5
(8)

di Vito Castagna

Perdutoamor” (2003) è il primo film diretto da Franco Battiato ed è certamente il più personale. In questa storia ripercorriamo l’infanzia e la giovinezza di Ettore Corvaja (Corrado Fortuna) vissuta prima in Sicilia, sotto un popolato tetto famigliare, e poi nella Milano del boom economico. Nel capoluogo lombardo scopre la mistica e un proprio stile che lo porteranno a scrivere il suo primo libro.

Perdutoamor
Franco Battiato, Donatella Finocchiaro, Corrado Fortuna

I parallelismi col cantautore siciliano sono evidenti, se non fosse per questa iniziazione alla scrittura che ha come seguito l’abbandono della musica.

Come opera prima Battiato decide di parlare di sé che è il procedimento più immediato per chi vuole esprimersi attraverso un nuovo mezzo. Quindi, quale miglior modo per cominciare a far cinema se non attraverso una trasformazione del proprio passato. I ricordi però vengono riproposti senza particolari patemi e cammini tortuosi.

Per questo non ci troviamo di fronte ad un epopea ma ad un destino già scritto. In fondo, se ci trovassimo a tracciare il nostro percorso di vita lo descriveremmo con una linearità limpida. La memoria sa giocare brutti scherzi… 

Perdutoamor

Ciò che più colpisce di “Perdutoamor” è la sua forma narrativa, che ricorda tanto le canzoni del primo Battiato ricche di riferimenti alti e di voli pindarici. Il passaggio dalla musica all’immagine resta incompiuto e direi fortunatamente, perché nessuno pretenderebbe da Battiato di essere altro da sé, di sacrificare il cantautore a favore del regista.

In questa tensione verso il passato, “Perdutoamor” ha il sapore del Mal d’Africa, ci parla di una Sicilia madre e matrigna che ha un peso non indifferente nella formazione di Ettore/Battiato. Andare via dall’Isola è dunque un gesto necessario, un atto iniziatico che avvia una nuova fase esplorativa del proprio essere, che si sintetizza nell’esperienza tantrica, così lontana dalla spiritualità e dalla sessualità mediterranea ed inspiegabilmente vicina nella sua costrizione.

Perdutoamor

Ciò ci dice che bisogna immergersi nella diversità per cogliere i punti di contatto col nostro sentire comune, che come sappiamo è strettamente legato ai luoghi e quindi limitatissimo, pur presentandosi universale a causa di una comune distorsione.

E per questo il filosofo Manlio Sgalambro, presente nel film, affermerà che si può fuggire dalla Sicilia, ma la sua legge dell’appartenenza chiamerà i suoi figli a sé e anche il Perdutoamor inevitabilmente ritornerà. Ad alcuni potrebbe sembrare una condanna, ad altri una fortuna.
A chi è lontano da casa l’ardua sentenza…

Perdutoamor
Manlio Sgalambro a Ragusa Ibla, in “Perdutoamor”

L’ultimo episodio de “La Grafia del Cinema”: Rapito

Vota questo articolo

Valutazione media 5 / 5. Conteggio voti 8

Write A Comment