di Vincenzo La Monica
Il Malpensante Gesualdo Bufalino sconsigliava di bere l’amicizia fino alla feccia. Ma ci sono delle eccezioni. Una è rappresentata da Luca Farruggio, filosofo, poeta, insegnante. Non necessariamente in quest’ordine, ma necessariamente con un ordine.
Il Luca Farruggio filosofo, infatti, è da anni impegnato a sviluppare un pensiero che coniughi il cristianesimo con elementi ad esso almeno apparentemente estranei (si veda il suo “Del pessimismo teologico. Il pensiero di un cristiano solitario” e il promesso “Illuminismo taborico” di prossima elaborazione). Nel suo pensiero l’elemento centrale della riflessione è il Peggio che un giorno si dovrà necessariamente affermare per un totale e pieno compimento della Gloria.

Anche il Luca Farruggio poeta si occupa del peggio, ma con tocco ironico e, come nota Andrea G.G. Parasiliti in prefazione, “con un guizzo di follia autosabotante scegliendo le poesie ai propri occhi peggiori […] e le raccoglie in questo volume dal titolo programmatico: La Feccia”.
E siccome il poeta, al contrario del filosofo, è un fingitore, questa raccolta del peggio è in verità il riassunto di un percorso che va dalla produzione giovanile, più naif, ma certamente non meno ispirata, alla maturità dei versi in cui si rivendica una Fede che, sottoposta scosse e smottamenti, non crolla.

“siamo poca cosa
forse niente
tuttavia in cielo si combatte per noi”
La poesia della Feccia è forte di un potere visionario che si è nutrito di Sacre Scritture, non solo ortodosse:
“gli avvoltoi non sanno
che gli alberi hanno
radici nel cielo
nel Bene”

e il lettore è invitato a farsi cogliere da spaesamenti che preludono ad epifanie (si veda Gesù al bar) o lasciarsi trasportare da certi ritmi in levare, da accompagnare col piede, come in Balda festa dove la scena è rubata da
“un jazzista furioso
ubriaco in un sorso,
champagne e sigaro
cappello di rospo”

Si segnalano ancora le serene visioni d’azzurro e di mare (un mare in stile Piero Guccione) e le semplicità insormontabili di quell’amore che ci muove tutti:
“ma sei troppo bella mentre dormi
e così entro nei tuoi sogni”

Luca Farruggio in una delle immagini più efficaci della raccolta è consapevole che il suo essere poeta è giorno di primavere in pieno inverno ma anche carcassa di cane gettata per strada ed elabora versi che dietro l’apparenza della filastrocca per bambini nascondono la sciarada per solutori più che abili o il sesamo che apre un nuovo incanto
“Memoria, memoria
tre volte memoria
due lacrime a sera”

E infine le lotte, gli orrori e le oscurità che ci giungono dai moderni media, contro cui si affila la lama del quotidiano
“avresti almeno un coltello
per sbucciare bene questa mela?”
Si potrebbe scommettere che in fondo alla coppa bevuta fino alla feccia c’è un nuovo inizio. Magari uno in cui il filosofo e il poeta si ritrovano al bar per discutere di cose profonde e di disciplina, dicendo poi di segnare sul conto, bisogna pur vivere, dell’insegnante Luca Farruggio che conosce la testa e il cuore dell’arte e può trasmetterla ai giovani. Beati loro.
Vincenzo La Monica è Operatore sociale per la Caritas di Ragusa, con due vizi impuniti: leggere e scrivere.
