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di Giuseppe Cultrera

La prima sala cinematografica sorta a Chiaramonte, a inizio ‘900, fu un originale e autarchico esperimento: me lo raccontava, parecchi anni fa Rosario Bentivegna (Chiaramonte Gulfi, 1922-2014), artigiano lattoniere. Erede di una famiglia di intraprendenti artigiani che dal nonno Rosario ai figli Salvatore e Vito avevano curato l’illuminazione pubblica e privata, prima che ci fosse l’energia elettrica.

E proprio l’acetilene – il sistema di utilizzo del gas per illuminare strade e case – era stata l’energia utilizzata per il primo rudimentale cinematografo che Salvatore Bentivegna (padre di Rosario) assieme al fratello Vito impiantarono a Chiaramonte intorno al 1910. Quando «decisero di aprire un cinema: un locale che mancava a Chiaramonte. Chiesero al Comune il refettorio dell’ex convento dei francescani conventuali e altri locali attigui e l’adattarono a cinema compresa la tribuna che chiamarono “barcaccia”, o qualcosa di simile, e vi costruirono anche un palcoscenico. Vi si accedeva sotto il portico da dove oggi si entra negli uffici anagrafici.»

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Chiaramonte Gulfi, Municipio e Chiesa di S. Francesco. Indicati con la freccia, a destra: accesso dal lato della chiesa al cortile interno del convento dove era ubicata la prima sala cinematografica gestita da Salvatore Bentivegna e soci; a sinistra: il secondo cinematografo

Attraversato il cortile, con la cisterna centrale, di fronte c’erano alcuni ampi locali tra cui il refettorio: oggi sia la cisterna (interrata) sia il lato orientale del convento non esistono più, quest’ultimo sostituito dal fabbricato delle scuole elementari realizzato intorno al 1930 su progetto dell’ing. Giuseppe Gafà.

«Mio padre costruì un grande gasometro  per sviluppare il gas ad acetilene da usare per il proiettore e per l’illuminazione del locale. Realizzò e montò da solo la cabina di proiezione; costruì l’impianto per la luce che comandava – come accensione e spegnimento – dalla cabina. 
Le pellicole erano mute pertanto durante la proiezione o negli intervalli suonava una orchestrina locale. Erano i tempi delle famose dive, come la Bertini e la Cavalieri e i film erano in quattro parti. Dopo il film drammatico, spesso, c’erano le farse.»

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Francesca Bertini (1892 – 1985) in Assunta Spina (1915)
Lina Cavalieri (1875 – 1944) e Lucien Muratori nel film Manon Lescout (1915)

Dati i tempi critici si proiettava un solo spettacolo per sera e solo sabato e domenica; ed erano poche, durante l’anno, le serate con più spettacoli. 

«Ma l’apertura del cinema ebbe buona accoglienza. E data la presenza del palcoscenico nella sala, giunsero in paese e si esibirono parecchie compagnie teatrali, realizzandosi alcune stagioni teatrali. Si svolgevano pure spettacoli di “arte varia” come quelli di prestigiatori, che avevano buona presenza di pubblico.»

Dopo la pausa della prima guerra mondiale e del difficile dopoguerra, dagli anni venti ripresero le proiezioni. Nel 1930 fu costruito di fronte al Comune il nuovo cinematografo. Con la sua inaugurazione chiuse la vecchia sala nei locali del convento, all’interno del Comune.

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Corso Umberto: l’edificio nel cui piano terra era ubicata la sala cinematografica. Nella prima foto si vede ancora in costruzione con ultimato il pianterreno; nella seconda l’edificio già ultimato

Il nuovo cinematografo funzionava a energia elettrica (da poco giunta e che dal 1932 sarebbe stata distribuita in gran parte del paese). Però non ebbe vita facile: proprio mentre entrava in funzione, veniva introdotto nel cinema il sonoro, che gli impianti del ‘nuovo’ cinematografo chiaramontano non supportavano. I film muti scomparivano e in ogni caso erano meno attraenti di quelli sonori, ora in voga: «i soci dovevano cambiare tutto l’impianto e avendo ricavato pochi utili, negli anni precedenti, nel 1937 decisero di chiudere il locale.»

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Chiaramonte Gulfi, piazza duomo: la terza sala cinematografica, nel dopoguerra (evidenziata nel riquadro)

Nell’immediato dopoguerra in piazza Duomo, negli antichi locali del Fascio, fu aperta una sala cinematografica durata per breve tempo. A metà degli anni cinquanta al posto della demolita chiesa di Santa Caterina sarebbe stato costruito il moderno ‘Cine D’Avola’ con circa duecento posti a sedere. Ma il mondo già cambiava e pure il cinema cedeva il passo a nuove forme e tecnologie; anche quest’ultimo, sul finire del secolo, scompariva, trasformato dapprima in supermercato e infine in una succursale bancaria.

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Cinema D’Avola, operante dagli anni ’60 a inizio anni ’80. Il monello (1921)

Ho desunto le notizie sul primo e secondo cinematografo di Chiaramonte da una memoria manoscritta di Rosario Bentivegna fornitami dallo stesso per una storia del Novecento a Chiaramonte, rimasta incompiuta.

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