di Pippo Inghilterra
Sentivo cantare le ruote di un carretto, quando il murmurare crescente d’una moltitudine di gente mi svegliò. Si festeggiava la rielezione del Sindaco socialista Giuseppe Di Vita, a Comiso.
Apriva il corteo un carretto di quelli “appittati” con la figurazione di San Giorgio che uccide il drago, tirato da un cavallo baio. Spandeva nell’aria i colori e l’allegria delle sonagliere e trasportava, “a cascia ri carrettu”, un alberello di limone sradicato con tutte le radici.
L’albero simbolicamente doveva servire a fare digerire la sconfitta elettorale ai nobili del Circolo Umberto I (“ra tana re liuna”) situato di fronte alla sagrestia della Chiesa dell’Annunziata.
Il corteo si trovò sbarrata la strada dalle Guardie Regie sotto il campanile dell’Annunziata e si vide costretto a scendere in piazza Fonte Diana per poi radunarsi davanti alla sede della Lega di miglioramento dei contadini (situata in un “dammuso” di Palazzo Melfi).

Piazza Fonte Diana è uno spazio arioso di luce greca dove ogni palazzo racconta la propria storia. Palazzo Melfi, costruito probabilmente tra la fine del ‘700 e gli inizi dell’800, era stato sopraelevato col secondo piano un secolo dopo. Il suo tardo barocco, già neoclassico, si era amalgamato con una certa assonanza al liberty, in voga in quel periodo. Il Palazzo del Banco di Sicilia (costruito a partire dal 1930) ancora non esisteva e il campanile dell’Annunziata era ben visibile dalla Lega dei Contadini.

La città racconta tante storie, la storia di tanta gente. Narra che la piazza non è fatta solo di archi e palazzi, ma di relazioni con gli avvenimenti del passato. Ad esempio, la sparatoria in piazza provocata proprio dalla Regia Guardia due giorni dopo l’elezione del Sindaco Di Vita.
Mentre i contadini erano radunati davanti a Palazzo Melfi, a seguito dell’accoltellamento del Presidente della Lega contadina, Matteo Iurato, si sentirono degli spari. Provenivano dalla parte del campanile dell’Annunziata. Erano le 16,05 dell’8 novembre 1920 e morirono una bambina di otto anni, Nunziata Scipione, il contadino Biagio Gentile, un’anziana di nome Biagia Corallo, che aveva in braccio una bambina rimasta ferita anch’ella ad una mano, e Salvatore La Scala per le ferite riportate qualche mese dopo (Cfr. Arch. Stato Civ. Comiso. Registro Cons. Com. Comiso, A. 1920). Le prime vittime della reazione autoritaria.

Alla fine il cavallo fu spaiato. Il carretto posto con le aste all’aria e l’albero di limone ripiantato. La Lega di miglioramento dei Contadini che per tutto il ‘900 aveva rappresentato il riscatto sociale, adesso non c’è più. Al suo posto c’è un’insegna a tempera: “Hotel in Palazzo Melfi”.
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Coinvolge questa narrazione di un fatto storico ben noto, che viene visualizzato alternando il presente col passato: ne seguirono altri nell’area iblea, segno di uno squadrismo spavaldo con la complicità delle guardie regie. Tuttavia il biennio rosso mostrava la sua debolezza nel conflitto tra il socialismo riformista e quello massimalista.