovanile chiaramontano effervescente, creativo, aperto a ciò che accadeva nelle grandi città e nel mondo. La stessa ‘Coppa Monti Iblei’, nel 1967, riprese vigore dopo un forzato stop di dieci anni per merito di un gruppetto agguerrito di giovani piloti ragusani.

Il comune denominatore sembra essere proprio quel ‘giovani’ che, invece, pare venuto meno negli ultimi decenni e mi chiedo il perché. Mi sbaglio?
Non è mia intenzione sentenziare o attaccare con il disco rotto dei confronti generazionali, sempre sfavorevoli ai giovani di oggi. ‘Pallosità’ che evito volentieri. Mi piacerebbe però capire meglio alcune dinamiche. Per lo meno mi augurerei l’apertura di un dibattito sul tema, ma a parlare dovrebbero essere i nostri giovani, non i genitori. Vorrei sentire proprio la loro voce.

Persino questo blog parte da un’idea di un gruppetto di amici con un’età media di più di 47 anni e, oggi, la nostra redazione è ancora più ‘matusa’. Eppure la mia generazione non è cresciuta nell’era 2.0. Tutt’altro. Qualcosa mi sfugge.
Potrei continuare a scrivere, con lo sguardo rivolto al passato, di circoli culturali attivissimi, dinamici gruppi giovanili vicini alle parrocchie, società sportive che hanno raggiunto lodevoli risultati, dei tanti giovani impegnati nei partiti politici… Tutte storie che in gran parte non hanno avuto seguito negli anni, se non in misura residuale. Che fine ha fatto quel movimentismo giovanile e quella creatività? Di cosa vivono oggi i nostri giovani, socialmente parlando?
Che ruolo stanno giocando in tutto ciò i ‘social’ e le nuove tecnologie in genere?



5 Comments
Una barra di ferro, dura e fredda, se esposta al “fuoco” acquista le proprietà del fuoco stesso.
Può infiammare…. propagare incendi.
Su questa premessa ridurrei il dibattito ai fenomeni ambientali e… ai sogni. Non ai miraggi o ai desideri ma ai sogni. I sogni ad occhi aperti che nascondono intenzioni. E cosa è l’intenzione se non “la risolutezza ad avere e ad agire”?
Evidentemente le classi giovanili precedenti vivevano a contatto con il “fuoco” e non subivano il blocco dell’attenzione come avviene ora.
Questa considerazione non vuole essere una diminuizione del valore dei nostri giovani. Alla fine anche loro sono il risultato di nostre scelte sbagliate. Forse in un determinato momento la nostra “intenzione” si è trasformata nel sogno di altri e il nostro conformismo, trasmesso ai figli, non ha fatto altro che create giovani anziani.
È un dato ormai accertato che i nostri ragazzi vivono di pretese come gli anziani e non di sogni come sarebbe naturale per la loro età ed energia. Vedono il futuro nero disegnato dai genitori. Vedono la mancanza di lavoro come una ossessione e non certo perché manchi il lavoro ma perché non è più applicabile il modello delle generazioni precedenti (raccomandazione è posto pubblico… in primis!).
L’alieno si pone la domanda circa l’influenza dei social e delle nuove tecnologie. Tale influenza è fondamentale è qui dovremmo ritornare al “blocco della coscienza” attuata da potenti sistemi energetici (niente di mistico o esoterico😄). I social, come amplificatori di messaggi, propongono modelli e la difesa di obiettivi altrui. Ogni presa di posizione, ogni idea, ogni parola serve, nei fatti, a sostenere tesi non proprie.
Basta il semplice bip di una notifica per ricollegare il malcapitato (tutti noi) a una realtà inesistente. Una realtà in cui perdere la nostra essenza e animata da personaggi senza anima. Un sogno …. Che si è lentamente trasformati in un incubo. Un incubo dove la coscienza viene catturata è bloccata.
La speranza di un cambiamento è tanta. I mezzi per scardinare questo sistema tecnogeno esistono. La volontà?
Buonasera Giovanni. Ci sono diversi spunti interessanti nel tuo ragionamento e concordo soprattutto nel non colpevolizzare i giovani per delle colpe che hanno probabilmente origine nel modello educativo dei genitori e nella nostra stessa visione del mondo. Sarebbe partire con il piede sbagliato inquadrare il problema in un’ottica di conflitto generazionale, dove c’è chi sta dalla parte del torto (i nostri figli) e chi dalla parte della ragione (noi). Al solito la realtà è molto più complessa e non la si può ridurre ad una artificiosa semplificazione. Ben venga un dibattito su questo tema e lo scopo dell’articolo, a firma ‘L’Alieno’, andava proprio in questa direzione. Sarebbe interessante sentire una voce giovane sull’argomento. Un caro saluto. Peppino Schembari
Concordo. Sarebbe interessante sentire una voce “giovane”. Le nostre opinioni alla fine possono sempre essere falsate da esperienze irripetibili, come è giusto che sia,
Do il mio contributo partendo da un sincero complimento. Questo blog è interessante, riporta articoli ben scritti e possiede una view accattivante.
Terminato il complimento, commento, da giovane, ma non troppo, ma nenache da adulto, perché troppo giovane.
Insomma, una via di mezzo.
Che dire, a volte manca la volontà di comunità, altre, il giusto indirizzo di chi ci ha preceduto, altre ancora, con mio sconforto, la sensazione (apparente) di benessere.
Molte penne, ben più acute della mia, hanno scritto che il cambiamento derivi dalla necessità.
Necessità implica la mancanza.
Nella nostra comunità, che di mancanze ne ha tante, manca, appunto, la volontà di reagire, di impegnarsi. Mettendo in crisi l’assunto poc’anzi enunciato (le forbite penne di prima).
Cosa necessità dunque?
Il confronto. Lo credo fermamente.
In politica, nella vita, finanche negli hobby.
Lo sport me l’ha insegnato. E sempre lo sport mi insegna che i giovani hanno volontà, forza e determinazione.
Guardate un allenamento del nostro team di Mma. I ragazzi e le ragazze danno l’anima, si sento parte di un gruppo. Fanno gruppo.
Ma non tutti possono o vogliono impegnarsi, vuoi per ragioni economiche, vuoi per un autentico sconforto…
Cosa dovremmo fare?
Aiutarli, coinvolgerli, dargli uno spazio, dove suonare, cantare, discutere, urlare, allenarsi, formarsi.
Qual’é la loro alternativa?
Qual’é la nostra alternativa?
Vinciamo l’ozio con la proposta, con l’ausilio ai più deboli, ascoltandoli senza giudicare.
Caro Giovanni, in quanto giovane abbastanza giovane, trovo azzeccato il riferimento alla necessità derivante dalla mancanza. Il punto è proprio questo. Noi giovani spesso non sentiamo nessuna mancanza, per questo non proviamo nessuna necessità… Il confronto deriverebbe dalla consapevolezza di non essere abbastanza da soli, ma quello che manca è proprio questa consapevolezza. Noi (comprendo anche te perché è lo spirito di cambiamento che rende tali) giovani crediamo di poter fare tutto da soli, e per questo reputiamo superfluo il confronto. Tutto è dovuto e nulla va guadagnato, e quando ci viene voglia di guadagnarci qualcosa lo facciamo solo per il gusto di farlo, non per il fine ultimo. Ti invito alla lettura di un articolo della sezione Chiaramonte 2030 uscito proprio ieri, che tratta delle tematiche da te sollevate.