di Giovanni Alescio
Napule è mille colori e mille paure, direbbe Pino Daniele, ma al termine di Udinese-Napoli quei mille colori si sono uniti in un’unica tinta azzurra e le paure sono state spazzate via dall’estasi.
L’attesa durata 33 anni è finalmente finita: il Napoli torna a cucirsi lo scudetto sul petto, e lo fa al termine di una corsa ad ostacoli scavalcati ad occhi chiusi, senza mai possibilità di cadere e di mettere in discussione il suo trionfo.
Un trionfo diametralmente opposto a quanto vissuto nel ‘90, ma con un grande filo conduttore: Diego Armando Maradona.
Nel Napoli di oggi, Osimhen e Kvaratskhelia hanno saputo prendere per mano la squadra e la città come Diego fece nell’anno dell’ultimo tricolore, ma non può essere soltanto un caso che a quasi tre anni dalla sua scomparsa, Argentina e Napoli siano tornate sul tetto del mondo e d’Italia dopo un digiuno fin troppo lungo, e chi in questi giorni ha vissuto la città parla di un’atmosfera esplosiva, analoga a quanto vissuto a Buenos Aires dopo il titolo mondiale albiceleste.

Tuttavia le lodi di questa meritatissima vittoria sono in prima istanza da attribuire a Luciano Spalletti, uomo semplice e allenatore formidabile, in grado di costruire un giocattolo perfetto invidiato in tutta Europa, capace di giocare un calcio spettacolare e a tratti tra i migliori nel continente.
Il Napoli nel suo cammino che lo ha portato a diventare la squadra campione d’Italia, ha dovuto spazzare via dubbi e perplessità che si erano insinuate tra i tifosi e gli addetti ai lavori ad inizio stagione, a causa di un mercato votato al risparmio, ma che ancor di più dà forza all’eccellente lavoro svolto da tecnico e società.

Napoli ha inoltre meritato questa vittoria per la perseveranza con cui l’ha cercata il suo popolo, assoluto protagonista dei festeggiamenti partiti ormai da settimane e che probabilmente si protrarranno per tutta l’estate.
È il giusto premio per una città ricca di storia (calcistica e non) in grado di respirare calcio in ogni suo vicolo.
Tra il Napoli, Napoli e i napoletani esiste infatti un sentimento che va ben oltre l’amore, in grado di trascinare chiunque, dai semplici turisti in giro per i Quartieri Spagnoli, ai bambini e i loro genitori e nonni che queste emozioni le avevano già vissute 12.058 giorni fa.

Il calcio però corre veloce, e le rivali stanno già meditando vendetta, nel campionato che verrà il Napoli da predatore diventerà preda, e sarà chiamato a difendere un titolo che per il quarto anno consecutivo ha cambiato padrone.
Napule è campione d’Italia, per la terza volta nella sua storia. Complimenti!