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di Ariane Deschamps

È uscito il nuovo libro di Giuseppe Leone dal titolo evocatore “Pausa Pranzo”. Non ci si deve soffermare però sul titolo, perché c’è molto di più che una semplice “pausa”. C’è il racconto di una vita, la voglia di condivisione, sicuramente l’auspicio del ritorno a fare comunità.

Così come la società contadina e operaia è cambiata radicalmente negli ultimi decenni, anche il pranzo ha avuto il medesimo destino. Un rito attraverso il quale, fin dalla notte dei tempi, ogni individuo in famiglia aveva la possibilità di raccontarsi attraverso gesti e parole, silenzi e sguardi. Ma anche nella solitudine davanti ad una tazza di latte, in cucina, era pranzo e godimento.

Giuseppe Leone in uno scatto di Ariane Deschamps

Bisogna prendersi tutto il tempo necessario per osservare scatto per scatto e assaporare ogni istante del viaggio spazio-temporale di una Sicilia così ben narrata dall’autore. Colpisce da subito la verità di questi momenti, così spontanei, che rimandano alla nostra stessa esperienza di gente del sud: la condivisione del pane sotto gli ulivi dopo la raccolta delle olive, o la domenica della tavola allungata e dalle pietanze infinite (vivo in Sicilia da quasi 30 anni e mi considero a pieno titolo siciliana).

Chi conosce bene la Sicilia non avrà alcuna difficoltà a cogliere gli ossimori che la rendono unica. Nei contrasti, troviamo i sorrisi dei bambini della prima comunione, dei padri e delle madri con i loro figlioletti, i pranzi nelle umili taverne o nei ristoranti eleganti, la seggiola arrangiata per rifiatare, nelle vigne. Individui di ogni classe sociale si offrono allo sguardo di chi sa cogliere dettagli e sfumature. Mentre la tavola diventa il luogo più intimo in cui forse ci si può dimenticare, per un momento, delle responsabilità e delle difficoltà della vita.

Il Maestro ci consegna anche dei frammenti intimi di personaggi conosciuti, del passato o contemporanei: Leonardo Sciascia, Gesualdo Bufalino, Vittorio Sgarbi, Dacia Maraini e altri che hanno caratterizzato, nel bene e nel male, la storia di questo paese negli ultimi decenni. Nella condivisione, li si scopre forse più umani, meno inarrivabili, a tratti quasi familiari.
Occorre anche osservare attentamente le “scenografie” in cui avvengono queste “pause pranzo”: nelle piazze come nei campi, nelle strade come sui muretti a secco, nei saloni eleganti come nelle case in costruzione. Ovunque ci si trovi può arrivare l’occasione della “pausa pranzo”, che è un invito a ri-tornare al piacere della condivisione, poiché in quei momenti è semplicemente un tornare ad essere.

Dunque non un semplice libro di ricordi immortalati negli scatti d’autore di Peppino Leone, ma un commovente viaggio interiore, ancorché nei costumi di un popolo, tra ricordi ancora colmi di odori e di gusti.

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