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di Letizia Dimartino

La vecchia strada che da Ragusa porta a Modica inizia proprio dal mio portone di casa. Costeggia il nostro fiume e la sua valle, ci sono molti mandorli selvatici, e pietre grigie. Ci si fermava al passaggio a livello che un tempo era spesso chiuso. Passava un treno solitario e noi stavamo ad attenderlo sotto il sole, col pizzichio al naso in primavera. Si entra in centro subito, la lunga via scavata, i palazzi antichi, gli slarghi, le chiese con le facciate diritte e barocche, purissime nel cielo azzurro. Mio padre ci portava per assaggiare i biscotti croccanti dal cuore tenero, mangiavamo in osterie pulite e odorose. Era sabato e si attendeva la domenica in vestiti leggeri, fiorati. Facevamo fotografie, camminavamo sul Corso con la cioccolata in mano che si scioglieva, l’aria pesante e il senso dell’abbandono che si insinuava lento. Ci andammo sempre, in altri tempi più vicini, ora vorrei rivedere le piante di agavi e i papaveri bassi lungo il ciglio della strada, le luci nella sera accese, la gente che sosta ai portoni bui. Ora è solo ora.

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